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Visto infedele: competenza ufficio e nullità atto

In un caso riguardante un visto di conformità infedele, la Corte di Cassazione ha annullato una cartella di pagamento emessa a carico di un professionista. La Corte ha stabilito un principio cruciale: l’unico ufficio competente a contestare la violazione e a iscrivere a ruolo le somme è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista, non quella del contribuente. Un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo e deve essere annullato.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Sancisce la Competenza Territoriale

Il visto di conformità infedele rappresenta una questione delicata per i professionisti fiscali, i quali possono essere chiamati a rispondere direttamente degli errori commessi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un aspetto procedurale di fondamentale importanza: quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista? La risposta della Suprema Corte è netta e ha implicazioni dirette sulla validità degli atti di accertamento.

Il Caso: Un Visto di Conformità Infedele e la Cartella di Pagamento

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale presso un CAF, aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730/2015) di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate riteneva il visto ‘infedele’ e, di conseguenza, iscriveva a ruolo a carico del professionista l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati dovuti dal contribuente.

Il professionista impugnava la cartella di pagamento davanti alla Commissione Tributaria, sollevando due questioni principali:
1. L’applicazione del principio della lex mitior, in quanto una normativa successiva aveva reso la sanzione meno afflittiva.
2. Il difetto di competenza territoriale dell’ufficio che aveva emesso il ruolo, sostenendo che l’atto dovesse provenire dalla direzione regionale del proprio domicilio fiscale (Roma) e non da quella del domicilio del contribuente assistito (Palermo).

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici avevano parzialmente accolto le ragioni del professionista, applicando il principio del favor rei ma rigettando l’eccezione di incompetenza. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Competenza per Visto di Conformità Infedele

La Suprema Corte, analizzando il ricorso incidentale del professionista, ha dato priorità alla questione della competenza, ritenendola decisiva per l’intera controversia. La Corte ha accolto pienamente il motivo relativo all’incompetenza territoriale dell’ufficio provinciale.

Le Motivazioni: La Competenza Funzionale e Territoriale è Inderogabile

La Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato, citando numerosi precedenti conformi. La norma di riferimento (art. 39, comma 2, d.lgs. n. 241/1997) individua in modo esplicito la competenza a contestare le violazioni relative al visto di conformità nella direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista che ha apposto il visto.

Questa attribuzione di competenza non è una mera indicazione organizzativa, ma una regola di competenza funzionale e territoriale inderogabile. La sua violazione comporta l’illegittimità dell’atto emesso dall’ufficio incompetente. La Corte ha chiarito che la responsabilità del professionista ha anche una funzione punitiva, e pertanto le regole procedurali, inclusa quella sulla competenza, devono essere rispettate rigorosamente.

Di conseguenza, l’atto di iscrizione a ruolo effettuato dalla direzione provinciale di Palermo, competente per il contribuente, era viziato da un difetto di competenza, poiché l’azione sanzionatoria avrebbe dovuto essere avviata dalla direzione regionale del Lazio, competente per il domicilio fiscale del professionista.

Le Conclusioni: L’Annullamento dell’Atto e le Implicazioni Pratiche

L’accoglimento del motivo sull’incompetenza ha avuto un effetto assorbente su tutte le altre questioni, compreso il ricorso principale dell’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha annullato l’atto impositivo originario (la cartella di pagamento) perché emesso da un ufficio privo di competenza.

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche:
Garanzia per i professionisti: Stabilisce una regola chiara e invalicabile, proteggendo i professionisti da atti emessi da uffici sparsi sul territorio nazionale, centralizzando la competenza presso la direzione regionale del loro domicilio fiscale.
Onere per l’Amministrazione: Obbliga l’Agenzia delle Entrate a rispettare scrupolosamente le norme sulla competenza, pena la nullità dei propri atti. Non è possibile derogare a tale regola, nemmeno sulla base del collegamento con la posizione del contribuente assistito.
Strategia difensiva: L’eccezione di incompetenza territoriale si conferma un motivo di ricorso potente ed efficace, in grado di portare all’annullamento totale dell’atto impositivo, a prescindere dal merito della violazione contestata.

Qual è l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
L’unico ufficio competente è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate nel cui territorio si trova il domicilio fiscale del professionista (il ‘trasgressore’) e non quello del contribuente assistito.

Cosa succede se la cartella di pagamento per visto infedele viene emessa da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto è illegittimo e deve essere annullato. Il vizio di incompetenza territoriale non è sanabile e, se sollevato in giudizio, porta alla nullità della pretesa tributaria.

La regola sulla competenza territoriale può essere derogata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma che individua la competenza della direzione regionale del domicilio del professionista è inderogabile, e la sua violazione determina l’illegittimità dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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