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Abuso del diritto: richiesta documenti e condanna

Un cliente ha richiesto documenti a una banca agendo in via monitoria. Il Tribunale ha revocato il decreto ingiuntivo, ravvisando un abuso del diritto. La richiesta era stata inviata a un ufficio incompetente e il cliente, pur informato, non ha corretto l’errore, violando il dovere di buona fede. La condotta è stata sanzionata con la condanna per responsabilità aggravata.

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Pubblicato il 25 febbraio 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Abuso del diritto: quando richiedere documenti alla banca può costare caro

Il diritto del cliente di ottenere copia della documentazione bancaria è sancito dalla legge, ma il suo esercizio deve sempre rispettare i principi di correttezza e buona fede. Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha chiarito che una richiesta strumentale, finalizzata a creare un pretesto per un’azione legale, può integrare un abuso del diritto, con conseguenze economiche significative per il richiedente. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti di un diritto e l’importanza della cooperazione tra cliente e istituto di credito.

I Fatti del Caso

Un cliente, per il tramite di un’associazione, avviava un procedimento monitorio contro un istituto di credito per ottenere la consegna di vari documenti contrattuali, tra cui il contratto di finanziamento, il piano di ammortamento e l’estratto conto. L’azione legale era stata intrapresa sul presupposto che la banca non avesse risposto a una richiesta formale inviata ai sensi dell’art. 119 del Testo Unico Bancario (TUB) entro il termine di 90 giorni.

La banca si opponeva al decreto ingiuntivo ottenuto dal cliente, sostenendo di non essere inadempiente. L’istituto di credito dimostrava che la richiesta era stata inviata a un ufficio interno non competente a gestire tali istanze. Inoltre, la banca provava di aver risposto via PEC, indicando al cliente l’ufficio corretto a cui inoltrare la richiesta. Tuttavia, a tale indicazione non era seguito alcun riscontro, e il cliente aveva preferito procedere direttamente con l’azione giudiziaria.

La violazione della buona fede e l’abuso del diritto

L’istituto bancario ha basato la sua difesa su un punto cruciale: la violazione, da parte del cliente, dei principi generali di buona fede e correttezza che devono governare l’esecuzione di ogni contratto. Inviare la richiesta a un ufficio palesemente errato e, soprattutto, ignorare le successive indicazioni fornite dalla banca per sanare l’errore, è stato interpretato come un comportamento non cooperativo e pretestuoso. Secondo la banca, questa condotta integrava una vera e propria fattispecie di abuso del diritto, poiché il cliente non mirava realmente a ottenere i documenti, ma a creare le condizioni per un contenzioso.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Torino ha accolto integralmente l’opposizione della banca. Di conseguenza, ha revocato il decreto ingiuntivo inizialmente emesso e ha condannato il cliente non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a un risarcimento per responsabilità aggravata (lite temeraria) ai sensi dell’art. 96 c.p.c., oltre a una somma da versare alla Cassa delle Ammende. Il giudice ha ritenuto che l’intera operazione fosse stata posta in essere in malafede.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dei canoni di buona fede e correttezza (artt. 1175 e 1375 c.c.) al rapporto contrattuale. Il giudice ha sottolineato che il diritto del cliente di ottenere la documentazione, sebbene autonomo e tutelato dalla legge, non può essere esercitato in modo da ledere ingiustamente la controparte.

Il Tribunale ha evidenziato che:
1. Dovere di cooperazione: Entrambe le parti hanno il dovere di cooperare per la realizzazione dell’interesse della controparte. Il cliente, una volta informato dell’errore nell’invio, avrebbe dovuto semplicemente re-inoltrare la richiesta all’indirizzo corretto, una soluzione più semplice e meno dispendiosa per tutti.
2. Condotta pretestuosa: L’aver preferito attendere il decorso dei 90 giorni per poi agire in via monitoria è stato visto come un comportamento strumentale, non finalizzato a ottenere i documenti ma a incardinare un giudizio.
3. Configurazione dell’abuso del diritto: Tale comportamento, reiterato in altri giudizi con lo stesso modus operandi, configura un’ipotesi di abuso del diritto. Il cliente ha utilizzato una prerogativa legale per uno scopo diverso da quello per cui era stata prevista, violando l’impegno di solidarietà contrattuale.
4. Responsabilità aggravata: La conseguenza diretta dell’aver agito in giudizio con malafede è stata la condanna per responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c. Il Tribunale ha liquidato in via equitativa un importo a titolo di risarcimento del danno, oltre a un’ulteriore somma per la Cassa delle Ammende.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro: i diritti devono essere esercitati in modo leale e corretto. Il cliente ha pieno diritto di accedere alla documentazione che lo riguarda, ma deve farlo seguendo le procedure indicate e collaborando con l’istituto di credito. Le strategie processuali aggressive e pretestuose, mirate più a ottenere una condanna alle spese che a tutelare un interesse concreto, non solo non trovano tutela nell’ordinamento, ma possono essere severamente sanzionate. Per i consumatori e le associazioni che li rappresentano, ciò significa agire con diligenza, assicurandosi di aver esperito ogni tentativo di risoluzione bonaria prima di adire le vie legali, per non trasformare un diritto in un boomerang economico e legale.

È sempre legittimo per un cliente bancario richiedere la documentazione contrattuale?
Sì, il diritto del cliente di ottenere la documentazione relativa al proprio rapporto contrattuale è tutelato dagli artt. 117 e 119 del Testo Unico Bancario. Tuttavia, l’esercizio di questo diritto deve avvenire nel rispetto dei principi di buona fede e correttezza.

Cosa succede se un cliente invia una richiesta di documenti a un ufficio bancario non competente?
Se la banca fornisce tempestivamente le indicazioni corrette per inoltrare la richiesta all’ufficio competente, il cliente è tenuto a cooperare. Ignorare tali indicazioni e procedere per vie legali può essere considerato un comportamento contrario a buona fede e un abuso del diritto, come stabilito nella sentenza in esame.

Quando una richiesta di documenti può essere considerata un abuso del diritto?
Secondo la sentenza, si configura un abuso del diritto quando il comportamento del richiedente, pur formalmente legittimo, viola il dovere di buona fede e correttezza. Ciò accade, ad esempio, quando la richiesta viene usata in modo strumentale non per ottenere realmente i documenti, ma per creare un pretesto per avviare un’azione legale, come nel caso di invio deliberato a un indirizzo errato e successivo rifiuto di correggere l’errore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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