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Accordo consensuale, termine alla convivenza coniugale

162 c. c. (caratterizzate da un sostanziale parallelismo di volontà e interessi, nonché postulanti lo svolgimento della convivenza coniugale ed il riferimento ad una generalità di beni, anche di futura acquisizione), ma costituiscono espressione di libera autonomia contrattuale, sempre che non comportino una lesione di diritti inderogabili.

Pubblicato il 26 April 2009 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

L’accordo mediante il quale i coniugi pongono consensualmente termine alla convivenza può racchiudere una pluralità di pattuizioni, oltre a quelle che integrano il suo contenuto tipico e che a questo non sono immediatamente riferibili, nel senso esattamente, cioè, che l’accordo stesso, secondo quanto osservato anche in dottrina là dove si rinviene la distinzione tra contenuto necessario (siccome collegato direttamente al rapporto matrimoniale) e contenuto eventuale (o accessorio) dell’accordo di separazione (siccome collegato in via estrinseca con il patto principale), è suscettibile di riguardare negozi, i quali, pur trovando la loro occasione nella separazione consensuale, non hanno causa in essa, risultando appunto semplicemente occasionati dalla separazione medesima senza dipendere dai diritti e dagli obblighi che derivano dal perdurante matrimonio, onde tali negozi non si configurano come convezioni matrimoniali ex art. 162 c.c. (caratterizzate da un sostanziale parallelismo di volontà e interessi, nonché postulanti lo svolgimento della convivenza coniugale ed il riferimento ad una generalità di beni, anche di futura acquisizione), ma costituiscono espressione di libera autonomia contrattuale, sempre che non comportino una lesione di diritti inderogabili.

Cassazione Civile, Sezione Prima, Sentenza n. 24321 del 22 novembre 2007

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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