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Visto infedele: competenza territoriale dell’Agenzia

Un professionista ha rilasciato un visto di conformità errato (visto infedele). L’Agenzia delle Entrate ha emesso un atto di accertamento a suo carico. La Corte di Cassazione ha annullato tale atto, stabilendo che in caso di visto infedele, l’ufficio competente a sanzionare è la direzione regionale del domicilio fiscale del professionista, non l’ufficio locale del contribuente. L’atto è stato quindi ritenuto illegittimo per incompetenza territoriale.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: La Cassazione Annulla l’Atto per Incompetenza Territoriale

Il visto di conformità è un’attestazione cruciale nel sistema fiscale italiano, con cui un professionista abilitato garantisce la correttezza dei dati di una dichiarazione. Ma cosa succede se questo visto si rivela errato? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto procedurale fondamentale: l’individuazione dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a sanzionare il professionista per un visto infedele. La Corte ha stabilito un principio netto, annullando un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente.

I Fatti del Caso: Un Visto Infedele e la Cartella di Pagamento

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro autorizzato (CAAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730/2015) di una contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate dell’ufficio provinciale competente per la contribuente (Biella) ha riscontrato che il visto era visto infedele.

Di conseguenza, l’Agenzia ha iscritto a ruolo e notificato al professionista una cartella di pagamento, chiedendogli di rispondere non solo di una sanzione, ma dell’intero importo dell’imposta, degli interessi e delle sanzioni che sarebbero state richieste alla contribuente, secondo la normativa all’epoca vigente.

Il Contenzioso: Competenza e Legge più Favorevole

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento basandosi su due principali motivi:

1. Incompetenza territoriale: Sosteneva che l’atto dovesse essere emesso dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il suo domicilio fiscale, in quanto “trasgressore”, e non dall’ufficio provinciale competente per la contribuente.
2. Applicazione della lex mitior: Argomentava che una nuova legge, entrata in vigore successivamente, aveva modificato la sanzione, riducendola al solo 30% della maggiore imposta, e che tale norma più favorevole dovesse essere applicata retroattivamente.

Il percorso giudiziario è stato altalenante. La Commissione tributaria provinciale aveva dato parzialmente ragione al professionista sulla base della legge più favorevole. La Commissione tributaria regionale, invece, aveva riformato la decisione, dando piena ragione all’Agenzia delle Entrate. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Visto Infedele e la Competenza dell’Agenzia: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del professionista, ha concentrato la sua analisi sul motivo relativo all’incompetenza territoriale, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. I giudici hanno stabilito un principio di diritto chiaro e fondato su un orientamento ormai consolidato.

La Corte ha affermato che la responsabilità del professionista per l’apposizione di un visto infedele ha una natura anche punitiva. Pertanto, devono applicarsi le specifiche norme che regolano la competenza per l’irrogazione delle sanzioni. L’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997 individua tale competenza nella “direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”.

Di conseguenza, l’atto emesso dall’ufficio provinciale di Biella (competente per la contribuente) è stato dichiarato illegittimo, poiché proveniente da un organo privo della competenza funzionale e territoriale per contestare la violazione al professionista.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando numerosi precedenti conformi. La norma sulla competenza non è una semplice formalità, ma una regola inderogabile posta a garanzia del soggetto sanzionato. L’individuazione della competenza in capo alla direzione regionale del domicilio del professionista assicura che l’azione amministrativa sia esercitata dall’ufficio più qualificato e logisticamente adeguato a valutare la posizione del professionista stesso. Qualsiasi atto emesso in violazione di questa regola è viziato da illegittimità e deve essere annullato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante principio di garanzia per tutti i professionisti fiscali. L’Agenzia delle Entrate non può agire indiscriminatamente tramite i suoi uffici locali, ma deve rispettare scrupolosamente le regole sulla competenza territoriale. In caso di contestazione di un visto infedele, l’unico organo legittimato a procedere è la direzione regionale del luogo in cui il professionista ha il proprio domicilio fiscale. Un atto emesso da un ufficio diverso è nullo, a prescindere dal merito della contestazione. Si tratta di una tutela procedurale essenziale che i professionisti devono conoscere per difendere correttamente i propri diritti.

Chi è l’ufficio competente a sanzionare un professionista per un visto infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza esclusiva spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui ha il domicilio fiscale il professionista che ha commesso la violazione (il “trasgressore”), e non all’ufficio locale del contribuente assistito.

Cosa succede se l’atto di accertamento per un visto infedele viene emesso da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto è illegittimo e deve essere annullato. La violazione della norma sulla competenza territoriale non è una mera irregolarità, ma un vizio che invalida il provvedimento.

La responsabilità del professionista per visto infedele ha natura risarcitoria o sanzionatoria?
La Corte di Cassazione ha chiarito che la responsabilità prevista dall’art. 39 del D.Lgs. n. 241/1997 ha una funzione anche punitiva. Questa natura giustifica l’applicazione delle regole di competenza specifiche previste per le sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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