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Accessione del possesso: quando è esclusa? Il caso

Una società cercava di ottenere la proprietà di alcuni terreni per usucapione, invocando l’accessione del possesso del suo dante causa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta perché i terreni non erano menzionati nell’atto di conferimento societario. La loro natura di pertinenza non era oggettiva ma legata all’uso specifico del precedente possessore, mancando quindi un titolo idoneo a trasferire il possesso, requisito fondamentale per l’accessione del possesso.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accessione del possesso e usucapione: il bene deve essere nel titolo

L’istituto dell’accessione del possesso, disciplinato dall’art. 1146, comma 2, del codice civile, rappresenta uno strumento cruciale per chi intende acquisire la proprietà di un immobile tramite usucapione. Esso consente di sommare il proprio possesso a quello del proprio dante causa. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili di questo principio, specificando che l’accessione non può operare se il bene in questione non è esplicitamente menzionato nell’atto di trasferimento. Approfondiamo i dettagli del caso.

I fatti di causa: dalla ditta individuale alla S.r.l.

La vicenda ha origine negli anni ’70, quando un imprenditore, titolare di una ditta individuale metalmeccanica, utilizzava alcuni terreni, formalmente di proprietà di terzi, come aree di deposito e manovra a servizio del proprio capannone industriale. Questo possesso, esercitato in modo pacifico, pubblico e continuato per oltre vent’anni, aveva di fatto maturato i requisiti per l’usucapione.

Nel 1999, l’imprenditore costituisce una società a responsabilità limitata (S.r.l.), conferendo in essa i beni della sua ditta individuale. L’atto notarile di conferimento menzionava espressamente il capannone industriale e alcuni terreni adiacenti di sua proprietà, ma ometteva qualsiasi riferimento ai lotti di terreno che egli possedeva uti dominus, ma di cui non era proprietario formale.

La nuova società continuava a utilizzare tali terreni come aveva fatto il suo fondatore e, successivamente, decideva di agire in giudizio per veder riconosciuto il proprio acquisto per usucapione, invocando l’accessione del possesso per sommare il proprio periodo a quello del dante causa.

La decisione nei gradi di merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda della società. I giudici hanno riconosciuto che l’imprenditore originario avesse verosimilmente maturato i requisiti per l’usucapione prima del conferimento. Tuttavia, hanno ritenuto inapplicabile l’istituto dell’accessione del possesso.

Il ragionamento dei giudici di merito si è fondato su un punto essenziale: il trasferimento dalla ditta individuale alla S.r.l. era un atto a titolo particolare, non una successione universale. Perché l’accessione operi, è indispensabile l’esistenza di un “titolo astrattamente idoneo” a trasferire la proprietà del bene specifico. Poiché i terreni oggetto della domanda di usucapione non erano menzionati nell’atto di conferimento, mancava tale titolo.

L’argomentazione della società, secondo cui i terreni sarebbero stati trasferiti implicitamente come pertinenze del capannone, è stata rigettata. La loro natura pertinenziale non era infatti oggettiva e intrinseca, ma derivava unicamente dall’uso specifico che ne aveva fatto il precedente possessore.

Accessione del possesso: la parola alla Cassazione

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione degli articoli 1146 e 818 del codice civile. La difesa sosteneva che, una volta accertata la natura pertinenziale dei terreni, questi avrebbero dovuto seguire il destino giuridico del bene principale (il capannone) e considerarsi implicitamente inclusi nell’atto di conferimento.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello e fornendo chiarimenti decisivi sull’applicazione dell’accessione del possesso.

Le motivazioni della Corte Suprema

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente punto per punto.

In primo luogo, ha escluso la formazione di un giudicato interno sulla natura pertinenziale dei terreni. Tale valutazione era solo un presupposto di fatto della domanda principale e, come tale, pienamente riesaminabile nel merito.

In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, ha ribadito il principio consolidato secondo cui chi intende avvalersi dell’accessione del possesso deve provare l’esistenza di un titolo, anche se invalido o proveniente a non domino, che sia astrattamente idoneo a giustificare la traditio (consegna) del bene. L’atto di conferimento del 1999, non menzionando i terreni in questione, non poteva costituire tale titolo.

La Corte ha specificato che la natura pertinenziale non può essere data per presunta quando dipende esclusivamente dall’uso soggettivo del precedente proprietario e non da caratteristiche strutturali e funzionali oggettive. In assenza di un’esplicita menzione nell’atto, non si può invocare l’art. 818 c.c. per giustificare un trasferimento implicito del possesso ai fini dell’art. 1146 c.c. Di conseguenza, la traditio non è mai avvenuta e l’accessione non può operare.

Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale in materia di diritti reali e possesso: la certezza dei rapporti giuridici richiede una chiara e inequivocabile manifestazione di volontà negli atti di trasferimento. Non è possibile affidarsi a presunzioni o a trasferimenti impliciti, soprattutto quando si invoca un istituto come l’accessione del possesso per completare il termine di usucapione. La lezione è chiara: per unire il proprio possesso a quello del dante causa, è indispensabile che il bene conteso sia specificamente identificato nel titolo che ha dato origine al trasferimento. In mancanza di tale menzione, ogni possessore dovrà contare esclusivamente sul proprio periodo di possesso.

È possibile unire il proprio possesso a quello del precedente possessore per usucapire un terreno non menzionato nell’atto di acquisto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che per applicare l’accessione del possesso è necessario un “titolo astrattamente idoneo” a trasferire la proprietà del bene specifico. Se il bene non è menzionato nell’atto (es. contratto di compravendita, atto di conferimento), manca questo requisito fondamentale e non è possibile sommare i periodi di possesso.

Un bene usato come pertinenza si trasferisce automaticamente con il bene principale anche se non indicato nell’atto?
Non ai fini dell’accessione del possesso. Secondo la Corte, se la natura pertinenziale non è oggettiva e intrinseca al bene ma dipende solo dall’uso specifico fatto dal precedente proprietario, il suo trasferimento non è automatico. Per poter unire i possessi, la pertinenza deve essere esplicitamente indicata nell’atto traslativo.

Cosa si intende per “titolo astrattamente idoneo” ai fini dell’accessione del possesso?
Si intende un atto giuridico che, per sua forma e contenuto, sarebbe capace di trasferire la proprietà del bene, anche se in concreto fosse invalido o provenisse da un soggetto non proprietario. L’elemento cruciale è che tale atto deve identificare specificamente il bene di cui si vuole unire il possesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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