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Abrogazione rito Fornero: le regole per le cause

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’abrogazione del rito Fornero, efficace dal 28 febbraio 2023, non si applica ai procedimenti già iniziati prima di tale data. Di conseguenza, per impugnare una sentenza di primo grado in una causa pendente, è necessario rispettare le vecchie regole, proponendo ‘reclamo’ entro 30 giorni e non un appello ordinario. Un appello proposto oltre questo termine è stato dichiarato inammissibile per tardività.

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Abrogazione Rito Fornero: la Cassazione fa chiarezza sulla disciplina transitoria

L’abrogazione rito Fornero ha sollevato importanti questioni interpretative riguardo la sua applicazione nel tempo, specialmente per le cause iniziate prima dell’entrata in vigore della riforma. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che i procedimenti pendenti al 28 febbraio 2023 devono continuare a seguire le vecchie regole procedurali fino alla loro conclusione.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava un lavoratore che aveva impugnato il proprio licenziamento, avviando una causa secondo le norme del cosiddetto “rito Fornero”. Il Tribunale, sia nella fase sommaria iniziale sia nella successiva fase di opposizione, aveva rigettato le richieste del dipendente.
Contro la sentenza di primo grado, il lavoratore proponeva appello, ma lo faceva seguendo le tempistiche del rito ordinario, ovvero entro il termine di sei mesi. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile perché tardiva. Secondo i giudici di secondo grado, il procedimento, essendo iniziato prima della riforma che ha sancito l’abrogazione rito Fornero, avrebbe dovuto seguire le vecchie regole, che prevedevano un termine molto più breve (30 giorni) per proporre un mezzo di impugnazione specifico, il cosiddetto “reclamo”. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’impatto dell’abrogazione rito Fornero sulle cause pendenti

La questione centrale portata all’attenzione della Suprema Corte era se l’abrogazione rito Fornero, disposta dal D.Lgs. n. 149/2022 (la “Riforma Cartabia”), dovesse applicarsi anche ai procedimenti già in corso alla data della sua entrata in vigore, fissata al 28 febbraio 2023. Il ricorrente sosteneva che la nuova disciplina dovesse trovare applicazione, rendendo legittimo il suo appello. La Corte di Cassazione ha però respinto questa interpretazione.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione sull’analisi della disciplina transitoria prevista dall’art. 35 del D.Lgs. n. 149/2022. Questa norma stabilisce in modo chiaro un principio generale: le nuove disposizioni si applicano solo ai procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023. Per i procedimenti pendenti a tale data, invece, continuano a valere le disposizioni processuali anteriormente vigenti.

Questo principio, noto come perpetuatio iurisdictionis, assicura la certezza del diritto, stabilendo che un processo è governato dalle regole procedurali in vigore al momento della sua instaurazione. La Corte ha precisato che, sebbene la riforma abbia introdotto nuove regole per le impugnazioni, queste modifiche non si estendono al reclamo specifico del rito Fornero. Pertanto, per un procedimento iniziato sotto l’egida della Legge 92/2012, tutte le sue fasi, inclusa quella di impugnazione, restano disciplinate da quella legge.

Di conseguenza, il lavoratore avrebbe dovuto proporre “reclamo” entro il termine perentorio di trenta giorni dalla comunicazione della sentenza di primo grado. Avendo invece proposto un “appello” nel termine di sei mesi, la sua impugnazione è stata correttamente giudicata tardiva e, quindi, inammissibile.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo per la gestione del contenzioso in materia di licenziamenti nel periodo di transizione normativa. Le parti coinvolte in cause iniziate prima del 28 febbraio 2023 devono prestare la massima attenzione e continuare a seguire scrupolosamente le regole procedurali del rito Fornero, in particolare i termini stringenti per l’impugnazione. L’abrogazione rito Fornero non ha effetto retroattivo sui processi in corso. Ignorare questa distinzione, come dimostra il caso in esame, può portare a conseguenze procedurali irreversibili, come la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

L’abrogazione del rito Fornero si applica anche ai procedimenti già in corso al 28 febbraio 2023?
No, la sentenza chiarisce che per i procedimenti pendenti a quella data si continuano ad applicare integralmente le disposizioni del rito Fornero, in base al principio ‘tempus regit actum’.

Quale mezzo di impugnazione si deve usare per una sentenza di primo grado emessa in un procedimento Fornero iniziato prima della riforma?
Si deve utilizzare il ‘reclamo’ da depositare entro il termine perentorio di trenta giorni dalla comunicazione o notificazione della sentenza, come previsto dalla vecchia normativa (art. 1, comma 58, L. 92/2012).

Cosa succede se si propone appello ordinario (con termine di sei mesi) invece del reclamo (con termine di 30 giorni) in una causa soggetta al vecchio rito?
L’impugnazione viene considerata tardiva e, di conseguenza, dichiarata inammissibile. Il rispetto dei termini e delle forme previste dalla legge vigente al momento dell’inizio della causa è un requisito fondamentale per la validità dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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