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Accessione del possesso: la prova è a carico di chi agisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due proprietari che chiedevano l’usucapione di una scala basandosi sull’accessione del possesso, ovvero unendo il loro periodo di possesso a quello dei precedenti proprietari. La Corte ha stabilito che, a differenza dell’erede, l’acquirente di un immobile deve fornire la prova specifica di aver esercitato un possesso effettivo e materiale sul bene fin dal momento dell’acquisto per poterlo sommare a quello del suo dante causa.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accessione del Possesso: La Prova Incombe sull’Acquirente

L’acquisto di un immobile può talvolta portare con sé questioni complesse legate a diritti non formalizzati, come servitù di passaggio o porzioni di proprietà acquisite per usucapione. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’accessione del possesso. Questo istituto permette di sommare il proprio possesso a quello del precedente proprietario per completare i vent’anni necessari all’usucapione. Tuttavia, la Corte chiarisce che tale unione non è automatica e richiede una prova rigorosa da parte dell’acquirente.

I Fatti di Causa: Una Scala Contesa

La vicenda giudiziaria nasce dalla pretesa di due coniugi, acquirenti di un appartamento al primo piano, di aver usucapito una scala esterna che, da un cortile condominiale, conduceva al loro terrazzo. I ricorrenti sostenevano di aver diritto a sommare il proprio possesso, iniziato nel marzo 2005 con l’atto di acquisto, a quello dei loro venditori (danti causa), che possedevano l’immobile dal 1980.

La controversia si accende quando, nel novembre 2005, i proprietari del cortile installano un cancello alla base della scala, interrompendo di fatto il passaggio. La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, aveva respinto la domanda di usucapione, evidenziando una lacuna probatoria fondamentale: i ricorrenti non avevano dimostrato di aver effettivamente e personalmente posseduto la scala nel periodo intercorso tra il loro acquisto (marzo 2005) e l’interruzione del possesso (novembre 2005).

La Decisione della Corte e l’Accessione del Possesso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la decisione dei giudici di secondo grado, rigettando il ricorso. Il punto centrale della decisione ruota attorno alla corretta interpretazione dell’articolo 1146 del Codice Civile, che disciplina la successione e l’accessione del possesso.

I giudici hanno sottolineato una distinzione fondamentale:

1. Successione nel possesso (art. 1146, comma 1): Riguarda l’erede, il quale continua automaticamente il possesso del defunto senza interruzioni e senza la necessità di un atto materiale di apprensione del bene.
2. Accessione del possesso (art. 1146, comma 2): Riguarda il successore a titolo particolare, come l’acquirente di un immobile. In questo caso, il trasferimento del possesso non è automatico. L’acquirente può unire il suo possesso a quello del venditore, ma solo a condizione di aver stabilito un proprio, nuovo e autonomo rapporto di fatto con il bene.

La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato questo principio. Le testimonianze raccolte provavano il possesso dei venditori fino al marzo 2005, ma non vi era alcuna prova che i nuovi acquirenti avessero, in quei pochi mesi prima dell’installazione del cancello, effettivamente utilizzato la scala, manifestando così il loro possesso.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Erede e Acquirente

Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano sulla natura non automatica dell’accessione. Mentre per l’erede il possesso prosegue ope legis (per effetto di legge), per l’acquirente è necessario un atto concreto che dimostri la presa di possesso. L’atto di compravendita è un titolo astrattamente idoneo al trasferimento della proprietà, ma non prova di per sé il trasferimento del possesso, che è una situazione di fatto.

La Corte ribadisce che spetta a chi invoca l’usucapione tramite accessione dimostrare non solo il possesso del proprio dante causa, ma anche il proprio possesso personale, iniziato dal momento del titolo. Mancando questa prova, il periodo di possesso del venditore e quello dell’acquirente restano due segmenti separati e non possono essere sommati. Di conseguenza, il termine ventennale per l’usucapione non poteva considerarsi raggiunto prima dell’atto interruttivo (l’apposizione del cancello).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per chi Acquista un Immobile

Questa ordinanza offre un importante monito per chi acquista un immobile confidando di poter beneficiare del possesso esercitato dal venditore per consolidare diritti come l’usucapione. Non è sufficiente che il venditore abbia posseduto il bene per un lungo periodo. L’acquirente deve, fin da subito, porre in essere atti materiali che dimostrino in modo inequivocabile la sua volontà di possedere il bene (ad esempio, utilizzandolo, facendovi manutenzione, etc.). È consigliabile documentare tali atti, poiché in un eventuale futuro giudizio, l’onere della prova graverà interamente su di lui. La semplice esistenza di un contratto di acquisto non basterà a colmare eventuali lacune probatorie sul possesso effettivo.

Per unire il proprio possesso a quello del venditore ai fini dell’usucapione, è sufficiente l’atto di acquisto?
No. Secondo la Corte, l’acquirente (successore a titolo particolare) deve dimostrare di aver stabilito un proprio effettivo rapporto di fatto con il bene dopo l’acquisto. L’atto di compravendita da solo non è sufficiente a trasferire il possesso, che è una situazione fattuale.

L’esito di un precedente giudizio possessorio può essere usato per decidere una causa sulla proprietà (giudizio petitorio)?
La decisione del giudizio possessorio non ha valore di cosa giudicata nel giudizio petitorio. Tuttavia, i fatti emersi in quel procedimento, come l’installazione di un cancello, possono essere utilizzati come prova per dimostrare l’interruzione del possesso nella successiva causa di usucapione.

Qual è la differenza tra la successione nel possesso dell’erede e quella del compratore?
L’erede (successore a titolo universale) continua automaticamente il possesso del defunto senza bisogno di un atto materiale di apprensione. Il compratore (successore a titolo particolare), invece, per poter unire il suo possesso a quello del venditore (accessione del possesso), deve dare inizio a un proprio possesso e provarlo in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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