LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Visto di conformità infedele: la responsabilità del CAF

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato il caso di un professionista sanzionato per un visto di conformità infedele su una dichiarazione dei redditi. La Corte ha stabilito un principio fondamentale sulla competenza territoriale per l’irrogazione della sanzione. È stato chiarito che l’ufficio competente non è quello legato al domicilio fiscale del contribuente, ma la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio fiscale del professionista o del CAF che ha commesso la violazione. Di conseguenza, il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, che sosteneva la competenza dell’ufficio locale, è stato respinto, confermando l’illegittimità dell’atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: la Cassazione Definisce Competenza e Responsabilità

Il ruolo del professionista che appone il visto di conformità sulle dichiarazioni dei redditi è cruciale per il corretto funzionamento del sistema fiscale. Ma cosa accade quando viene commesso un errore e viene apposto un visto di conformità infedele? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale: quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate ha il potere di sanzionare il professionista responsabile. La risposta a questa domanda ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli operatori del settore.

I Fatti del Caso

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730) di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto il visto infedele, contestando delle irregolarità. Di conseguenza, l’ufficio provinciale dell’Agenzia, competente per il territorio di residenza del contribuente, ha iscritto a ruolo e notificato una cartella di pagamento direttamente al professionista. La cartella includeva l’imposta, una sanzione pari al 30% dell’imposta stessa e gli interessi, ovvero le somme che sarebbero state richieste al contribuente.

La Controversia Giudiziaria

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, sollevando due questioni principali: l’incompetenza territoriale dell’ufficio provinciale che aveva emesso l’atto e l’errata quantificazione della sanzione, che, secondo una normativa più favorevole sopravvenuta (lex mitior), avrebbe dovuto essere limitata al 30% della maggiore imposta e non all’intero importo. I giudici di primo grado hanno accolto il ricorso, riconoscendo l’incompetenza dell’ufficio provinciale.

L’Agenzia delle Entrate ha proposto appello, ma la Corte di Giustizia Tributaria di II grado ha dichiarato il gravame inammissibile, sostenendo che l’Agenzia non aveva contestato tutti i motivi di annullamento della sentenza di primo grado. Tuttavia, la stessa Corte d’appello ha anche esaminato il merito della questione, confermando che l’ufficio competente a sanzionare il professionista avrebbe dovuto essere la Direzione Regionale del luogo in cui ha sede il CAF, e non l’ufficio locale del contribuente. Contro questa decisione, l’Agenzia ha presentato ricorso in Cassazione.

Visto di Conformità Infedele e Competenza Territoriale

Il cuore della questione portata davanti alla Suprema Corte riguarda l’individuazione dell’organo competente a sanzionare il professionista per un visto di conformità infedele. L’Agenzia delle Entrate sosteneva la legittimità dell’operato del proprio ufficio provinciale, legato al domicilio del contribuente. Al contrario, il professionista difendeva la tesi secondo cui la competenza spetterebbe alla Direzione Regionale del proprio domicilio fiscale, in quanto autore della violazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, consolidando un principio di diritto già espresso in precedenti sentenze. I giudici hanno chiarito che la responsabilità prevista per chi rilascia un visto di conformità o un’asseverazione infedele ha una funzione non solo di garanzia, ma anche punitiva.

Questa natura sanzionatoria implica l’applicazione delle norme sulla competenza previste per l’irrogazione delle sanzioni. Secondo l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997, la competenza per l’iscrizione a ruolo delle somme dovute dal professionista (imposta, sanzioni e interessi) è attribuita alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista o del CAF che ha commesso l’errore.

Questa regola di competenza, sottolinea la Corte, non può essere derogata. Pertanto, l’atto emesso dall’ufficio provinciale, competente solo per il domicilio del contribuente, è illegittimo per incompetenza funzionale e territoriale. La decisione della corte d’appello, pur con una motivazione parzialmente diversa, era sostanzialmente corretta nel riconoscere l’incompetenza dell’ufficio locale. Di conseguenza, il motivo di ricorso dell’Agenzia è stato respinto, e gli altri motivi (incluso quello sulla lex mitior) sono stati assorbiti, poiché l’illegittimità dell’atto per incompetenza rende superfluo l’esame delle altre questioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un’importante certezza giuridica per i professionisti e i CAF. Viene stabilito in modo inequivocabile che, in caso di contestazioni relative al visto di conformità, l’interlocutore istituzionale competente a irrogare la sanzione è la Direzione Regionale del proprio domicilio fiscale. Questo principio protegge i professionisti da atti emessi da uffici territorialmente non competenti e garantisce un’applicazione uniforme delle norme su tutto il territorio nazionale. La sentenza ribadisce che l’atto emesso da un ufficio incompetente è viziato da illegittimità e deve essere annullato, a prescindere da ogni altra valutazione sul merito della violazione contestata.

In caso di visto di conformità infedele, quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista?
L’ufficio competente è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (o del CAF) che ha commesso la violazione, e non l’ufficio provinciale competente per il domicilio del contribuente.

La responsabilità del professionista per visto di conformità infedele ha natura solo risarcitoria o anche punitiva?
Secondo la Corte di Cassazione, questa responsabilità ha una funzione anche punitiva. È proprio questa natura che giustifica l’applicazione delle regole di competenza specifiche per l’irrogazione delle sanzioni, che radicano la competenza presso il domicilio del trasgressore.

Un atto emesso da un ufficio dell’Agenzia delle Entrate territorialmente incompetente è valido?
No, secondo la sentenza, un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo e deve essere annullato. La violazione delle norme sulla competenza è un vizio che determina la caducazione dell’atto impugnato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati