LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Visto di conformità: l’ufficio competente per le sanzioni

Un professionista ha ricevuto una cartella di pagamento per un visto di conformità ritenuto infedele. Ha contestato l’atto, sostenendo l’incompetenza dell’ufficio locale delle Entrate. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per tali sanzioni la competenza è esclusiva della direzione regionale del domicilio del professionista, non di quella del contribuente. L’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato quindi dichiarato illegittimo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: la Cassazione fissa la competenza territoriale

Il visto di conformità rappresenta un elemento cruciale nel sistema fiscale italiano, attestando la correttezza formale della dichiarazione dei redditi. Ma cosa accade se il Fisco lo ritiene ‘infedele’? E, soprattutto, quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate ha il potere di sanzionare il professionista che lo ha apposto? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio di competenza territoriale inderogabile a tutela del professionista.

I Fatti del Caso

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, la Direzione Provinciale di Milano dell’Agenzia delle Entrate ha contestato la fedeltà del visto, procedendo all’iscrizione a ruolo a carico del professionista dell’imposta, delle sanzioni e degli interessi che sarebbero stati dovuti dal contribuente.

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento, sollevando due questioni principali:
1. L’applicazione del principio del favor rei, in virtù di una modifica normativa successiva più favorevole che limitava la sanzione al 30% della maggiore imposta, escludendo imposta e interessi.
2. L’incompetenza territoriale dell’ufficio che aveva proceduto all’iscrizione a ruolo (la Direzione Provinciale di Milano, legata al domicilio del contribuente), sostenendo che la competenza spettasse alla Direzione Regionale del proprio domicilio fiscale.

Mentre i giudici di merito avevano avuto pareri discordanti, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Incompetenza e Visto di Conformità

Il cuore della controversia verteva sull’interpretazione dell’art. 39 del D.Lgs. 241/1997. La norma, nella sua formulazione applicabile al caso, stabiliva che le sanzioni per le violazioni relative al visto di conformità dovessero essere irrogate dalla “direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”.

Il ricorrente sosteneva che ‘trasgressore’ fosse il professionista stesso, e non il contribuente. Di conseguenza, l’atto emesso dalla Direzione Provinciale di Milano, competente per il contribuente, sarebbe stato viziato da incompetenza, un vizio che ne avrebbe determinato l’annullabilità.

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi del professionista, dichiarando fondato il motivo di ricorso relativo all’incompetenza dell’ufficio. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento ormai consolidato, richiamando numerose sentenze conformi.

Il ragionamento della Corte si basa su due pilastri:
1. Natura Punitiva della Responsabilità: La responsabilità del professionista che appone un visto infedele ha una chiara funzione punitiva. Non si tratta di un mero recupero d’imposta, ma di una sanzione per una condotta non conforme.
2. Competenza Esclusiva e Inderogabile: Data la natura sanzionatoria, la competenza a procedere all’iscrizione a ruolo spetta esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista che ha commesso la violazione.

Questa regola di competenza, sancita dalla legge, non può essere derogata. Pertanto, qualsiasi atto compiuto da un ufficio diverso da quello legalmente competente è illegittimo e deve essere annullato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene stabilito un principio di garanzia per i professionisti: in caso di contestazioni sul visto di conformità, l’unico interlocutore legittimato a irrogare la sanzione è la Direzione Regionale del loro domicilio fiscale.

Questo significa che un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente (ad esempio, quello del domicilio del contribuente assistito) è nullo. I professionisti devono quindi prestare la massima attenzione non solo al merito della contestazione, ma anche alla competenza dell’organo che emette l’atto, poiché questo può costituire un motivo dirimente per l’annullamento della pretesa fiscale. La Corte, accogliendo il primo motivo, ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha annullato l’atto originario per incompetenza, assorbendo ogni altra questione.

Chi è responsabile in caso di visto di conformità infedele?
Secondo la norma analizzata dalla sentenza (art. 39, d.lgs. n. 241/1997, nella versione applicabile), il soggetto che rilascia il visto di conformità infedele è tenuto al pagamento di una somma a titolo sanzionatorio.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista per un visto di conformità infedele?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza appartiene esclusivamente alla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, cioè del professionista che ha apposto il visto, e non a quella del contribuente.

Cosa succede se l’atto sanzionatorio viene emesso da un ufficio incompetente?
L’atto emesso da un ufficio incompetente è illegittimo. Come deciso nel caso di specie, questa illegittimità porta all’annullamento dell’atto stesso, come la cartella di pagamento, invalidando la pretesa dell’amministrazione finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati