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Accessione su suolo comune: la guida della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce il principio dell’accessione su suolo comune in un caso di divisione ereditaria. Alcuni coeredi avevano costruito degli immobili su un cortile comune. La Corte d’Appello aveva escluso il diritto al conguaglio per gli altri coeredi, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. È stato stabilito che la costruzione su terreno comune diventa proprietà di tutti i coeredi per accessione e il suo valore deve essere considerato nella divisione, garantendo un giusto compenso a chi non riceve una quota fisica del bene.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Costruire su Terreno Comune: Come Funziona l’Accessione su Suolo Comune?

La gestione dei beni ereditati in comproprietà rappresenta una delle questioni più complesse e frequenti nel diritto civile. Spesso, uno o più coeredi decidono di apportare modifiche o costruire su un terreno comune, sollevando interrogativi cruciali sui diritti di tutti i proprietari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un punto fondamentale: il principio dell’accessione su suolo comune. Questa decisione chiarisce che qualsiasi costruzione edificata su un terreno cointestato diventa automaticamente di proprietà comune, e il suo valore deve essere equamente ripartito in sede di divisione.

I Fatti di Causa: una Disputa Decennale

Il caso nasce da una controversia tra eredi riguardo un cortile in comproprietà. La disputa inizia quando alcuni dei comproprietari decidono di costruire due fabbricati sul terreno comune, di fatto dividendolo e utilizzandolo in modo esclusivo. Gli altri coeredi, esclusi dal godimento del bene, avviano un’azione legale per veder riconosciuto il loro diritto di proprietà e ottenere una divisione equa. La causa si protrae per decenni, passando attraverso vari gradi di giudizio con esiti contrastanti.

Il Percorso Giudiziario e l’Accessione su Suolo Comune

Il Tribunale di primo grado riconosce la comproprietà del cortile e procede alla divisione, assegnando le porzioni con i fabbricati a certi eredi e un conguaglio in denaro agli altri. Tuttavia, la Corte d’Appello, pur confermando la comproprietà del terreno, riforma parzialmente la decisione, eliminando completamente l’obbligo di versare il conguaglio. Secondo i giudici d’appello, il principio dell’accessione non si applicherebbe al caso di costruzione da parte di un comproprietario, e di conseguenza il valore degli immobili non doveva essere considerato. Questa decisione creava una palese contraddizione: da un lato riconosceva il diritto di proprietà degli attori, dall’altro li privava di qualsiasi valore economico, di fatto espropriandoli.

La Decisione della Cassazione e la Corretta Applicazione dell’Accessione su Suolo Comune

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli eredi che si erano visti negare il conguaglio, cassando la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’accessione su suolo comune, regolata dall’art. 934 del Codice Civile, opera automaticamente. Questo significa che una costruzione eseguita su un fondo comune diventa di proprietà comune di tutti i comproprietari del suolo, in proporzione alle rispettive quote, a meno che non esista un accordo scritto che disponga diversamente.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato l’insanabile contraddittorietà della sentenza d’appello. Non è possibile riconoscere la comproprietà di un bene e, allo stesso tempo, escludere uno dei comproprietari dalla ripartizione del suo valore al momento della divisione. La quota di proprietà, che è ideale nella comunione, deve tradursi in un valore concreto (una porzione fisica o un conguaglio in denaro) con lo scioglimento della stessa. Negare il conguaglio equivale a una violazione del diritto di proprietà. La Cassazione ha chiarito che i giudici d’appello hanno errato nel ritenere inapplicabile l’istituto dell’accessione. Al contrario, proprio in virtù di questo principio, i fabbricati erano diventati di proprietà comune e il loro valore economico doveva essere incluso nella massa da dividere. Di conseguenza, nella formazione delle quote, si deve tener conto del valore complessivo del bene, comprensivo delle costruzioni, e liquidare un conguaglio a favore dei condividenti che non ricevono una porzione materiale del bene o ne ricevono una di valore inferiore alla loro quota.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, ribadisce che il comproprietario che costruisce su un terreno comune non acquista la proprietà esclusiva della costruzione, ma questa cade in comunione con gli altri titolari del suolo. In secondo luogo, al momento della divisione giudiziale, il valore di tali costruzioni deve essere sempre conteggiato per determinare le quote e gli eventuali conguagli. Infine, la decisione sottolinea che il diritto al conguaglio è una componente essenziale della divisione, garantendo che nessun comproprietario venga ingiustamente privato del valore economico della sua quota di proprietà. Chi si trova in una situazione di comunione ereditaria deve quindi essere consapevole che qualsiasi innovazione sul bene comune deve essere gestita nel rispetto dei diritti di tutti, pena l’obbligo di compensare economicamente gli altri contitolari.

Cosa succede se un coerede costruisce un immobile su un terreno in comune con altri?
Secondo il principio dell’accessione (art. 934 c.c.), l’immobile costruito sul suolo comune diventa automaticamente di proprietà di tutti i coeredi in proporzione alle loro quote, salvo che un accordo scritto (ad substantiam) non stabilisca diversamente.

Se durante la divisione ereditaria un coerede non riceve una parte fisica del bene, ha diritto a un compenso in denaro?
Sì. Se le quote formate non corrispondono in valore alla quota di diritto di ciascun coerede, la differenza deve essere compensata tramite un conguaglio in denaro. Negare il conguaglio, quando la quota di un erede consiste solo in esso, equivale a una violazione del suo diritto di proprietà.

La richiesta di rimborso per le spese di costruzione da parte del coerede che ha edificato è automaticamente inclusa nella causa di divisione?
No. La domanda di rimborso delle spese (o di indennizzo) costituisce un diritto di credito distinto e deve essere oggetto di una specifica domanda, come quella di rendiconto, presentata nei termini di legge. Non è implicitamente contenuta nella domanda di scioglimento della comunione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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