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Giurisprudenza Civile

Progressione economica supplenti: sì alla parità

Con la sentenza n. 7658/2019, la Cass. Civ., Sez. Lavoro, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell’Istruzione. Il caso riguardava il diritto alla progressione economica supplenti, negata a un’assistente amministrativa con contratti a termine. La Corte ha preso atto della rinuncia del Ministero, basata sull’ormai consolidato orientamento che vieta la discriminazione retributiva tra personale di ruolo e precario, in linea con la direttiva UE 1999/70/CE.

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Onere della prova licenziamento: chi paga il conto?

Con la sentenza n. 7647/2019, la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, ha affrontato il tema dell’onere della prova nel licenziamento illegittimo. Un istituto di credito, condannato a risarcire un dipendente, sosteneva che il risarcimento dovesse essere ridotto per la mancata ricerca di un nuovo lavoro da parte di quest’ultimo. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’onere della prova della negligenza del lavoratore grava interamente sul datore di lavoro, il quale deve allegare fatti specifici e non può limitarsi a una contestazione generica.

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Rappresentante fiscale: giurisdizione e contratto

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 7620 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia tra una società estera e il suo rappresentante fiscale italiano, relativa a un rimborso per sanzioni fiscali pagate, rientra nella giurisdizione italiana. La Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligazione tributaria verso lo Stato sia di natura legale, il rapporto tra la società e il suo rappresentante fiscale è di natura contrattuale (mandato). Pertanto, si applica il foro speciale previsto dall’art. 5 della Convenzione di Lugano per le obbligazioni contrattuali, radicando la competenza nel luogo di esecuzione della prestazione, cioè l’Italia.

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Rinuncia tacita nel lavoro: la Cassazione decide

Con la sentenza n. 7590/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, affronta il tema della rinuncia tacita ai diritti derivanti da contratti a termine. Il caso riguarda una lavoratrice che, dopo anni di contratti a termine e un lungo periodo di inattività, ha accettato un’assunzione a tempo indeterminato dalla stessa azienda. La Corte ha stabilito che la combinazione del lungo tempo trascorso e l’accettazione del nuovo contratto stabile costituisce un comportamento concludente, interpretabile come una rinuncia tacita alla richiesta di continuità del rapporto di lavoro precedente. Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili per vizi procedurali.

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Clausola di contingentamento: onere della prova del datore

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. L, n. 7589 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una compagnia aerea in amministrazione straordinaria, confermando la nullità di un contratto a termine. La Corte ha ribadito due principi chiave: la competenza del giudice del lavoro per le cause sullo ‘status’ del lavoratore anche in caso di insolvenza aziendale, e l’onere del datore di lavoro di provare il rispetto della clausola di contingentamento. La mancata allegazione specifica dei dati numerici non può essere sanata da una richiesta di prova testimoniale.

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Ricorso per Cassazione: quando è improcedibile?

La Cass. Civ., Sez. II, n. 7671 del 19/03/2019, dichiara il ricorso per cassazione improcedibile perché il ricorrente, pur allegando la notifica della sentenza impugnata, non ha depositato la copia autentica con la relata di notifica. La Corte ribadisce che tale onere è inderogabile per dimostrare la tempestività dell’impugnazione secondo il termine breve.

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Responsabilità ente pubblico: quando paga per il legale

Con la sentenza n. 7673/2019, la Cassazione Civile, Sez. II, ha stabilito la responsabilità ente pubblico per i compensi di un legale incaricato da una società appaltatrice. Decisiva l’interpretazione del mandato e del comportamento successivo dell’ente, che non aveva mai contestato l’operato della società, configurando così una spendita del nome del Comune.

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Recesso contrattuale: quando è legittimo? La Cass.

La sentenza Cass. Civ., Sez. II, n. 7672 del 19/03/2019 analizza la legittimità di un recesso contrattuale da un contratto di fornitura editoriale. Un fornitore ha impugnato la risoluzione del rapporto voluta dal committente, ma la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La decisione sottolinea come i motivi di ricorso debbano essere specifici e non generici. In mancanza di precise censure, il recesso contrattuale esercitato secondo le previsioni dell’accordo quadro è stato ritenuto valido, respingendo le accuse di abuso del diritto e di violazione di altre norme.

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Sospensione cautelare dipendente pubblico: il diritto

La Cass. Civ., Sez. L, n. 7657/2019, stabilisce che in caso di sospensione cautelare del dipendente pubblico per un procedimento penale, se l’amministrazione non avvia il procedimento disciplinare dopo la fine di quello penale, il dipendente ha diritto alla ‘restitutio in integrum’ (piena retribuzione). L’onere di riattivare il procedimento è dell’ente, non del lavoratore. La mancata comunicazione della sentenza penale da parte del lavoratore è irrilevante.

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Patrimonio disponibile: no al canone unico per TLC

Il Tribunale di Ancona (sent. del 04/07/2025, R.G. 5277/2024) stabilisce che il canone unico non si applica ai contratti di locazione di beni del patrimonio disponibile comunale, anche se usati per servizi di telecomunicazione. La natura privatistica del rapporto prevale, rendendo legittimo il canone di locazione pattuito.

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Contestazione consumi energia: l'onere della prova

Con sentenza del 04/07/2025 (R.G. 195/2024), il Tribunale di Ancona ha chiarito la ripartizione dell’onere della prova nella contestazione dei consumi di energia. Nel caso di opposizione a un decreto ingiuntivo per bollette non pagate, il fornitore deve provare solo l’esistenza del contratto. Spetta invece al cliente dimostrare con prove concrete l’eventuale malfunzionamento del contatore o l’erroneità delle letture. La semplice contestazione generica non è sufficiente a superare la validità dei dati di consumo registrati.

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Supersocietà di fatto: fallimento e requisiti

La Corte d’Appello di Venezia, con la sentenza del 13.02.2025 relativa ai procedimenti n. 2083/2024 e 2094/24, conferma il fallimento di una ‘supersocietà di fatto’ e dei suoi soci per ripercussione. Il caso riguarda un complesso schema di evasione IVA nel settore petrolifero, dove più società e persone fisiche hanno agito con un unico scopo illecito, mettendo in comune beni e attività. La Corte ha stabilito che l’esistenza di un’impresa collettiva con un distinto scopo illecito, la commistione patrimoniale e la sistematica distribuzione di profitti sono elementi sufficienti per identificare una supersocietà di fatto, giustificandone il fallimento esteso ai soci illimitatamente responsabili.

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Licenziamento dirigente: quando la side hustle costa il posto

Con sentenza del 05/11/2024 (RG 5430/2024), il Tribunale di Milano ha analizzato il caso di un licenziamento di un dirigente per la sua intensa attività extralavorativa. Il Tribunale ha escluso la ‘giusta causa’, ma ha ritenuto il licenziamento ‘giustificato’ a causa della violazione del rapporto fiduciario, specificamente per aver promosso il suo progetto personale ai propri sottoposti e aver utilizzato le risorse aziendali per scopi privati. Di conseguenza, pur confermando la legittimità del recesso, ha condannato la società al pagamento dell’indennità di preavviso.

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Inquadramento e straordinario autista

La sentenza chiarisce la distinzione tra livello professionale di autista e la corretta interpretazione del contratto collettivo in relazione alle mansioni svolte. Inoltre, conferma che i tempi di percorrenza per raggiungere il luogo di lavoro costituiscono orario di lavoro straordinario.

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Classificazione melassa per narghilè e tempus regit actum

La sentenza chiarisce che la melassa per narghilè rientra nella definizione di “tabacco lavorato”, soggetta alla normativa sui tabacchi. Tuttavia, il principio del tempus regit actum tutela chi ha commesso un illecito in buona fede, affidandosi all’interpretazione della norma vigente al momento del fatto.

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Responsabilità della banca per diamanti venduti ai clienti

La banca è responsabile per i danni causati ai clienti a causa di informazioni insufficienti e fuorvianti fornite durante la vendita di diamanti. Il cliente, confidando nel proprio istituto bancario, non aveva motivo di dubitare della validità dell’investimento. La banca aveva l’obbligo di agire con diligenza e trasparenza, fornendo informazioni complete ed accurate.

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Incentivo all'esodo e dimissioni per giusta causa

La sentenza chiarisce i principi applicabili in materia di accordi sindacali, proposte irrevocabili, licenziamenti collettivi e dimissioni per giusta causa. Afferma che una comunicazione aziendale, anche se personalizzata, non costituisce automaticamente una proposta irrevocabile se non contiene elementi che la qualificano come tale. Inoltre, sottolinea che la mera adesione del lavoratore ad un programma di incentivo all’esodo non è sufficiente a perfezionare l’accordo se le intese sindacali prevedono una valutazione discrezionale da parte del datore di lavoro. Infine, ribadisce che per configurare una giusta causa di dimissioni è necessario un giustificato motivo che nel caso di specie non sussiste.

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Inefficacia degli atti di donazione

La sentenza chiarisce che la competenza territoriale nelle azioni revocatorie si determina in base al domicilio del creditore alla scadenza dell’obbligazione. Inoltre, la Corte ha ribadito che la donazione di un immobile ipotecato integra comunque l’eventus damni e che, in presenza di atti a titolo gratuito, è sufficiente la prova della scientia damni del debitore.

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Istanza sospensione efficacia esecutiva lodo arbitrale

L’ordinanza ribadisce il principio di diritto secondo cui l’annullamento di una delibera assembleare ha natura costitutiva ed è efficace solo dopo il passaggio in giudicato. Pertanto, la mera proposizione dell’impugnazione non giustifica la sospensione dell’esecuzione del lodo arbitrale, in assenza di gravi motivi.

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Riconoscimento sentenza straniera e notifica

La Corte d’Appello ha rigettato la richiesta di riconoscimento di una sentenza straniera in materia di alimenti per mancato rispetto delle condizioni di legge in merito alla notifica della sentenza contumaciale. Tale requisito risulta essere inderogabile per il perfezionamento del giudicato.

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