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Visto di conformità infedele: l’ufficio competente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14750/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di visto di conformità infedele. In caso di errore, la competenza a sanzionare il professionista responsabile non appartiene all’ufficio locale del contribuente, ma esclusivamente alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso. La Corte ha chiarito che questa regola sulla competenza non è derogabile, pena la nullità dell’atto emesso dall’ufficio incompetente. La responsabilità del professionista, inoltre, è stata qualificata come avente anche una funzione punitiva.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Stabilisce la Competenza Territoriale Esclusiva

L’apposizione del visto di conformità è un’attività cruciale che impegna la responsabilità diretta dei professionisti fiscali. Ma cosa accade quando emerge un visto di conformità infedele? Chi ha il potere di sanzionare il professionista? L’ufficio del contribuente o quello del professionista stesso? Con la recente ordinanza n. 14750 del 27 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta, stabilendo un principio di competenza inderogabile a tutela dei professionisti.

I Fatti del Caso

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro autorizzato (CAAF), aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi Modello 730 di un contribuente per l’annualità 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate di Milano, competente per il domicilio fiscale del contribuente, ha riscontrato l’infedeltà del visto. Di conseguenza, ha iscritto a ruolo e notificato al professionista una cartella di pagamento per l’imposta, la sanzione e gli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente.

Il professionista ha impugnato l’atto, sostenendo un vizio fondamentale: l’incompetenza territoriale dell’ufficio di Milano. Secondo la sua difesa, la legge designa come unico ufficio competente la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui il professionista ha il proprio domicilio fiscale, che nel caso di specie era Roma.

La Questione della Competenza nel Visto di Conformità Infedele

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma stabilisce che le violazioni relative al visto di conformità sono contestate e le sanzioni irrogate dalla ‘direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore’.

Mentre i giudici di merito avevano dato un’interpretazione restrittiva, considerando la ripartizione della competenza una questione interna all’Amministrazione Finanziaria, la Cassazione ha adottato un approccio radicalmente diverso, riconoscendo a questa norma una valenza esterna e inderogabile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, annullando la sentenza impugnata e, di conseguenza, l’originaria cartella di pagamento. Il principio affermato è chiaro: la responsabilità derivante da un visto di conformità infedele deve essere perseguita esclusivamente dalla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su diverse argomentazioni:
1. Interpretazione Letterale e Sistematica: La norma (art. 39, co. 2, D.Lgs. 241/1997) è inequivocabile nell’individuare la competenza presso il domicilio del ‘trasgressore’, ovvero il professionista. Si tratta di una norma attributiva di una competenza funzionale e territoriale specifica, che prevale sui criteri generali.
2. Ratio della Norma: La scelta del legislatore è volta a centralizzare su base regionale la gestione dei rapporti con i professionisti abilitati. Questo evita che un professionista con clienti in tutta Italia possa essere chiamato a difendersi in una miriade di fori diversi, garantendo coerenza e concentrazione dell’azione amministrativa e della successiva fase contenziosa.
3. Natura Punitiva della Responsabilità: La Corte ha sottolineato che l’obbligazione imposta al professionista non ha natura meramente risarcitoria, ma anche punitiva. È una reazione dell’ordinamento a una violazione specifica (l’infedeltà del visto) e, come tale, rientra a pieno titolo nell’ambito applicativo delle regole sanzionatorie, inclusa quella sulla competenza.
4. Inderogabilità della Competenza: Essendo stabilita per legge, la regola sulla competenza ha valenza esterna, vincolando sia l’amministrazione che i terzi. Non può essere modificata o disapplicata da atti interni dell’Agenzia e la sua violazione determina l’illegittimità dell’atto emesso dall’ufficio incompetente, che può essere fatta valere in giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un punto fermo di grande importanza per tutti i professionisti che rilasciano il visto di conformità. Le implicazioni pratiche sono immediate:
* Nullità dell’Atto: Un avviso di addebito o una cartella di pagamento emessa da una direzione provinciale o da una direzione regionale diversa da quella del domicilio fiscale del professionista è illegittima e può essere annullata dal giudice tributario.
* Maggiore Tutela: Viene garantita al professionista una sede unica e prevedibile per la gestione di eventuali contestazioni, semplificando la difesa e riducendo gli oneri legati a contenziosi sparsi sul territorio nazionale.
* Onere di Verifica: I professionisti che ricevono un atto di contestazione per un visto infedele devono, come prima cosa, verificare la competenza territoriale dell’ufficio che lo ha emesso, trattandosi di un vizio che, se eccepito, porta all’annullamento totale della pretesa.

In caso di visto di conformità infedele, quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a iscrivere a ruolo le somme dovute dal professionista?
La competenza appartiene esclusivamente alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in ragione del domicilio fiscale del trasgressore (cioè del professionista), e non all’ufficio competente per il contribuente assistito.

La responsabilità del professionista che appone un visto di conformità infedele ha natura punitiva?
Sì, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la responsabilità prevista dall’art. 39, co. 1, lett. a), del d.lgs. n. 241/1997 abbia anche una funzione punitiva, in quanto costituisce una reazione dell’ordinamento a una specifica violazione.

Cosa succede se l’atto di riscossione viene emesso da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto emesso da un ufficio incompetente è illegittimo. Tale vizio, se dedotto dal ricorrente nei motivi di impugnazione, comporta la nullità dell’atto e il suo completo annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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