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Abbandono nave: rotta generica e diritto all’indennizzo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15028/2025, ha stabilito che l’indennizzo assicurativo per la perdita di una nave è dovuto anche se l’imbarcazione ha seguito una rotta diversa da quella preventivata, qualora la polizza descriva il viaggio in termini generici. In questo caso, l’assicuratore non può negare il pagamento, a meno che non provi che la deviazione abbia direttamente influito sul sinistro. La Corte ha inoltre confermato la legittimità della richiesta di indennizzo tramite l’istituto dell’abbandono nave da parte della società utilizzatrice, subentrata nei diritti della proprietaria originaria.

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Abbandono nave e indennizzo: cosa succede se la rotta non è specificata?

L’istituto dell’abbandono nave rappresenta uno strumento cruciale nel diritto della navigazione e delle assicurazioni marittime. Esso consente all’assicurato di richiedere l’intero indennizzo in caso di perdita totale della propria imbarcazione. Ma cosa accade se la nave affonda seguendo un percorso non esplicitamente previsto dalla polizza? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, stabilendo principi importanti in materia di interpretazione del contratto assicurativo e onere della prova. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I fatti di causa: un viaggio transatlantico finito male

Una società, utilizzatrice di uno yacht in locazione finanziaria, stipulava una polizza assicurativa per coprire i rischi della navigazione. Il contratto originario prevedeva la navigazione nel Mediterraneo, ma fu successivamente integrato da un’appendice per coprire “un viaggio transatlantico ai Caraibi e ritorno”.

Durante il viaggio di ritorno, l’imbarcazione, dopo aver fatto scalo a New York, naufragava a causa di una tempesta nell’Oceano Atlantico settentrionale. La società utilizzatrice, insieme alla società di leasing proprietaria, notificava all’assicuratore la dichiarazione di abbandono nave, chiedendo il pagamento dell’indennizzo per la perdita totale.

La compagnia assicurativa rifiutava il pagamento, sostenendo che lo scalo a New York costituisse una deviazione non autorizzata rispetto alla rotta assicurata, con conseguente aggravamento del rischio che rendeva la polizza inoperativa.

Il Tribunale di primo grado dava ragione all’assicuratore, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione, condannando la compagnia a versare l’indennizzo. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione dell’abbandono nave e l’interpretazione del contratto

La compagnia assicurativa ha basato il proprio ricorso in Cassazione su diversi motivi, sia procedurali che di merito. I punti centrali della controversia erano:

1. La legittimazione ad agire: secondo l’assicuratore, solo il proprietario della nave (la società di leasing) poteva esercitare l’azione di abbandono, non la società utilizzatrice.
2. L’interpretazione della polizza: la compagnia sosteneva che il viaggio assicurato fosse unicamente la rotta diretta da e per i Caraibi, e che lo scalo a New York rappresentasse una deviazione che invalidava la copertura.
3. L’onere della prova: chi doveva dimostrare che la deviazione avesse o meno influito sul sinistro?

La Corte Suprema ha esaminato e rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuno di questi aspetti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso della compagnia assicurativa. In primo luogo, i giudici hanno risolto le questioni procedurali, chiarendo che la società utilizzatrice era pienamente legittimata a richiedere l’indennizzo, avendo acquisito i relativi diritti dalla società di leasing tramite un successivo atto di cessione. Inoltre, l’atto di abbandono era stato sottoscritto da entrambe le società, sanando ogni potenziale dubbio.

Nel merito, la Corte ha stabilito un principio chiave sull’interpretazione del contratto. La clausola che assicurava “un viaggio transatlantico ai Caraibi e ritorno” è stata ritenuta generica. Non specificando una rotta precisa o una “rotta necessaria”, la polizza non escludeva percorsi alternativi. I giudici hanno osservato che la rotta di rientro attraverso il Nord Atlantico, passando per le Azzorre, è una prassi di navigazione comune e notoria. Pertanto, lo scalo a New York non poteva essere considerato una deviazione tale da annullare la copertura.

Fondamentale è stato anche il ragionamento sull’onere della prova. Ai sensi dell’art. 523 del codice della navigazione, in caso di cambiamento di rotta, l’assicurazione risponde del sinistro a meno che l’assicuratore non provi che tale cambiamento “ha influito sull’avvenimento del sinistro medesimo”. La Corte ha sottolineato che spetta alla compagnia assicurativa dimostrare il nesso di causalità tra la deviazione e il naufragio. Nel caso di specie, l’assicuratore non aveva fornito alcuna prova in tal senso, limitandosi a eccepire la pericolosità generica della rotta seguita.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la tutela dell’assicurato di fronte a clausole contrattuali generiche. Se una polizza non definisce una rotta specifica e obbligatoria, l’assicuratore non può rifiutare l’indennizzo per una deviazione, a meno che non sia in grado di provare con certezza che proprio quella deviazione ha causato o contribuito a causare il danno. Questa ordinanza ribadisce che, nel dubbio, l’interpretazione del contratto deve favorire la parte che ha diritto alla prestazione assicurativa, ponendo un onere probatorio stringente a carico della compagnia che intende negare la copertura.

Una deviazione dalla rotta prevista fa sempre perdere il diritto all’indennizzo assicurativo?
No. Secondo la Corte, se la polizza descrive il viaggio in termini generici (es. “viaggio transatlantico ai Caraibi e ritorno”) senza specificare una rotta obbligatoria, una deviazione non comporta automaticamente la perdita dell’indennizzo. L’assicurazione resta valida.

In caso di deviazione, chi deve provare che questa ha causato il sinistro?
L’onere della prova grava sull’assicuratore. È la compagnia assicurativa che deve dimostrare che il cambiamento di rotta ha avuto un’influenza diretta sull’incidente. Se non fornisce tale prova, è tenuta a pagare l’indennizzo.

La società che utilizza una nave in leasing può esercitare l’azione di abbandono nave?
Sì, se acquisisce i diritti relativi all’indennizzo dal proprietario. Nel caso esaminato, la società utilizzatrice era legittimata ad agire perché i diritti le erano stati ceduti dalla società di leasing proprietaria dell’imbarcazione dopo la notifica dell’atto di abbandono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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