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Visto di conformità infedele: la competenza territoriale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14792/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di visto di conformità infedele. In caso di errore da parte del professionista, l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a irrogare la sanzione non è quello del domicilio fiscale del contribuente, bensì la direzione regionale dell’Agenzia individuata in base al domicilio fiscale del professionista stesso. La Corte ha ritenuto illegittimo l’atto emesso dall’ufficio territorialmente incompetente, accogliendo il ricorso del professionista e annullando la pretesa fiscale.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: la Competenza è dell’Ufficio del Professionista

Il visto di conformità infedele rappresenta una delle questioni più delicate per i professionisti fiscali, poiché un errore può comportare una responsabilità diretta per imposte, sanzioni e interessi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatta chiarezza su un aspetto procedurale cruciale: quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista? La risposta, come vedremo, ha implicazioni significative per la validità degli atti di riscossione.

Il Caso: La Responsabilità del Professionista

Un professionista abilitato, in qualità di responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), apponeva il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’annualità 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate, tramite la sua direzione provinciale del luogo di domicilio fiscale del contribuente, riscontrava l’infedeltà del visto.

Di conseguenza, l’Agenzia iscriveva a ruolo a carico del professionista una somma pari all’imposta, alla sanzione (30% dell’imposta) e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Il professionista impugnava la cartella di pagamento, sostenendo, tra i vari motivi, l’incompetenza territoriale dell’ufficio che aveva emesso l’atto. A suo avviso, l’ufficio competente non era quello del contribuente, ma la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del proprio domicilio fiscale.

La Questione sulla Competenza per il Visto di Conformità Infedele

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997. Questa norma stabilisce che le violazioni relative al visto di conformità “sono contestate e le relative sanzioni sono irrogate dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”.

L’Agenzia delle Entrate, invece, aveva agito tramite l’ufficio locale competente per il contribuente, ritenendo che la procedura di controllo formale (ex art. 36-ter D.P.R. 600/1973) giustificasse tale competenza. La questione sottoposta alla Corte di Cassazione era quindi se la regola speciale prevista per le violazioni del professionista dovesse prevalere sulla prassi legata al controllo della dichiarazione del singolo contribuente.

L’Analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, stabilendo un principio di diritto chiaro e inequivocabile. Ha affermato che la competenza per l’iscrizione a ruolo nei confronti del soggetto che rilascia un visto di conformità infedele appartiene inderogabilmente alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (“trasgressore”).

I giudici hanno sottolineato che la norma sull’attribuzione della competenza ha una valenza esterna, vincolando sia l’amministrazione sia i cittadini, e non può essere derogata da atti interni o prassi procedurali. La finalità di questa norma è quella di accentrare su base regionale la gestione dei rapporti con i soggetti abilitati a rilasciare i visti, garantendo uniformità e specializzazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni. In primo luogo, il testo dell’art. 39, comma 2, è esplicito nel collegare la competenza al “domicilio fiscale del trasgressore”. La violazione contestata non è l’infedeltà della dichiarazione del contribuente, ma l’apposizione di un visto non veritiero da parte del professionista. È quest’ultimo, quindi, il soggetto “trasgressore”.

In secondo luogo, la responsabilità del professionista, anche se comporta il pagamento di una somma pari all’imposta, ha una funzione anche punitiva e non meramente risarcitoria. È una reazione dell’ordinamento a una violazione specifica, distinta da quella del contribuente. Pertanto, la sua gestione deve seguire le regole di competenza specifiche previste per tale illecito.

Infine, la Corte ha evidenziato che l’esistenza di un flusso di comunicazioni previsto dalla legge tra gli uffici locali e le direzioni regionali dimostra che il legislatore ha volutamente separato la fase di controllo sul contribuente dalla fase di contestazione al professionista, affidando quest’ultima a un ufficio diverso e gerarchicamente sovraordinato.

Le Conclusioni: Un Principio di Diritto Fondamentale

L’ordinanza in esame sancisce che la competenza territoriale in materia di sanzioni per visto di conformità infedele non è un mero dettaglio formale, ma un presupposto di legittimità dell’atto. Un atto emesso da un ufficio incompetente è viziato da illegittimità, che ne comporta la nullità.

Questa decisione rafforza le garanzie per i professionisti, evitando che possano essere chiamati a difendersi in fori diversi sparsi su tutto il territorio nazionale, corrispondenti ai domicili dei vari clienti assistiti. La competenza viene invece radicata in un’unica sede, quella del proprio domicilio fiscale, garantendo maggiore certezza del diritto e una gestione centralizzata del contenzioso.

In caso di visto di conformità infedele, quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a richiedere il pagamento al professionista?
La competenza appartiene alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in ragione del domicilio fiscale del professionista (il ‘trasgressore’) e non dell’ufficio competente per il domicilio fiscale del contribuente assistito.

La responsabilità del professionista per il visto di conformità infedele ha natura solo risarcitoria o anche punitiva?
Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità prevista ha una funzione anche punitiva e non meramente risarcitoria, in quanto costituisce una reazione dell’ordinamento a una specifica violazione commessa dal professionista.

Cosa succede all’atto emesso da un ufficio dell’Agenzia delle Entrate territorialmente incompetente?
L’atto, come la cartella di pagamento, emesso da un ufficio privo di competenza territoriale è illegittimo. Tale illegittimità, se dedotta in giudizio, porta alla nullità dell’atto stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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