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Accertamento del saldo: quando agire contro la banca

Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per l’applicazione di interessi usurari e commissioni illegittime su due conti correnti. I tribunali di merito avevano respinto la domanda, ritenendola inammissibile poiché i conti erano ancora aperti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5118/2024, ha ribaltato la decisione, stabilendo che il correntista ha sempre interesse a richiedere un accertamento del saldo per far dichiarare la nullità di clausole illegittime e ottenere la rideterminazione del dovuto, anche prima della chiusura del rapporto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Accertamento del Saldo: La Cassazione Apre alla Tutela del Correntista Anche con Conto Aperto

L’azione di accertamento del saldo del conto corrente rappresenta uno strumento fondamentale per il cliente che sospetta l’applicazione di condizioni illegittime da parte della propria banca. Con una recente e importante ordinanza (n. 5118/2024), la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: il correntista può agire in giudizio per far dichiarare la nullità di clausole e ricalcolare il saldo, anche se il rapporto bancario non è ancora stato chiuso. Questa decisione consolida la tutela dei consumatori e delle imprese nei confronti degli istituti di credito.

I Fatti di Causa

Una società, titolare di due conti correnti dal 1992, citava in giudizio la propria banca lamentando l’applicazione di tassi di interesse usurari e commissioni di massimo scoperto superiori ai limiti di legge. Sulla base di una perizia di parte, che analizzava gli estratti conto per un periodo limitato, la società sosteneva che una rideterminazione dei rapporti avrebbe fatto emergere un credito a proprio favore. Di conseguenza, chiedeva la restituzione delle somme indebitamente pagate e il risarcimento dei danni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le richieste della società. Secondo i giudici di merito, la domanda di ripetizione di somme (restituzione) era inammissibile perché il rapporto di conto corrente era ancora in essere. In tale contesto, le singole annotazioni contabili non costituiscono un ‘pagamento’ in senso tecnico, ma solo delle variazioni del saldo. Di conseguenza, anche la domanda di rideterminazione del saldo, essendo strettamente connessa alla prima, veniva dichiarata inammissibile.

L’Accertamento del Saldo secondo la Cassazione

La società ricorreva in Cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo la questione. I giudici hanno sottolineato che i motivi di gravame della società, relativi alla possibilità di chiedere un mero accertamento del saldo, erano stati ingiustamente ignorati dalla Corte d’Appello, la quale si era concentrata esclusivamente sulla questione (errata) della mancata chiusura dei conti.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha chiarito che il correntista ha un interesse concreto, giuridicamente apprezzabile, ad agire in giudizio per l’accertamento del saldo anche prima della chiusura del conto. Questo interesse non è vago o astratto, ma mira a conseguire un risultato utile e immediato. Nello specifico, l’azione di accertamento consente al cliente di:
1. Ottenere la dichiarazione di nullità di clausole illegittime (come quelle anatocistiche o relative a interessi usurari).
2. Ottenere una rettifica del saldo in proprio favore, depurandolo dagli addebiti illegittimi.
3. Ripristinare una maggiore disponibilità di credito entro i limiti del fido accordato, dato che il saldo ricalcolato sarà meno oneroso.
4. Escludere per il futuro l’applicazione di annotazioni illegittime.

Come stabilito in precedenza anche dalle Sezioni Unite (sent. n. 24418/2010), il cliente che si accorge dell’illegittimità di un addebito può immediatamente agire per farne dichiarare la nullità e ottenere la correzione delle risultanze contabili. L’onere della prova ricade sul correntista, che deve dimostrare gli avvenuti pagamenti e la mancanza di una valida ‘causa debendi’ depositando gli estratti conto periodici per l’intera durata del rapporto.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la posizione del cliente bancario, confermando che non è necessario attendere la chiusura del conto corrente per contestare le condizioni applicate dalla banca. L’azione di mero accertamento del saldo si rivela uno strumento efficace per correggere le storture del rapporto in corso d’opera, limitare i danni futuri e ripristinare la corretta dinamica contrattuale. Questa pronuncia ribadisce che la tutela del correntista è immediata e non può essere posticipata a un momento (la chiusura del conto) che potrebbe non essere né prossimo né conveniente per il cliente stesso.

È possibile agire contro la banca per clausole illegittime se il conto corrente è ancora aperto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il correntista ha interesse ad agire per l’accertamento giudiziale della nullità delle clausole e la rideterminazione del saldo anche prima della chiusura del rapporto di conto corrente.

Qual è l’interesse del correntista a chiedere un accertamento del saldo prima della chiusura del conto?
L’interesse è concreto e mira a un risultato utile: l’esclusione per il futuro di annotazioni illegittime, il ripristino di una maggiore estensione dell’affidamento concesso e la riduzione dell’importo che la banca potrà pretendere alla cessazione del rapporto.

Cosa deve provare il correntista che agisce in giudizio per la rideterminazione del saldo?
Il correntista ha l’onere di provare gli avvenuti pagamenti e la mancanza di una valida ‘causa debendi’ (ragione del debito). Ciò avviene tipicamente mediante il deposito degli estratti conto periodici che coprono l’intera durata del rapporto oggetto di contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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