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Visto infedele: la competenza territoriale è decisiva

La Corte di Cassazione ha annullato una cartella di pagamento emessa a carico di un professionista per l’apposizione di un visto di conformità infedele. La decisione si fonda sull’incompetenza territoriale dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’atto. Secondo la Corte, la competenza a sanzionare il professionista spetta inderogabilmente alla direzione regionale del suo domicilio fiscale, non a quella del contribuente assistito. Questa violazione procedurale ha portato all’annullamento dell’atto, assorbendo ogni altra questione, inclusa quella relativa all’applicazione di una legge più favorevole (lex mitior).

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Competenza Territoriale Annulla la Sanzione

Nel complesso mondo del diritto tributario, le norme procedurali assumono un’importanza pari a quelle sostanziali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione lo dimostra chiaramente, annullando una sanzione a carico di un professionista non per il merito della questione, ma per un vizio di procedura: la competenza territoriale visto infedele. Questa ordinanza sottolinea come un errore nell’individuazione dell’ufficio fiscale competente possa invalidare l’intero atto impositivo.

Il Caso: Un Visto di Conformità e la Pretesa del Fisco

Un professionista abilitato, operante per conto di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto il visto “infedele”, ovvero non corretto, e ha iscritto a ruolo a carico del professionista l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati dovuti dal contribuente.

La cartella di pagamento, notificata dall’Agente della riscossione, è stata impugnata dal professionista davanti alle commissioni tributarie. Le sue difese si basavano su due argomenti principali: l’applicazione di una legge successiva più favorevole (lex mitior) e, soprattutto, l’incompetenza dell’ufficio che aveva emesso l’atto.

Le Questioni Giuridiche sul Tavolo

La controversia presentava due nodi giuridici di grande interesse.

La Modifica Normativa e il Principio del “Favor Rei”

Il professionista sosteneva che, in base a una modifica normativa intervenuta dopo i fatti, la sua responsabilità avrebbe dovuto essere limitata al pagamento di una somma pari al 30% della maggiore imposta riscontrata, e non all’intero importo di imposta, sanzioni e interessi del contribuente. I giudici di primo e secondo grado avevano accolto questa tesi, applicando il principio del favor rei.

L’Eccezione Decisiva: La Competenza Territoriale per il Visto Infedele

Il punto cruciale, sollevato dal professionista con un ricorso incidentale in Cassazione, riguardava però la competenza territoriale visto infedele. L’atto era stato emesso dall’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio fiscale del contribuente assistito. Tuttavia, la difesa del professionista ha sostenuto che, secondo l’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, la competenza a contestare la violazione e a irrogare la sanzione spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo di domicilio fiscale del trasgressore, cioè del professionista stesso. Essendo quest’ultimo domiciliato in un’altra città, l’ufficio che aveva agito era incompetente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso incidentale relativo all’incompetenza territoriale, considerandolo prioritario e assorbente rispetto a tutte le altre questioni, inclusa quella sul favor rei sollevata dall’Agenzia delle Entrate.

Richiamando un suo consolidato orientamento, la Corte ha chiarito che la responsabilità del professionista per il rilascio di un visto infedele ha una funzione anche punitiva. Di conseguenza, le norme che individuano l’organo competente a irrogare la sanzione sono inderogabili.

Nello specifico, la legge (art. 39, comma 2, D.Lgs. 241/1997) stabilisce che la competenza è attribuita alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione. Qualsiasi atto emesso da un ufficio diverso è illegittimo.

Poiché nel caso di specie l’atto era stato emesso dall’ufficio provinciale competente per il contribuente e non dalla direzione regionale competente per il professionista, la Corte ne ha dichiarato la nullità. Ha quindi cassato la sentenza d’appello e, decidendo direttamente nel merito, ha accolto il ricorso originario del professionista, annullando la cartella di pagamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici per professionisti e difensori tributari. Insegna che, prima di entrare nel merito di una pretesa fiscale, è fondamentale verificare il rispetto delle norme procedurali, tra cui quelle sulla competenza. Un vizio di incompetenza, come quello accertato in questo caso, è un motivo di invalidità radicale dell’atto, in grado di definire la controversia a favore del contribuente o del professionista sanzionato, a prescindere dalla fondatezza della pretesa sostanziale del Fisco. La decisione ribadisce che la competenza territoriale in materia di sanzioni per visto infedele non è flessibile, ma segue una regola precisa legata al domicilio del professionista, garantendo così certezza e uniformità nell’azione amministrativa.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza inderogabile spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate nel cui territorio si trova il domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione, e non l’ufficio competente per il contribuente.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’atto senza esaminare la questione sulla sanzione ridotta (lex mitior)?
La Corte ha ritenuto il motivo relativo all’incompetenza territoriale come preliminare e assorbente. Una volta accertato che l’atto era stato emesso da un ufficio incompetente, e quindi nullo, diventava superfluo esaminare le altre questioni, compresa quella relativa all’importo della sanzione.

L’incompetenza territoriale di un ufficio fiscale rende l’atto nullo o annullabile?
Nel caso specifico delle sanzioni per visto infedele, la violazione delle norme sulla competenza territoriale, essendo queste inderogabili, porta all’illegittimità dell’atto compiuto, che può essere annullato in sede giudiziaria. La Corte ha accolto il ricorso del professionista proprio per la nullità derivante da tale incompetenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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