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Visto di conformità: violazione formale e credito IVA

Una società ha utilizzato in compensazione un credito IVA trimestrale senza il necessario visto di conformità. L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’operazione, ma la Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente. La sentenza chiarisce che l’omissione del visto di conformità costituisce una violazione meramente formale che non pregiudica il diritto alla compensazione, a condizione che il credito sia sostanzialmente esistente. Inoltre, la Corte ha sottolineato l’importanza del momento in cui la norma è entrata in vigore, ritenendo non applicabile l’obbligo al caso specifico in quanto introdotto da una legge successiva alla presentazione della dichiarazione.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità: per la Cassazione la sua assenza è solo una violazione formale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22699 del 2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di compensazione dei crediti IVA: l’omissione del visto di conformità sulla dichiarazione è una violazione puramente formale. Questo significa che, se il credito è legittimo e realmente esistente, la sua compensazione non può essere invalidata solo per la mancanza di questo adempimento. La pronuncia offre importanti chiarimenti anche sull’applicazione delle norme tributarie nel tempo.

I fatti del caso

Una società si è trovata al centro di una controversia con l’Agenzia delle Entrate dopo aver utilizzato in compensazione un credito IVA maturato nel primo trimestre del 2017. L’operazione era stata eseguita presentando il modello IVA TR in data 29 aprile 2017. L’amministrazione finanziaria ha contestato l’operazione, emettendo un avviso di recupero del credito, sostenendo che mancava il visto di conformità, reso obbligatorio da una nuova normativa (D.L. n. 50/2017) entrata in vigore pochi giorni prima, il 24 aprile 2017. La società ha impugnato l’atto, dando inizio a un contenzioso che è arrivato fino alla Suprema Corte.

La questione giuridica: il visto di conformità è sempre un requisito sostanziale?

Il cuore della disputa ruotava attorno a due questioni principali:
1. La natura della violazione: l’assenza del visto di conformità è un errore così grave da annullare il diritto del contribuente a utilizzare il proprio credito?
2. L’applicazione temporale della legge: l’obbligo di apporre il visto, esteso anche alle istanze trimestrali, era già in vigore al momento della presentazione della dichiarazione?

La difesa del contribuente sosteneva che l’obbligo specifico per le compensazioni trimestrali fosse stato introdotto solo con la legge di conversione (L. n. 96/2017), entrata in vigore a giugno 2017, e che, in ogni caso, si trattasse di una violazione formale non sanzionabile con il recupero dell’intera imposta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione della commissione tributaria di secondo grado e fornendo una duplice e chiara motivazione.

La natura meramente formale della violazione

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il visto di conformità ha lo scopo di assicurare un controllo anticipato sulla correttezza del credito da parte di un professionista abilitato. La sua mancanza, tuttavia, non costituisce una condotta fraudolenta né arreca un danno concreto alle casse dello Stato. Si tratta di una violazione meramente formale, in quanto non incide sulla determinazione dell’imposta né pregiudica l’esercizio dei poteri di controllo successivi da parte dell’amministrazione finanziaria.

In altre parole, se il credito IVA è sostanzialmente esistente e spettante, il contribuente ha pieno diritto di utilizzarlo in compensazione. L’omissione del visto è un’infrazione procedurale che non può determinare la perdita di un diritto sostanziale.

L’applicazione della legge nel tempo

Il secondo, e decisivo, punto riguarda la successione delle leggi. La Corte ha osservato che il D.L. n. 50 del 2017, entrato in vigore prima della dichiarazione del contribuente, parlava genericamente di “dichiarazioni”. Solo la successiva legge di conversione (L. n. 96/2017), entrata in vigore il 24 giugno 2017, ha esplicitamente ampliato l’obbligo del visto anche alle “istanze”, termine che si riferisce in modo specifico ai modelli IVA TR per le compensazioni trimestrali.

Poiché la società aveva presentato la sua istanza di compensazione ad aprile 2017, prima dell’entrata in vigore della legge di conversione, l’obbligo esteso non era ancora applicabile al suo caso. Questa precisa analisi cronologica ha reso illegittima la pretesa del Fisco.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta una vittoria importante per i contribuenti, rafforzando due concetti chiave:
1. Prevalenza della sostanza sulla forma: nel diritto tributario, un errore procedurale non può annullare un diritto legittimo e sostanzialmente corretto. La mancanza del visto di conformità, pur essendo una violazione, non fa perdere il credito se questo è reale.
2. Principio di irretroattività: le norme tributarie, specialmente quelle che introducono nuovi obblighi, non possono essere applicate a fatti avvenuti prima della loro entrata in vigore. La chiarezza del dettato normativo e la sua applicazione ratione temporis sono essenziali per garantire la certezza del diritto.

Questa decisione offre quindi maggiore sicurezza agli operatori economici, distinguendo nettamente tra inadempienze formali e violazioni sostanziali che incidono sull’esistenza stessa del credito d’imposta.

La mancanza del visto di conformità fa perdere il diritto a utilizzare un credito IVA in compensazione?
No, secondo la Cassazione, se il credito è sostanzialmente esistente e legittimo, la mancanza del visto di conformità è una violazione puramente formale che non fa venir meno il diritto alla compensazione.

Perché la Corte considera l’omissione del visto una violazione ‘meramente formale’?
Perché l’omissione non pregiudica né la determinazione dell’imponibile e dell’imposta, né l’attività di controllo dell’Amministrazione Finanziaria. Il visto ha una funzione di controllo anticipato, ma la sua assenza non impedisce i controlli successivi.

Come ha influito la successione delle leggi nel tempo sulla decisione del caso?
È stata decisiva. La Corte ha stabilito che l’obbligo di apporre il visto anche sulle istanze trimestrali (e non solo sulle dichiarazioni annuali) è stato introdotto esplicitamente solo con la legge di conversione (L. n. 96/2017), entrata in vigore dopo che il contribuente aveva presentato la sua istanza. Pertanto, al momento dei fatti, l’obbligo non era ancora applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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