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Visto di conformità infedele: l’ufficio competente

Un professionista ha impugnato una cartella di pagamento per visto di conformità infedele. La Cassazione ha annullato l’atto, stabilendo la competenza esclusiva della direzione regionale basata sul domicilio fiscale del professionista e non del contribuente, rendendo nullo l’atto emesso dall’ufficio provinciale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Competenza Territoriale che Salva il Professionista

L’apposizione di un visto di conformità infedele su una dichiarazione dei redditi può avere conseguenze significative per il professionista abilitato. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale che può portare all’annullamento totale della pretesa del Fisco: l’incompetenza territoriale dell’ufficio che emette l’atto. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Visto e un Contenzioso

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro autorizzato (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione modello 730 di una contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto il visto ‘infedele’, contestando al professionista la responsabilità per l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati richiesti alla contribuente. Di conseguenza, è stata notificata una cartella di pagamento.

Il professionista ha impugnato la cartella basandosi su due argomenti principali:
1. L’applicazione del principio della lex mitior, in quanto una nuova legge aveva modificato la sanzione, riducendola al solo 30% della maggiore imposta riscontrata, escludendo quindi imposta e interessi.
2. L’incompetenza territoriale dell’ufficio che aveva emesso l’atto. Secondo la difesa, l’ufficio competente non era la Direzione Provinciale del luogo di domicilio fiscale della contribuente, bensì la Direzione Regionale del luogo di domicilio fiscale del professionista stesso.

Il giudizio di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni del professionista sul fronte della lex mitior, ma la Commissione Tributaria Regionale, in appello, aveva ribaltato la decisione, confermando la piena legittimità della cartella. Il caso è così giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Regola sulla Competenza per il Visto di Conformità Infedele

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha annullato la cartella di pagamento. Il motivo decisivo è stato proprio quello relativo all’incompetenza territoriale dell’ufficio impositore.

I giudici hanno stabilito che la competenza per contestare le violazioni relative al rilascio di un visto di conformità infedele e per irrogare le relative sanzioni appartiene inderogabilmente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, cioè del professionista che ha apposto il visto. L’atto emesso da un ufficio diverso, come la Direzione Provinciale competente per la contribuente, è illegittimo e deve essere annullato.

L’importanza della Giurisdizione in caso di Visto di Conformità Infedele

L’accoglimento del primo motivo di ricorso ha reso superfluo l’esame degli altri, compreso quello sulla lex mitior. L’invalidità dell’atto a monte, dovuta all’incompetenza dell’ufficio, ha assorbito ogni altra questione. La Corte ha quindi annullato l’atto impositivo originario, liberando il professionista da ogni pretesa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un orientamento ormai consolidato. La responsabilità prevista dall’art. 39 del D.Lgs. n. 241/1997 a carico di chi rilascia un visto di conformità infedele non ha solo una funzione di garanzia per il Fisco, ma anche una natura ‘punitiva’.

Questa natura sanzionatoria impone una stretta osservanza delle norme procedurali, incluse quelle sulla competenza. Il comma 2 del citato articolo 39 stabilisce in modo chiaro che la competenza a contestare la violazione e irrogare la sanzione spetta alla Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista (il ‘trasgressore’). Questa regola non ammette deroghe e la sua violazione comporta l’illegittimità dell’atto, che può essere fatta valere in giudizio.

Le Conclusioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione cruciale per i professionisti e i loro difensori. Di fronte a una contestazione per un visto di conformità infedele, il primo controllo da effettuare non è solo sul merito della contestazione, ma anche sulla competenza formale dell’ufficio che ha agito. Un errore procedurale da parte dell’Amministrazione Finanziaria, come l’aver agito tramite un ufficio territorialmente incompetente, costituisce un vizio che può portare all’annullamento completo dell’atto, a prescindere dalla fondatezza della violazione contestata. Si tratta di un’importante garanzia a tutela del contribuente e del professionista, che riafferma il principio secondo cui anche l’azione del Fisco deve rispettare scrupolosamente le regole stabilite dalla legge.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza esclusiva e inderogabile appartiene alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate nel cui ambito si trova il domicilio fiscale del professionista che ha rilasciato il visto (il ‘trasgressore’), e non all’ufficio competente per il contribuente assistito.

L’errore sulla competenza territoriale dell’ufficio rende nullo l’atto di accertamento?
Sì, la violazione delle norme sulla competenza territoriale, in questo specifico caso, determina l’illegittimità dell’atto impositivo e della conseguente cartella di pagamento, che devono essere annullati.

La responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura punitiva?
Sì, la Corte ha ribadito che la responsabilità prevista dalla norma ha una funzione anche punitiva. Questa natura impone il rigoroso rispetto delle regole procedurali, comprese quelle sulla competenza, a garanzia del soggetto sanzionato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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