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Visto di conformità infedele: la competenza dell’Agenzia

Un professionista ha impugnato una cartella di pagamento per aver apposto un visto di conformità infedele sulla dichiarazione di un cliente. La cartella era stata emessa dall’ufficio provinciale del domicilio del cliente. Il professionista ha eccepito l’incompetenza dell’ufficio, sostenendo che solo la direzione regionale del proprio domicilio fosse competente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997 assegna una competenza funzionale e territoriale esclusiva alla direzione regionale del domicilio del professionista, rendendo nullo l’atto emesso dall’ufficio incompetente.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Competenza è della Direzione Regionale del Professionista

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla responsabilità del professionista che rilascia un visto di conformità infedele. La pronuncia stabilisce un principio cardine in materia di competenza territoriale dell’Agenzia delle Entrate, affermando che solo la Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista può procedere all’iscrizione a ruolo delle somme dovute, e non l’ufficio locale del contribuente assistito. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, definendo con precisione i confini dell’azione dell’amministrazione finanziaria.

I Fatti del Caso: Un Visto e una Cartella di Pagamento

Un professionista, in qualità di responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate rilevava l’infedeltà del visto e procedeva a iscrivere a ruolo, a carico del professionista, l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che l’atto di riscossione era stato emesso dalla Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio del contribuente e non per quello del professionista.

L’Eccezione di Incompetenza e il Percorso Giudiziario

Il professionista impugnava la cartella di pagamento sollevando, tra le varie eccezioni, quella dirimente del difetto di competenza funzionale e territoriale dell’ufficio che aveva emesso l’atto. Secondo la tesi difensiva, la normativa di riferimento, in particolare l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997, riserva tale potere esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio fiscale del professionista ‘trasgressore’.

Mentre i giudici di merito avevano rigettato tale eccezione, la questione è approdata dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a stabilire se la norma sulla competenza fosse applicabile anche nel caso di riscossione diretta tramite ruolo, senza un preventivo atto di contestazione formale.

Visto di Conformità Infedele e Competenza dell’Agenzia: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha annullato la cartella di pagamento. Il principio di diritto affermato è netto: la responsabilità derivante da un visto di conformità infedele deve essere perseguita esclusivamente dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista. L’atto emesso da un ufficio diverso, come la Direzione Provinciale del domicilio del contribuente, è viziato da incompetenza e, pertanto, illegittimo.

Le Motivazioni: Una Regola di Competenza Esclusiva

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi dell’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma, secondo gli Ermellini, istituisce una regola di competenza speciale, funzionale e territoriale, che non ammette deroghe. La sua ratio è duplice: da un lato, accentrare a livello regionale la gestione dei rapporti con i soggetti abilitati al rilascio dei visti, garantendo uniformità di trattamento; dall’altro, tutelare il professionista, evitando che possa essere chiamato a difendersi in una molteplicità di fori corrispondenti ai domicili fiscali dei suoi assistiti sparsi sul territorio nazionale.

La Corte ha precisato che tale regola di competenza non viene meno per il solo fatto che l’amministrazione proceda con l’iscrizione a ruolo diretta, anziché con il tradizionale procedimento sanzionatorio. La ‘violazione’ che fa scattare la competenza regionale è l’apposizione del visto infedele, a prescindere dalle modalità procedurali con cui le conseguenze vengono attuate. La natura della responsabilità del professionista, pur avendo una chiara funzione punitiva, non modifica questa regola procedurale. La violazione delle norme sulla competenza, essendo stabilita da una fonte legislativa, non può essere derogata da prassi o atti interni dell’amministrazione e comporta la nullità assoluta dell’atto emesso dall’ufficio incompetente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Professionisti e Agenzia

La sentenza ha conseguenze operative di grande rilievo. Per i professionisti (commercialisti, consulenti, responsabili CAF), essa rappresenta un’importante garanzia: sanno con certezza che l’unico interlocutore legittimato a contestare il loro operato in materia di visti è la Direzione Regionale del proprio domicilio. Questo semplifica notevolmente la gestione di eventuali contenziosi. Per l’Agenzia delle Entrate, la pronuncia impone un preciso schema operativo: gli uffici locali che, durante un controllo sulla dichiarazione del contribuente, rilevano un visto infedele, non possono agire direttamente contro il professionista, ma devono trasmettere una segnalazione alla Direzione Regionale competente affinché questa proceda. Qualsiasi atto emesso in violazione di questa regola è nullo e può essere annullato in sede giudiziaria, costituendo un solido motivo di impugnazione.

In caso di visto di conformità infedele, quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate può iscrivere a ruolo le somme a carico del professionista?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza esclusiva appartiene alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il trasgressore), e non all’ufficio locale del contribuente assistito.

Cosa succede se la cartella di pagamento viene emessa da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto emesso da un ufficio incompetente è illegittimo e deve essere annullato. Secondo la Corte, la violazione delle norme sulla competenza, stabilite per legge, determina la nullità dell’atto impugnato.

La responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura risarcitoria o sanzionatoria secondo la Corte?
La Corte riconosce che la responsabilità del professionista ha una funzione anche punitiva. Tuttavia, sottolinea che, indipendentemente dalla qualificazione come sanzione o risarcimento, la regola di competenza prevista dall’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997 si applica comunque, poiché è legata alla ‘violazione’ commessa dal professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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