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Visto Infedele: Competenza Territoriale e Annullamento

La Corte di Cassazione ha annullato una cartella di pagamento emessa nei confronti di un professionista per l’apposizione di un visto infedele. La decisione si fonda sul principio della competenza territoriale: l’atto sanzionatorio deve essere emesso dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo di domicilio fiscale del professionista e non dall’ufficio locale legato al contribuente. L’emissione da parte di un ufficio incompetente rende l’atto nullo.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: La Competenza Territoriale è del Professionista

L’apposizione di un visto infedele su una dichiarazione dei redditi può comportare gravi conseguenze per il professionista o il CAF responsabile. Tuttavia, l’azione sanzionatoria dell’Amministrazione Finanziaria deve rispettare rigide regole procedurali, tra cui quella fondamentale sulla competenza territoriale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’ufficio competente a irrogare la sanzione non è quello legato al contribuente, ma quello del domicilio fiscale del professionista che ha commesso l’errore. Vediamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un professionista abilitato, operante per conto di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il visto di conformità sulle dichiarazioni Modello 730 di diversi contribuenti. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto che il visto fosse infedele, ovvero non corrispondente alla documentazione. Di conseguenza, ha iscritto a ruolo e notificato al professionista una cartella di pagamento per un importo pari all’imposta, alle sanzioni e agli interessi che sarebbero stati richiesti ai contribuenti.

Il professionista ha impugnato l’atto, sollevando due questioni principali: in primo luogo, l’applicazione di una normativa più favorevole sopravvenuta (lex mitior) che limitava la sua responsabilità; in secondo luogo, e in via pregiudiziale, l’incompetenza territoriale dell’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate che aveva emesso l’atto, sostenendo che la competenza spettasse alla direzione regionale del proprio domicilio fiscale.

Il Visto Infedele e la Questione di Competenza

Il cuore della controversia giuridica si è concentrato sulla corretta individuazione dell’organo dell’Amministrazione finanziaria legittimato ad agire. Mentre i giudici di secondo grado avevano dato ragione all’Agenzia delle Entrate, confermando la legittimità dell’operato dell’ufficio provinciale, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione.

Il ricorrente ha sostenuto che, ai sensi dell’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, la competenza per contestare le violazioni e irrogare le sanzioni relative al visto infedele spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del trasgressore, cioè il professionista stesso.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Competenza per il Visto Infedele

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, affermando un principio consolidato nella sua giurisprudenza. La responsabilità del soggetto che rilascia un visto di conformità infedele, sebbene legata a un debito tributario altrui, ha una funzione eminentemente punitiva.

Questa natura sanzionatoria comporta l’applicazione delle regole procedurali specifiche previste per le sanzioni amministrative. Tra queste, vi è la norma sulla competenza territoriale, che radica la potestà sanzionatoria presso l’ufficio nella cui circoscrizione si trova il domicilio fiscale del trasgressore al momento della violazione.

le motivazioni

La Corte ha chiarito che la competenza a iscrivere a ruolo la somma dovuta dal professionista per il visto infedele appartiene alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, individuata in ragione del domicilio fiscale del trasgressore. Questa competenza funzionale e territoriale non può essere derogata. Qualsiasi atto compiuto in violazione di tale attribuzione è illegittimo e, pertanto, annullabile.

La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi, sottolineando come l’orientamento sia ormai consolidato. Poiché l’atto sanzionatorio era stato emesso da un ufficio provinciale territorialmente incompetente (quello legato al domicilio del contribuente), la cartella di pagamento doveva essere annullata per un vizio insanabile.

le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela procedurale per i professionisti e i CAF. Stabilisce in modo inequivocabile che l’Agenzia delle Entrate deve rispettare scrupolosamente le norme sulla competenza territoriale quando agisce contro chi ha apposto un visto infedele. Un atto emesso da un ufficio diverso dalla direzione regionale competente per il domicilio fiscale del professionista è nullo. Per i professionisti, ciò significa che il primo controllo da effettuare in caso di contestazione non è solo sul merito della presunta infedeltà, ma anche sulla competenza dell’ufficio che ha emesso l’atto, aprendo una via di difesa efficace basata su vizi formali.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, l’autorità competente è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione, e non l’ufficio locale legato al domicilio del contribuente.

Perché la competenza è legata al domicilio del professionista e non a quello del contribuente?
La responsabilità del professionista per il visto infedele ha una funzione punitiva. Di conseguenza, si applicano le norme procedurali previste per le sanzioni, le quali stabiliscono che la competenza territoriale è determinata dal luogo del domicilio fiscale del trasgressore.

Qual è la conseguenza di un atto di irrogazione sanzioni emesso da un ufficio territorialmente incompetente?
Un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo e, come tale, deve essere annullato. Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e annullato le cartelle di pagamento proprio a causa di questo vizio di incompetenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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