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Visto infedele: competenza della Direzione Regionale

Un professionista ha impugnato una cartella di pagamento per un visto infedele, sostenendo l’incompetenza dell’ufficio provinciale che l’aveva emessa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la competenza a sanzionare il professionista per un visto infedele spetta esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso, e non all’ufficio locale del contribuente. Di conseguenza, l’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato annullato.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: La Cassazione Annulla l’Atto per Incompetenza Territoriale

Il visto di conformità è un’attestazione cruciale nel sistema fiscale italiano, che trasferisce parte della responsabilità del controllo documentale dal Fisco al professionista. Ma cosa accade se emerge un errore e viene contestato un visto infedele? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto procedurale fondamentale: l’identificazione dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a sanzionare il professionista. La decisione sottolinea che un vizio di competenza può portare all’annullamento totale dell’atto impositivo.

I Fatti del Caso: Un Visto di Conformità Controverso

Un professionista abilitato, operante per conto di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730) di un contribuente. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate della direzione provinciale competente per il domicilio del contribuente ha effettuato un controllo formale, rilevando che il visto era infedele. Di conseguenza, l’ufficio ha iscritto a ruolo e notificato una cartella di pagamento direttamente al professionista, chiedendogli il pagamento dell’imposta, delle sanzioni e degli interessi che sarebbero stati dovuti dal contribuente.

L’Incompetenza Territoriale: L’Argomento Chiave del Ricorso

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento sostenendo, tra vari motivi, un difetto di competenza. Secondo la sua difesa, l’ufficio provinciale territorialmente competente per il contribuente non era l’organo legittimato a emettere l’atto. La normativa di riferimento, in particolare l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997, stabilisce che le violazioni relative al rilascio di visti infedeli debbano essere contestate e le sanzioni irrogate dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista stesso, e non del contribuente assistito.

Visto Infedele e la Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: la competenza a sanzionare il professionista per il rilascio di un visto infedele è una competenza funzionale e inderogabile, attribuita per legge esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate nel cui ambito si trova il domicilio fiscale del professionista.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la responsabilità del professionista per il visto infedele, prevista dall’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, ha una funzione anche punitiva. La norma speciale individua con precisione l’organo competente per l’iscrizione a ruolo delle somme dovute (imposta, sanzioni e interessi). Questa scelta legislativa non è casuale, ma risponde a una ratio di accentramento e specializzazione. La legge mira a centralizzare, su base regionale, la gestione dei rapporti tra l’Agenzia e i soggetti abilitati a rilasciare i visti (CAF, professionisti, etc.), garantendo un approccio uniforme e una vigilanza più qualificata. Pertanto, l’atto emesso da un ufficio diverso da quello legalmente designato, come la direzione provinciale del domicilio del contribuente, è viziato da incompetenza e, di conseguenza, illegittimo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha conseguenze significative per tutti i professionisti che rilasciano visti di conformità. Il principio affermato è chiaro: un atto di accertamento per visto infedele deve provenire obbligatoriamente dalla Direzione Regionale del domicilio del professionista. Qualsiasi atto emesso da un ufficio diverso (ad esempio, quello provinciale dove risiede il contribuente) è radicalmente nullo per vizio di incompetenza funzionale. Questa decisione fornisce ai professionisti un’importante arma di difesa procedurale. Se l’atto viene emesso dall’ufficio sbagliato, può essere annullato senza nemmeno entrare nel merito della presunta infedeltà del visto. L’accoglimento di questo motivo ha reso superfluo l’esame delle altre questioni sollevate, come l’applicazione del principio del favor rei per una sanzione più mite introdotta da una legge successiva.

Chi è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
L’organo competente è esclusivamente la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate in ragione del domicilio fiscale del professionista (il trasgressore), e non l’ufficio provinciale del domicilio del contribuente assistito.

Cosa succede se l’atto di accertamento per visto infedele viene emesso da un ufficio incompetente?
L’atto è viziato da incompetenza funzionale e, di conseguenza, è illegittimo. Può essere annullato dal giudice tributario se impugnato dal professionista.

La responsabilità del professionista per visto infedele ha natura punitiva?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la responsabilità prevista dalla norma, che obbliga il professionista al pagamento di imposta, sanzione e interessi, ha anche una funzione punitiva, oltre che di garanzia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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