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Visto di conformità infedele: la competenza

Un professionista è stato sanzionato per l’emissione di un visto di conformità infedele. La Corte di Cassazione ha annullato l’atto sanzionatorio perché emesso da un ufficio territorialmente incompetente. Secondo la Corte, la competenza a sanzionare il professionista spetta esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui il professionista ha il domicilio fiscale, e non a quella del contribuente assistito. Questa regola, prevista dall’art. 39 del D.Lgs. 241/1997, ha carattere funzionale ed esclusivo e la sua violazione determina l’illegittimità dell’atto.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Stabilisce la Competenza Territoriale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito un punto fondamentale in materia di responsabilità professionale per l’apposizione di un visto di conformità infedele. La pronuncia stabilisce in modo inequivocabile quale sia l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente a irrogare le sanzioni nei confronti del professionista. La decisione sottolinea che la violazione delle norme sulla competenza territoriale determina l’illegittimità dell’atto impositivo, offrendo un importante strumento di difesa per i professionisti del settore.

I Fatti del Caso

Un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), apponeva il proprio visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate di Milano, competente per il domicilio fiscale del contribuente, riteneva il visto infedele. Di conseguenza, notificava al professionista una cartella di pagamento per l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Il professionista, con domicilio fiscale a Roma, impugnava la cartella, eccependo, tra i vari motivi, l’incompetenza territoriale dell’ufficio di Milano. Sosteneva che, in base alla normativa vigente, la competenza a contestare la violazione e a irrogare le sanzioni spettasse alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate di Roma. Dopo i giudizi di primo e secondo grado, la questione è giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Competenza in caso di Visto di Conformità Infedele

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma stabilisce che le violazioni relative al visto di conformità sono contestate e le sanzioni irrogate dalla “direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore”. La Corte Suprema ha affermato che questa disposizione individua una competenza funzionale e territoriale esclusiva. La scelta del legislatore è stata quella di accentrare la gestione del rapporto con i professionisti abilitati presso la Direzione Regionale del loro domicilio fiscale. Lo scopo è duplice: garantire un’applicazione uniforme delle norme e evitare che un professionista debba difendersi in numerosi fori diversi, sparsi sul territorio nazionale, corrispondenti ai domicili dei suoi assistiti. Pertanto, l’ufficio provinciale che rileva l’irregolarità nella dichiarazione del contribuente deve limitarsi a segnalare la violazione alla Direzione Regionale competente per il professionista.

La Natura Punitiva della Responsabilità del Professionista

Un altro aspetto rilevante analizzato dalla Corte è la natura della responsabilità del professionista per il visto di conformità infedele. Sebbene la richiesta di pagamento sia commisurata all’imposta, sanzioni e interessi dovuti dal contribuente, la Corte ha riconosciuto che tale obbligazione ha una funzione anche punitiva. Non si tratta di un mero risarcimento del danno, ma di una reazione dell’ordinamento a una violazione specifica: l’infedeltà del visto. Questa qualificazione rafforza l’idea che debbano essere applicate le specifiche norme procedurali previste in materia sanzionatoria, inclusa la regola sulla competenza territoriale. La stessa collocazione della norma nel corpo di un articolo intitolato “Sanzioni” conferma questa interpretazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso del professionista. Ha chiarito che la regola sulla competenza prevista dall’art. 39 del D.Lgs. 241/1997 non può essere derogata. L’attribuzione della competenza per legge a un determinato ufficio ha valenza esterna, vincolando sia l’Amministrazione finanziaria sia i cittadini. Un atto emesso da un ufficio privo di competenza è affetto da un vizio di illegittimità che ne causa la nullità. Nel caso specifico, l’iscrizione a ruolo e la conseguente cartella di pagamento avrebbero dovuto essere disposte dalla Direzione Regionale di Roma e non dall’ufficio provinciale di Milano. La violazione di questa norma procedurale ha reso l’intero atto impugnato invalido, a prescindere da ogni valutazione sul merito della presunta infedeltà del visto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha annullato la cartella di pagamento. Questa ordinanza rappresenta un precedente di grande importanza per tutti i professionisti che rilasciano il visto di conformità. Stabilisce un principio chiaro: l’Amministrazione finanziaria deve rispettare scrupolosamente le norme sulla competenza. Un professionista chiamato a rispondere per un presunto visto infedele deve sempre verificare che l’atto sanzionatorio provenga dalla Direzione Regionale del proprio domicilio fiscale. In caso contrario, l’atto è illegittimo e può essere annullato, costituendo un vizio assorbente rispetto a qualsiasi altra contestazione.

Chi è competente a emettere sanzioni per un visto di conformità infedele?
La competenza esclusiva spetta alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (o del CAF) che ha rilasciato il visto, non all’ufficio competente per il contribuente.

Cosa succede se un atto sanzionatorio per visto infedele è emesso da un ufficio incompetente?
L’atto è illegittimo e deve essere annullato. La violazione delle norme sulla competenza costituisce un vizio che invalida il provvedimento, indipendentemente dal fatto che la violazione sia stata effettivamente commessa.

La responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura risarcitoria o punitiva?
Secondo la Corte di Cassazione, questa responsabilità ha una funzione anche punitiva. Non si limita a un risarcimento, ma costituisce una sanzione per la violazione commessa dal professionista, il che giustifica l’applicazione di specifiche regole procedurali, come quella sulla competenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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