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Visto Infedele: Competenza e Annullamento dell’Atto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11806/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di visto infedele. Un professionista aveva impugnato una cartella di pagamento per un visto apposto su una dichiarazione, sostenendo l’incompetenza dell’ufficio provinciale che l’aveva emessa. La Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la competenza a sanzionare il professionista per il visto infedele spetta esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui il professionista ha il domicilio fiscale, non a quella del contribuente. Di conseguenza, l’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato annullato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: la Cassazione Annulla l’Atto per Incompetenza dell’Ufficio

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 11806 del 2 maggio 2024 ha stabilito un principio fondamentale riguardo le conseguenze di un visto infedele apposto da un professionista. La Corte ha chiarito quale sia l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente ad agire nei confronti del professionista, specificando che un errore in tale individuazione comporta la nullità dell’atto. Questa decisione offre importanti tutele ai professionisti del settore fiscale e ridefinisce i confini procedurali dell’amministrazione finanziaria.

Il Caso: Un Visto Infedele e la Questione di Competenza

I fatti alla base della controversia riguardano un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), che aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014.

A seguito di un controllo formale, la Direzione Provinciale di Milano dell’Agenzia delle Entrate riteneva il visto apposto come infedele. Di conseguenza, l’ufficio iscriveva a ruolo a carico del professionista una somma pari all’imposta, alla sanzione (30% dell’imposta) e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente, notificando la relativa cartella di pagamento.

Il professionista impugnava la cartella sollevando due questioni principali:
1. L’incompetenza territoriale e funzionale dell’ufficio: sosteneva che l’atto avrebbe dovuto essere emesso dalla Direzione Regionale competente per il suo domicilio fiscale (Roma) e non dalla Direzione Provinciale del domicilio del contribuente (Milano).
2. L’applicazione del principio del favor rei: chiedeva l’applicazione della normativa più favorevole, sopravvenuta nel 2019, che limita la responsabilità del professionista al solo pagamento di una somma pari al 30% della maggiore imposta, escludendo l’imposta stessa e gli interessi.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato torto al professionista, confermando la validità della cartella. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Competenza in caso di Visto Infedele: La Decisione della Corte

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo decisivo e assorbente rispetto a tutti gli altri. Il cuore della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997.

La Motivazione della Sentenza

La Corte ha stabilito che la norma citata attribuisce una competenza funzionale esclusiva alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate per contestare le violazioni e irrogare le sanzioni relative al visto infedele. Tale competenza è determinata in base al domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista che ha apposto il visto, e non del contribuente assistito.

Secondo i giudici, questa regola non può essere derogata. Il legislatore ha voluto accentrare su base regionale la gestione dei rapporti con i soggetti abilitati al rilascio dei visti, creando un interlocutore unico per il professionista. Questo serve a garantire uniformità di trattamento e a evitare che il professionista debba difendersi in molteplici sedi diverse, corrispondenti ai domicili fiscali dei vari clienti assistiti in tutta Italia.

La Corte ha precisato che questa regola di competenza vale sempre, anche nei casi in cui, come quello di specie (relativo a una normativa precedente), la conseguenza della violazione non è solo una sanzione pecuniaria, ma il pagamento di una somma pari all’intera imposta, sanzione e interessi dovuti dal contribuente.

Poiché l’atto era stato emesso dalla Direzione Provinciale di Milano (competente per il contribuente) anziché dalla Direzione Regionale del Lazio (competente per il professionista), l’atto di iscrizione a ruolo e la conseguente cartella di pagamento sono stati dichiarati nulli per vizio di incompetenza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’accoglimento del motivo sulla competenza ha reso superfluo l’esame delle altre questioni, inclusa quella, molto dibattuta, sulla natura sanzionatoria o risarcitoria della responsabilità del professionista e sull’applicazione della lex mitior.

Le conclusioni della sentenza sono chiare e di grande impatto pratico:
1. Competenza Esclusiva: L’unico organo competente a procedere contro un professionista per un visto infedele è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista stesso.
2. Nullità dell’Atto: Qualsiasi atto emesso da un ufficio diverso (ad esempio, una Direzione Provinciale o una Direzione Regionale diversa) è illegittimo e deve essere annullato.
3. Tutela del Professionista: Questa regola protegge il professionista, garantendogli un unico foro amministrativo e, di conseguenza, giurisdizionale, per tutte le contestazioni relative alla sua attività di certificazione, indipendentemente da dove risiedano i suoi clienti.

Questa pronuncia rafforza le garanzie procedurali per i professionisti fiscali, imponendo all’Amministrazione Finanziaria un rigoroso rispetto delle norme sulla competenza, la cui violazione costituisce un vizio insanabile dell’atto impositivo.

Qual è l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a sanzionare un professionista per il rilascio di un visto di conformità infedele?
La competenza appartiene esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in ragione del domicilio fiscale del professionista (il trasgressore) e non di quello del contribuente assistito.

Cosa succede se l’atto di contestazione per un visto infedele è emesso da un ufficio incompetente?
L’atto emesso da un ufficio territorialmente o funzionalmente incompetente è illegittimo e, se impugnato, deve essere annullato. La violazione delle norme sulla competenza costituisce un vizio che determina la nullità dell’atto.

La regola sulla competenza della Direzione Regionale vale anche se la norma prevede il pagamento dell’imposta e non solo di una sanzione?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la competenza funzionale della Direzione Regionale del domicilio del professionista sussiste a prescindere dalla natura e dalla composizione delle somme richieste a seguito della violazione, includendo sia le sanzioni pure sia le somme pari a imposta, sanzioni e interessi dovuti dal contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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