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Visto infedele: competenza ufficio per sanzioni

Un professionista ha emesso un visto di conformità infedele su una dichiarazione dei redditi. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’atto sanzionatorio è illegittimo se emesso dall’ufficio locale del contribuente, poiché la competenza esclusiva spetta alla direzione regionale del domicilio fiscale del professionista stesso, ribadendo un principio fondamentale sulla competenza territoriale.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: la Cassazione Conferma la Competenza Esclusiva della Direzione Regionale

Quando un professionista appone un visto infedele su una dichiarazione dei redditi, quale ufficio dell’Amministrazione Finanziaria ha il potere di sanzionarlo? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha consolidato un principio fondamentale a tutela dei professionisti, chiarendo definitivamente la questione della competenza territoriale.

I Fatti del Caso: un Errore e una Cartella di Pagamento

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’ufficio provinciale dell’Amministrazione Finanziaria ha ritenuto quel visto infedele, contestando delle irregolarità. Di conseguenza, ha iscritto a ruolo e notificato al professionista una cartella di pagamento contenente l’imposta, gli interessi e una sanzione pari al 30% dell’imposta stessa.

Il professionista ha impugnato l’atto, sollevando due questioni principali:
1. L’applicazione della lex mitior, una norma più favorevole sopravvenuta che riduceva la sanzione.
2. L’incompetenza territoriale dell’ufficio provinciale che aveva emesso l’atto, sostenendo che l’autorità competente fosse la direzione regionale del proprio domicilio fiscale.

L’Iter Giudiziario e l’Incompetenza Territoriale

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari hanno dato ragione al professionista, annullando l’atto per difetto di competenza. La Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il ricorso, riconoscendo che l’ufficio locale non aveva il potere di agire contro il professionista. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ha confermato questa visione, specificando che l’organo competente ad applicare la sanzione avrebbe dovuto essere la Direzione Regionale del luogo in cui aveva sede il CAF, e non l’ufficio locale legato al domicilio del contribuente assistito.

L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione sull’incompetenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Competenza per il Visto Infedele

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Amministrazione, ritenendo il motivo relativo alla competenza assorbente rispetto a tutti gli altri. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento ormai consolidato, citando numerosi precedenti conformi.

Il punto centrale della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 39 del D.Lgs. n. 241/1997. La norma stabilisce che la responsabilità del soggetto che rilascia un visto di conformità infedele ha una natura anche punitiva. Di conseguenza, la competenza per l’iscrizione a ruolo delle somme dovute (imposta, sanzioni e interessi) non può che appartenere alla direzione regionale dell’Amministrazione Finanziaria individuata in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, ovvero il professionista stesso.

La Corte ha chiarito che questa attribuzione di competenza non può essere derogata. L’azione dell’ufficio provinciale, basata sul domicilio del contribuente, è stata quindi giudicata illegittima. L’incompetenza sostanziale dell’ufficio che ha emesso l’atto ne determina la nullità insanabile, indipendentemente da ogni altra questione di merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di garanzia fondamentale per tutti i professionisti abilitati al rilascio del visto di conformità (commercialisti, consulenti del lavoro, responsabili dei CAF). La decisione stabilisce con certezza che un professionista può essere chiamato a rispondere per un visto infedele solo dall’autorità fiscale territorialmente competente per il suo domicilio. Questo impedisce che possa essere raggiunto da atti sanzionatori provenienti da qualsiasi ufficio locale sparso sul territorio nazionale in cui risiedono i suoi clienti. La corretta individuazione dell’ufficio competente non è un mero formalismo, ma un presidio di legalità che assicura il corretto esercizio del potere impositivo e sanzionatorio da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Quale ufficio dell’Amministrazione Finanziaria è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
È competente la direzione regionale dell’Amministrazione Finanziaria individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il trasgressore), e non l’ufficio locale competente per il domicilio del contribuente assistito.

Perché la competenza è legata al domicilio del professionista e non a quello del contribuente?
Perché la responsabilità del professionista per il visto infedele ha una funzione anche punitiva. La legge (art. 39, comma 2, d.lgs. 241/1997) stabilisce che la competenza per l’iscrizione a ruolo di queste somme spetta alla direzione regionale del domicilio fiscale del trasgressore.

Un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è valido?
No. Secondo la Corte, l’atto emesso da un ufficio incompetente è illegittimo e deve essere annullato. La violazione delle norme sulla competenza determina la “caducazione” dell’atto, a prescindere da eventuali altri vizi di forma o di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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