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Visto infedele: competenza territoriale annulla l’atto

La Corte di Cassazione ha annullato una cartella di pagamento emessa a carico di un professionista per l’apposizione di un visto infedele su una dichiarazione dei redditi. La decisione si fonda su un vizio di incompetenza territoriale: l’atto sanzionatorio è stato emesso dall’ufficio delle Entrate del luogo di residenza del contribuente, anziché da quello competente per il domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione, come previsto dalla legge.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele e Competenza Territoriale: La Cassazione Annulla l’Atto

Un professionista responsabile dell’assistenza fiscale si è visto notificare una cartella di pagamento a seguito di un visto infedele apposto sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha annullato completamente l’atto sanzionatorio. La ragione non risiede nel merito della violazione, ma in un vizio procedurale cruciale: l’incompetenza territoriale dell’ufficio che ha emesso l’atto. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale sulla corretta individuazione dell’organo accertatore, con importanti conseguenze per i professionisti del settore.

I Fatti del Caso: un Visto Infedele e la Sanzione

Un professionista, operante per conto di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione Modello 730/2015 (relativa all’anno d’imposta 2014) di un suo assistito. A seguito di un controllo formale, la Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Palermo, competente per il domicilio fiscale del contribuente, ha ritenuto che il visto fosse infedele.

Di conseguenza, l’ufficio ha iscritto a ruolo a carico del professionista l’imposta, gli interessi e una sanzione pari al 30% dell’imposta, somme che sarebbero state altrimenti richieste al contribuente. Questa procedura era basata sulla versione della normativa all’epoca vigente.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi di Ricorso

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, sollevando due questioni principali:

1. Applicazione della lex mitior: Una nuova legge, successiva ai fatti, aveva modificato la sanzione, limitando la responsabilità del professionista al solo pagamento di una somma pari al 30% della maggiore imposta, escludendo quindi l’imposta stessa e gli interessi. Su questo punto, sia il primo che il secondo grado di giudizio hanno dato ragione al professionista, applicando il principio del favor rei.
2. Incompetenza territoriale: Il professionista ha sostenuto che l’ufficio competente a irrogare la sanzione non fosse quello di Palermo (domicilio del contribuente), ma la Direzione Regionale delle Entrate competente per il suo domicilio fiscale, che si trovava a Roma.

La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva confermato la decisione di primo grado, rigettando sia l’appello dell’Agenzia delle Entrate (che contestava l’applicazione della norma più favorevole) sia quello del professionista sulla competenza. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Competenza Territoriale nel caso di Visto Infedele

La Corte di Cassazione ha deciso di esaminare con priorità il motivo di ricorso del professionista relativo all’incompetenza territoriale, ritenendolo decisivo per l’intera controversia. La norma di riferimento (art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997) stabilisce chiaramente che le sanzioni per le violazioni relative al visto di conformità sono irrogate dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore (ovvero il professionista).

Questo criterio di competenza ha una sua logica: la violazione è commessa dal professionista e non dal contribuente, quindi l’azione sanzionatoria deve essere incardinata presso l’ufficio territorialmente collegato al soggetto che ha commesso l’illecito. Si tratta di una competenza funzionale e territoriale che, secondo la giurisprudenza consolidata, non può essere derogata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema, richiamando un suo orientamento ormai consolidato su casi identici, ha affermato senza mezzi termini che l’iscrizione a ruolo effettuata dalla Direzione Provinciale di Palermo era illegittima. La competenza esclusiva spettava alla Direzione Regionale del Lazio, individuata in base al domicilio fiscale del professionista (Roma).

L’errata individuazione dell’ufficio competente costituisce un vizio che determina l’annullabilità dell’atto impugnato. Poiché l’atto sanzionatorio era viziato a monte per incompetenza, la Corte ha accolto il ricorso del professionista su questo punto. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo direttamente nel merito, ha annullato l’originaria cartella di pagamento. L’accoglimento di questo motivo ha reso superfluo l’esame degli altri (cosiddetto ‘assorbimento’), inclusa la questione sulla corretta entità della sanzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che nel contenzioso tributario i vizi procedurali, come l’incompetenza territoriale, possono essere fatali per la pretesa dell’Amministrazione Finanziaria. Per i professionisti, ciò significa che la prima verifica da compiere di fronte a un atto sanzionatorio è quella relativa alla competenza dell’ufficio che lo ha emesso.

In secondo luogo, la decisione consolida un principio di garanzia per i professionisti abilitati, assicurando che le procedure sanzionatorie a loro carico siano gestite dall’ufficio territorialmente più vicino, cioè quello del loro domicilio fiscale. Infine, il caso dimostra come una corretta strategia difensiva, incentrata su un vizio procedurale, possa portare all’annullamento totale della pretesa, ancor prima di entrare nel merito della violazione contestata.

Qual è l’ufficio competente a sanzionare un professionista per l’apposizione di un visto infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, l’ufficio competente è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, cioè del professionista che ha apposto il visto, e non quello del contribuente assistito.

Perché l’atto dell’Agenzia delle Entrate è stato annullato in questo caso?
L’atto è stato annullato perché emesso da un ufficio territorialmente incompetente. L’iscrizione a ruolo era stata effettuata dalla Direzione Provinciale di Palermo (domicilio del contribuente), mentre la competenza esclusiva spettava alla Direzione Regionale del Lazio (domicilio fiscale del professionista).

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla questione della sanzione ridotta (favor rei)?
No, la Corte non si è pronunciata su questo punto. Avendo accolto il motivo relativo all’incompetenza territoriale, che ha portato all’annullamento totale dell’atto, ha ritenuto ‘assorbiti’ tutti gli altri motivi di ricorso, inclusa la questione sull’applicazione della sanzione più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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