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Abuso contratto a termine: la condanna del Comune

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un ente comunale al risarcimento dei danni a favore di alcuni lavoratori, impiegati formalmente come Lavoratori Socialmente Utili (LSU) ma di fatto utilizzati per mansioni stabili e subordinate. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del Comune, sottolineando che l’abuso contratto a termine è provato dalla natura delle mansioni svolte e non dalla mera esistenza formale di un progetto di utilità collettiva. Anche se nel pubblico impiego non è permessa la conversione in un rapporto a tempo indeterminato, l’abuso deve essere risarcito.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Abuso Contratto a Termine nel Pubblico Impiego: Quando Scatta il Risarcimento

L’utilizzo di contratti flessibili nel settore pubblico è una prassi consolidata, ma cosa succede quando queste forme contrattuali mascherano un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema dell’abuso contratto a termine, confermando il diritto al risarcimento per lavoratori impiegati da un Comune come Lavoratori Socialmente Utili (LSU) ma, in realtà, adibiti a mansioni stabili e continuative. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la sostanza del rapporto di lavoro prevale sulla forma contrattuale.

I Fatti del Caso: Lavoratori LSU o Dipendenti di Fatto?

La vicenda riguarda un gruppo di lavoratori assunti da un ente comunale nell’ambito di progetti per Lavoratori Socialmente Utili. Inizialmente, il loro compito era la manutenzione di beni culturali, strade e aree verdi per 20 ore settimanali. Con il tempo, tuttavia, la natura del loro impiego è cambiata radicalmente. I lavoratori sono stati destinati a servizi essenziali come il trasporto pubblico, svolgendo mansioni di autisti di autobus e scuolabus o di manutentori del parco macchine, con un orario di lavoro progressivamente esteso fino a 36 ore settimanali. Di fatto, essi coprivano carenze strutturali di personale, operando in modo non dissimile dai dipendenti di ruolo.

La Decisione della Corte d’Appello

I lavoratori si sono rivolti al tribunale per ottenere il riconoscimento della natura subordinata del loro rapporto e il risarcimento per l’utilizzo abusivo di contratti a termine. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha dato loro ragione. I giudici hanno accertato che, al di là del nomen iuris di ‘LSU’, i lavoratori erano stati inseriti stabilmente nell’organizzazione dell’ente per soddisfare esigenze ordinarie e non temporanee. Pur riconoscendo il divieto di conversione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato nel pubblico impiego, la Corte ha condannato il Comune a risarcire il danno subito dai lavoratori, sia attraverso una somma forfettaria (parametrata a 12 mensilità) sia in forma generica per le differenze di trattamento economico e giuridico.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

Il Comune ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di merito non avessero considerato l’esistenza di un formale progetto di utilità collettiva alla base dell’assunzione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, centrando il punto focale della questione. La ratio decidendi della Corte d’Appello, infatti, non negava l’esistenza formale del progetto, ma evidenziava come questo fosse stato svuotato di significato dall’effettivo utilizzo dei lavoratori. La Cassazione ha chiarito che l’abuso contratto a termine non è escluso dalla semplice esistenza di un documento progettuale. Ciò che conta è la concreta modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Nel caso di specie, l’impiego continuativo dei lavoratori sin dal 1995 per coprire carenze di organico con modalità identiche a quelle del personale di ruolo ha reso evidente la natura subordinata del rapporto e, di conseguenza, l’abuso dello strumento contrattuale. I motivi del ricorso del Comune sono stati ritenuti inammissibili perché non si confrontavano con questo nucleo centrale della motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre una difesa formale superata dalla realtà dei fatti.

Le Conclusioni: Tutela del Lavoratore e Limiti nel Pubblico Impiego

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei lavoratori precari nel settore pubblico. Anche se la legge impedisce la trasformazione automatica di un contratto a termine in uno a tempo indeterminato (come avviene nel settore privato), l’abuso contratto a termine non resta senza conseguenze. L’ente pubblico che utilizza in modo improprio tali contratti per coprire esigenze stabili è tenuto a risarcire il lavoratore per il danno derivante dalla precarietà illegittimamente protratta. La decisione riafferma che la tutela contro l’abuso, prevista anche dalle direttive europee, deve essere effettiva e dissuasiva, garantendo al lavoratore una compensazione economica adeguata per la violazione dei suoi diritti.

Quando l’impiego di Lavoratori Socialmente Utili (LSU) si trasforma in un abuso contratto a termine?
Quando i lavoratori vengono impiegati in modo continuativo per svolgere mansioni ordinarie e stabili, tipiche del personale di ruolo, al fine di coprire carenze di organico, indipendentemente dalla denominazione formale del contratto o del progetto.

Un lavoratore pubblico il cui contratto a termine è stato abusato ha diritto all’assunzione a tempo indeterminato?
No, la sentenza conferma che nel pubblico impiego vige il divieto di conversione del rapporto a tempo determinato in uno a tempo indeterminato. Il lavoratore ha però diritto a un risarcimento del danno.

Come viene quantificato il risarcimento del danno per l’abuso del contratto a termine nel pubblico impiego?
La decisione di merito, confermata dalla Cassazione, ha riconosciuto un risarcimento del danno ‘comunitario’ quantificato in dodici mensilità dell’ultima retribuzione, oltre a una condanna generica a risarcire il danno commisurato al trattamento economico e giuridico spettante a un dipendente a tempo indeterminato comparabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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