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Abilitazione insegnamento: Laurea + 24 CFU non basta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15838/2024, ha stabilito che il possesso di una laurea e di 24 CFU non è sufficiente per l’inserimento nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. Tale titolo consente solo l’accesso ai concorsi, ma non costituisce una vera e propria abilitazione all’insegnamento, che si ottiene unicamente con il superamento delle procedure concorsuali o tramite specifici percorsi abilitativi. La Corte ha quindi accolto il ricorso del Ministero dell’Istruzione, rigettando la pretesa di una docente che chiedeva l’inserimento nella fascia riservata al personale abilitato.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Abilitazione insegnamento: Laurea e 24 CFU non sono la stessa cosa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15838 del 2024, ha messo un punto fermo su una questione molto dibattuta nel mondo della scuola: il possesso di una laurea e di 24 crediti formativi universitari (CFU) non equivale all’abilitazione insegnamento. Questa decisione chiarisce definitivamente la differenza tra i requisiti per accedere ai concorsi e il titolo abilitante vero e proprio, con importanti conseguenze per l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di una docente in possesso di una laurea e dei 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche, la quale chiedeva di essere inserita nella seconda fascia delle graduatorie di circolo e di istituto della provincia di Fermo. Tali graduatorie sono, per legge, riservate ai docenti già in possesso di una specifica abilitazione.

Inizialmente, il Tribunale di Fermo aveva respinto la sua richiesta. Successivamente, la Corte d’Appello di Ancona aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni della docente. Secondo i giudici d’appello, la normativa che equipara il possesso di laurea e 24 CFU all’abilitazione ai fini della partecipazione ai concorsi doveva essere interpretata in senso estensivo, garantendo l’accesso anche alla seconda fascia delle graduatorie.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente confuso i requisiti di accesso ai concorsi con il titolo abilitante richiesto per l’iscrizione in seconda fascia.

La Decisione della Cassazione e l’abilitazione insegnamento

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito con il rigetto definitivo della domanda della docente. Il principio di diritto affermato è netto: esiste una “ontologica diversità” tra il titolo di studio (laurea, anche se integrata dai 24 CFU) e il titolo di abilitazione.

I giudici hanno chiarito che il legislatore ha previsto il possesso congiunto di laurea e 24 CFU come mero requisito per poter partecipare alle procedure concorsuali. L’abilitazione insegnamento, invece, si consegue solo all’esito positivo di tali procedure o attraverso percorsi specificamente designati a tale scopo nel corso degli anni (come le SSIS o i TFA). Confondere i due piani significherebbe annullare la distinzione voluta dal legislatore tra chi aspira a diventare docente e chi lo è già a tutti gli effetti, avendo superato una selezione che ne ha accertato la piena idoneità professionale.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta ricostruzione del quadro normativo. In particolare, ha evidenziato come l’art. 5 del D.Lgs. n. 59/2017, anche nelle sue versioni modificate, sia chiaro nel definire laurea e 24 CFU come “titolo di accesso al concorso”. È solo il superamento di tutte le prove concorsuali a costituire “abilitazione all’insegnamento per le medesime classi di concorso”.

Questa distinzione è sempre stata un pilastro del sistema di reclutamento dei docenti, che richiede non solo la conoscenza della materia (attestata dalla laurea) ma anche una comprovata idoneità alla professione (certificata dall’abilitazione). Equiparare il requisito di accesso al titolo finale sarebbe una forzatura normativa.

La Cassazione ha quindi ribadito che per l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto, come disciplinato dal D.M. n. 131/2007, è necessario il possesso di una “specifica” abilitazione. Gli aspiranti docenti che possiedono unicamente il titolo di studio e i 24 CFU devono, invece, trovare collocazione nella III fascia delle medesime graduatorie.

le conclusioni

La sentenza ha un impatto pratico rilevante. Essa conferma che la strada per ottenere l’abilitazione passa necessariamente attraverso il superamento di un concorso pubblico. Gli aspiranti docenti in possesso di laurea e 24 CFU non possono rivendicare l’inserimento nelle graduatorie riservate al personale abilitato (la II fascia), ma devono competere per le supplenze dalla III fascia, in attesa di conseguire il titolo abilitante. Questa pronuncia fornisce una guida chiara per le amministrazioni scolastiche e per migliaia di laureati che aspirano alla carriera di insegnante, definendo con precisione i percorsi e i requisiti necessari per ogni fase del reclutamento.

Possedere una laurea e 24 CFU equivale a un’abilitazione all’insegnamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il possesso congiunto di laurea e 24 CFU costituisce solo un requisito per partecipare al concorso per docenti, ma non è di per sé un’abilitazione.

Con laurea e 24 CFU, in quale fascia delle graduatorie d’istituto si può essere inseriti?
In base alla sentenza, chi possiede solo la laurea e i 24 CFU, senza aver superato un concorso abilitante, deve essere inserito nella III fascia delle graduatorie e non nella II, che è riservata ai docenti già abilitati.

Perché il superamento di un concorso è equiparato a un’abilitazione?
Il superamento di tutte le prove di un concorso per l’insegnamento, anche senza ottenere un posto di ruolo (i cosiddetti “idonei non vincitori”), costituisce abilitazione all’insegnamento per le specifiche classi di concorso, perché attesta il possesso delle competenze necessarie, equiparandolo ai percorsi formativi abilitanti come le SSIS o i TFA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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