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Accessio possessionis: come provare il possesso

Un’azienda, dopo aver acquistato un albergo tramite asta giudiziaria, ha citato in giudizio i precedenti proprietari per ottenere la reintegrazione nel possesso di un’area adibita a parcheggio. Il Tribunale ha respinto il ricorso, stabilendo che il nuovo proprietario non ha fornito la prova di un possesso effettivo e concreto sull’area nel periodo tra l’acquisto e la presunta turbativa. La sentenza chiarisce che il principio dell’accessio possessionis non è sufficiente per le azioni possessorie se non è accompagnato dalla prova dell’effettiva immissione in possesso.

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Accessio Possessionis e Azione di Reintegra: Perché il Titolo d’Acquisto Non Basta

L’acquisto di un immobile, specialmente in contesti complessi come le aste giudiziarie, non garantisce automaticamente la tutela possessoria su tutte le sue pertinenze. Un’ordinanza del Tribunale di Sondrio illumina un aspetto cruciale del diritto immobiliare: la differenza tra avere un titolo di proprietà e poter dimostrare un possesso effettivo. Il caso analizzato ruota attorno all’istituto dell’accessio possessionis e chiarisce perché, ai fini di un’azione di reintegrazione, la prova di un concreto potere di fatto sul bene sia imprescindibile e non possa essere sostituita dal semplice richiamo al possesso del precedente proprietario.

I Fatti di Causa: L’Acquisto dell’Albergo e la Contesa sul Parcheggio

Una società acquista un albergo a seguito di una procedura esecutiva immobiliare. I precedenti proprietari dell’albergo erano anche titolari di alcuni terreni adiacenti, da sempre utilizzati come parcheggio e area verandata a servizio della struttura ricettiva. Forte di questa situazione di fatto preesistente, la nuova proprietà riteneva di aver acquisito, insieme all’albergo, anche una servitù di parcheggio su tali aree.

Tuttavia, circa due mesi dopo il decreto di trasferimento, i precedenti proprietari delimitavano i terreni in questione, impedendo di fatto l’utilizzo del parcheggio da parte dell’albergo. La nuova società decideva quindi di agire in giudizio con un’azione di reintegrazione nel possesso (ex art. 703 c.p.c.), chiedendo al giudice di ordinare l’immediata rimozione degli ostacoli e di essere riammessa nel godimento del proprio diritto di servitù.

La Difesa e la Prova del Possesso Effettivo

I convenuti si sono difesi sostenendo una tesi semplice ma efficace: la società ricorrente non era mai entrata nel possesso effettivo del parcheggio. Hanno evidenziato che, al momento del trasferimento, l’albergo era ancora locato a terzi e che, una volta liberato, la nuova proprietaria non aveva mai concretamente utilizzato le aree contese. Pertanto, mancava il presupposto fondamentale per l’azione di reintegrazione: l’esistenza di un possesso attuale da tutelare.

Accessio Possessionis: Un Principio con Limiti Precisi

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione e applicazione dell’accessio possessionis, disciplinata dall’art. 1146, comma 2, del Codice Civile. Questo principio consente al successore a titolo particolare (l’acquirente) di unire il proprio possesso a quello del suo dante causa (il venditore) per goderne gli effetti, come ad esempio il compimento del termine per l’usucapione.

La società ricorrente, pur non invocandolo espressamente, fondava la sua pretesa sulla continuità del possesso esercitato dai precedenti gestori dell’albergo. Tuttavia, il Tribunale ha chiarito che questo istituto ha una portata ben definita. Se è vero che l’acquirente può sommare il possesso del venditore per usucapire un bene, non può fare lo stesso per agire con un’azione possessoria, come quella di reintegrazione. Per quest’ultima, è indispensabile dimostrare di aver acquisito un possesso proprio, personale e concreto.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Giudice ha rigettato il ricorso basandosi su un principio consolidato in giurisprudenza: ai fini dell’azione di reintegra, è sempre necessaria la dimostrazione del concreto esercizio del potere di fatto di cui lo spogliato lamenta l’avvenuta privazione. La parte ricorrente non è riuscita a provare di aver esercitato il possesso della servitù di parcheggio nel periodo critico, ovvero tra l’acquisto dell’immobile (08.08.2023) e il presunto spoglio (09.10.2023).

Il Tribunale ha sottolineato che, per le azioni a difesa del possesso, l’esibizione del solo titolo di acquisto non è sufficiente. Tale titolo può fungere da elemento di prova “ad colorandam possessionem”, cioè per qualificare e rafforzare la prova di un possesso già esistente, ma non può sostituirla. In altre parole, l’acquirente che intende avvalersi delle azioni possessorie deve dimostrare che all’acquisto del diritto è seguita l’effettiva “immissione di fatto nel possesso del bene”. Poiché questa prova è mancata, la domanda è stata respinta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Acquirenti Immobiliari

La decisione offre una lezione fondamentale per chiunque acquisti un immobile, in particolare tramite procedure esecutive. Non è sufficiente ottenere il decreto di trasferimento per essere tutelati sotto il profilo possessorio. È essenziale attivarsi fin da subito per prendere possesso materiale e visibile non solo dell’immobile principale, ma di tutte le sue pertinenze e servitù. Affidarsi al principio dell’accessio possessionis per difendere un possesso mai concretamente esercitato si rivela una strategia perdente. L’immissione in possesso deve essere un atto fattuale, dimostrabile, e non una mera conseguenza giuridica dell’atto di acquisto.

L’acquirente di un immobile può agire subito per difendere il possesso di una servitù?
Sì, ma solo a condizione che possa dimostrare di aver esercitato personalmente e concretamente il possesso di quella servitù dopo l’acquisto. Secondo l’ordinanza, la sola esibizione del titolo di proprietà non è sufficiente a provare il possesso.

A cosa serve l’accessio possessionis se non a tutelare il possesso?
Serve principalmente per unire il proprio possesso a quello del precedente proprietario al fine di completare i termini per l’usucapione di un bene o di un diritto. Tuttavia, non sostituisce la necessità di provare un possesso attuale e concreto quando si agisce con un’azione di reintegrazione.

Perché il giudice ha respinto la richiesta del nuovo proprietario dell’albergo?
Il giudice ha respinto la richiesta perché il nuovo proprietario non ha fornito la prova di aver mai esercitato un potere di fatto (cioè un possesso concreto e personale) sull’area di parcheggio nel periodo tra l’acquisto dell’immobile e il momento in cui l’accesso è stato bloccato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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