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Visto di conformità infedele: competenza territoriale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sulla responsabilità del professionista che appone un visto di conformità infedele su una dichiarazione fiscale. La Corte ha annullato una cartella di pagamento perché emessa da un ufficio territorialmente incompetente. È stato chiarito che la competenza per irrogare la sanzione non appartiene all’ufficio locale del contribuente, ma alla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate del luogo di domicilio fiscale del professionista stesso, data la natura punitiva della responsabilità.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Competenza è del Fisco del Professionista

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso cruciale per tutti i professionisti fiscali, stabilendo un principio procedurale di grande importanza in materia di visto di conformità infedele. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha chiarito quale sia l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competente a contestare e sanzionare il professionista che commette un errore nell’apposizione del visto. La risposta non è scontata e sposta il baricentro dell’azione accertatrice dalla sede del contribuente a quella del professionista.

I Fatti del Caso: Un Visto e la Conseguente Sanzione

Un professionista abilitato, nell’ambito della sua attività per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi Modello 730 di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate di Palermo, ufficio competente per il domicilio fiscale del contribuente, riscontrava l’infedeltà del visto.

Di conseguenza, l’ufficio procedeva all’iscrizione a ruolo a carico del professionista di una somma pari all’imposta, alle sanzioni e agli interessi che sarebbero stati dovuti dal contribuente, notificandogli la relativa cartella di pagamento. Il professionista impugnava l’atto, sollevando due questioni principali: l’applicazione di una normativa più favorevole sopravvenuta (lex mitior) e, soprattutto, l’incompetenza territoriale dell’ufficio di Palermo.

La Controversia sulla Competenza Territoriale

Il punto centrale del ricorso del professionista, che si è rivelato decisivo, riguardava l’individuazione dell’ufficio legittimato ad agire. Secondo la sua difesa, l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997 stabilisce che la competenza per contestare le violazioni relative al visto di conformità spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del trasgressore (cioè il professionista), e non del contribuente assistito. Nel caso di specie, il professionista aveva il proprio domicilio fiscale a Roma, non a Palermo.

La Responsabilità per Visto di Conformità Infedele e la Competenza

La questione sottoposta alla Corte di Cassazione era quindi di natura prettamente procedurale, ma con effetti sostanziali dirompenti. Se un atto viene emesso da un organo incompetente, esso è viziato da illegittimità e può essere annullato. La Corte, accogliendo il ricorso incidentale del professionista, ha confermato questa tesi, basandosi su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha affermato che la responsabilità del professionista per il rilascio di un visto di conformità infedele, secondo la normativa applicabile al caso (ratione temporis), ha una funzione anche punitiva. Questa natura sanzionatoria è fondamentale per determinare la competenza.

Il legislatore, con l’art. 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997, ha stabilito una regola di competenza funzionale e territoriale inderogabile. La norma individua in modo esplicito la competenza nella direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista. Qualsiasi atto emesso in violazione di questa regola è illegittimo.

La Corte ha ribadito che questa attribuzione di competenza non può essere derogata, né può essere considerata valida un’azione intrapresa dall’ufficio locale del contribuente. Pertanto, l’iscrizione a ruolo effettuata dall’ufficio di Palermo era nulla per incompetenza. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso originario del professionista, annullando l’atto impositivo. Tutte le altre questioni, inclusa quella relativa all’entità della sanzione, sono state assorbite dalla decisione sulla nullità dell’atto per vizio di competenza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela procedurale ai professionisti fiscali. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Chiara regola di competenza: L’unico organo che può sanzionare un professionista per un visto infedele è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del suo domicilio fiscale.
2. Nullità degli atti: Gli atti emessi da un ufficio territorialmente incompetente (ad esempio, quello del contribuente) sono illegittimi e possono essere annullati in giudizio.
3. Strumento di difesa: I professionisti che ricevono contestazioni da uffici diversi da quello territorialmente competente hanno un solido motivo di ricorso per far dichiarare la nullità dell’atto, a prescindere dal merito della contestazione stessa.

La decisione riafferma il principio secondo cui le regole sulla competenza non sono mere formalità, ma garanzie essenziali per il corretto esercizio del potere impositivo e sanzionatorio da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza esclusiva e inderogabile spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui il professionista (il ‘trasgressore’) ha il proprio domicilio fiscale.

Cosa succede se la contestazione o la cartella di pagamento viene emessa da un ufficio incompetente, come quello del contribuente?
L’atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo. Di conseguenza, l’iscrizione a ruolo e la successiva cartella di pagamento devono essere annullate se impugnate in giudizio.

La responsabilità del professionista per visto infedele ha natura risarcitoria o punitiva?
La Corte chiarisce che la responsabilità prevista dalla norma applicabile ai fatti di causa (precedente alla modifica del 2019) ha anche una funzione punitiva, e proprio questa natura giustifica l’applicazione della regola di competenza legata al domicilio del trasgressore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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