LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Visto di conformità infedele: la competenza del Fisco

Un professionista ha contestato una cartella di pagamento emessa per un visto di conformità infedele. La Corte di Cassazione ha annullato l’atto, stabilendo un principio fondamentale sulla competenza: l’ufficio autorizzato a procedere è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista, non quella del contribuente. La violazione di questa regola di competenza rende l’atto illegittimo e quindi nullo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di conformità infedele: la competenza è del Fisco del professionista

Il ruolo del professionista che appone il visto di conformità sulle dichiarazioni fiscali è cruciale per il corretto funzionamento del sistema tributario. Ma cosa succede quando questo visto si rivela errato? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 14745/2024 fa luce su un aspetto procedurale di fondamentale importanza: la competenza territoriale dell’ufficio fiscale a sanzionare il professionista per un visto di conformità infedele. La Corte ha stabilito che la violazione delle regole di competenza non è una mera irregolarità, ma un vizio che porta alla nullità dell’atto impositivo.

I Fatti del Caso: un Visto Sotto la Lente d’Ingrandimento

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro Autorizzato (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate rilevava un’infedeltà nel visto e procedeva a iscrivere a ruolo, a carico del professionista, una somma pari all’imposta, alle sanzioni e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente.

La cartella di pagamento veniva notificata al professionista, che la impugnava davanti alla Commissione Tributaria Provinciale. Il motivo principale del ricorso era un vizio di incompetenza: l’atto era stato emesso dall’ufficio provinciale del domicilio del contribuente (Vercelli), mentre, secondo il professionista, la legge designava come competente la direzione regionale del proprio domicilio fiscale (Roma).

La Questione Giuridica: Chi è Competente a Sanzionare?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 39 del D.Lgs. n. 241/1997. In particolare, il secondo comma di tale articolo stabilisce che le violazioni relative al visto di conformità “sono contestate e le relative sanzioni sono irrogate dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che tale norma riguardasse solo le sanzioni in senso stretto e non la richiesta di pagamento dell’imposta, e che la competenza dovesse seguire quella del controllo sul contribuente. I giudici di secondo grado avevano accolto questa tesi, ritenendo la ripartizione delle competenze una questione di rilevanza puramente interna all’Amministrazione.

La Decisione della Cassazione e il Visto di Conformità Infedele

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del professionista. I giudici hanno affermato un principio di diritto chiaro e di grande impatto pratico.

La Regola sulla Competenza Territoriale

La Corte ha chiarito che la norma contenuta nell’art. 39, comma 2, D.Lgs. n. 241/1997 non è una semplice indicazione organizzativa interna. Al contrario, essa stabilisce una regola di competenza funzionale e territoriale esclusiva, che ha valenza esterna e vincola l’azione dell’Amministrazione finanziaria. La ratio di questa norma è quella di accentrare, su base regionale e in relazione al domicilio del professionista, la gestione del contenzioso derivante dal rilascio di visti. Questo evita che un professionista con clienti in tutta Italia possa essere chiamato a difendersi in una miriade di sedi diverse.

La Natura Sanzionatoria della Responsabilità

La Corte ha inoltre analizzato la natura della responsabilità del professionista in caso di visto di conformità infedele. Anche se la richiesta di pagamento comprende l’imposta e gli interessi, l’intera obbligazione nasce da una ‘violazione’ (l’apposizione di un visto errato) e ha una funzione punitiva e deterrente, non meramente risarcitoria. Questa natura sanzionatoria rafforza l’applicazione delle specifiche regole di competenza previste dalla legge per l’irrogazione delle sanzioni.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la distribuzione della competenza tramite una legge è un atto con valenza esterna, che vincola sia l’amministrazione sia i cittadini. Tale regola non può essere derogata da un atto unilaterale dell’amministrazione e serve a garantire non solo il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione, ma anche i diritti dei soggetti coinvolti. La previsione di un flusso di comunicazioni dagli uffici locali alle direzioni regionali competenti, contenuta nello stesso articolo 39, conferma che il legislatore ha volutamente attribuito la competenza a un ufficio diverso da quello che esegue il controllo sulla dichiarazione del contribuente. L’emissione di un atto da parte di un ufficio privo di competenza per legge costituisce un vizio che ne determina l’illegittimità e la conseguente nullità, che deve essere fatta valere in giudizio dalla parte interessata.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 14745/2024 della Corte di Cassazione stabilisce un punto fermo a tutela dei professionisti che rilasciano il visto di conformità. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Competenza Esclusiva: L’unico ufficio competente a contestare e irrogare sanzioni per un visto infedele è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista.
2. Nullità dell’Atto: Un atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente (ad esempio, quello del domicilio del contribuente) è illegittimo e deve essere annullato dal giudice tributario se impugnato.
3. Tutela del Professionista: Questa regola protegge il professionista dal dover affrontare contenziosi in fori diversi da quello naturale legato al proprio domicilio fiscale, concentrando la responsabilità in un’unica sede regionale.

Chi è l’ufficio competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
L’ufficio competente è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il ‘trasgressore’), e non quella del domicilio fiscale del contribuente assistito.

Cosa succede se l’atto di accertamento viene emesso da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto è illegittimo e, se impugnato dal professionista per questo motivo, deve essere annullato dal giudice. La violazione delle norme sulla competenza territoriale stabilite per legge non è una mera irregolarità, ma un vizio che inficia la validità dell’atto.

La responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura solo risarcitoria o anche punitiva?
Secondo la Corte, la responsabilità ha una funzione anche punitiva. Essa scaturisce da una specifica violazione (l’infedeltà del visto) e costituisce una reazione dell’ordinamento a tale comportamento, giustificando l’applicazione delle regole di competenza previste per le sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati