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Visto di conformità infedele: competenza territoriale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7803/2025, ha annullato una cartella di pagamento emessa nei confronti di un professionista per un visto di conformità infedele. La Corte ha stabilito che la competenza a irrogare la sanzione non appartiene all’ufficio del domicilio fiscale del contribuente, bensì alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il domicilio fiscale del professionista che ha commesso la violazione. L’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato dichiarato illegittimo.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Sancisce la Competenza Territoriale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto fine a una controversia riguardante le conseguenze di un visto di conformità infedele, stabilendo un principio fondamentale sulla competenza territoriale dell’Agenzia delle Entrate. La decisione chiarisce quale ufficio ha il potere di sanzionare il professionista responsabile, annullando gli atti emessi dall’ufficio sbagliato e offrendo una garanzia procedurale cruciale per i professionisti del settore.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condotta di un professionista che, in qualità di responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro Autorizzato (CAF), aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi (Modello 730/2015) di un contribuente. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate di Palermo, competente per il domicilio del contribuente, ha riscontrato che il visto era infedele.

Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria ha iscritto a ruolo, a carico del professionista, l’imposta, gli interessi e una sanzione pari al 30%, notificandogli la relativa cartella di pagamento. Il professionista ha impugnato l’atto per due motivi principali:
1. Applicazione della lex mitior: sosteneva che una legge successiva più favorevole limitava la sua responsabilità al solo pagamento di una somma pari al 30% della maggiore imposta, escludendo l’imposta stessa e gli interessi.
2. Incompetenza territoriale: eccepiva che l’atto era stato emesso dall’ufficio provinciale di Palermo, mentre la legge (art. 39, comma 2, D.Lgs. 241/1997) attribuiva la competenza alla direzione regionale del suo domicilio fiscale (nella specie, Roma).

Il Percorso Giudiziario

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto parzialmente il ricorso, applicando il principio del favor rei e riducendo la pretesa erariale. Successivamente, la Corte di Giustizia Tributaria di II grado aveva confermato la decisione, respingendo sia l’appello principale dell’Agenzia delle Entrate sia quello incidentale del professionista. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Questione della Competenza nel Visto di Conformità Infedele

Il nodo centrale della decisione della Suprema Corte è stato il primo motivo del ricorso incidentale del professionista, relativo all’incompetenza dell’ufficio che aveva emesso l’atto. La Corte ha ritenuto questo motivo pregiudiziale e assorbente rispetto a tutte le altre questioni, inclusa quella sulla misura della sanzione.

La domanda a cui la Cassazione ha dovuto rispondere era: in caso di visto di conformità infedele, chi ha il potere di agire contro il professionista? L’ufficio del contribuente la cui dichiarazione è errata, o l’ufficio del professionista che ha commesso l’errore?

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo del professionista, dichiarando fondata l’eccezione di incompetenza territoriale. Richiamando un consolidato e recente orientamento giurisprudenziale, i Giudici hanno affermato che la responsabilità prevista dall’art. 39 del D.Lgs. 241/1997 a carico di chi rilascia un visto infedele ha una funzione anche punitiva.

Per questa ragione, la norma individua in modo specifico e inderogabile l’autorità competente a contestare la violazione e a irrogare la sanzione: la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore, ovvero del professionista stesso.

La Corte ha chiarito che questa regola sulla competenza non può essere derogata. Pertanto, l’atto emesso dall’ufficio provinciale del domicilio del contribuente è stato ritenuto illegittimo, poiché proveniente da un organo privo del potere di procedere. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha annullato l’originaria cartella di pagamento.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica per tutti i professionisti che rilasciano visti di conformità. Un atto di accertamento o una cartella di pagamento emessa per un visto di conformità infedele da un ufficio territorialmente incompetente (come quello del domicilio del contribuente anziché del professionista) è invalido e deve essere annullato. Questa decisione rafforza le garanzie procedurali a difesa dei professionisti, i quali devono prestare massima attenzione a questo specifico vizio formale nel contestare eventuali pretese da parte dell’Amministrazione Finanziaria. La violazione delle norme sulla competenza non è una mera irregolarità, ma una causa di illegittimità dell’intero procedimento sanzionatorio.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare il professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza esclusiva spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del territorio in cui il professionista (il ‘trasgressore’) ha il proprio domicilio fiscale.

Cosa succede se l’atto di accertamento viene emesso da un ufficio territorialmente incompetente?
L’atto emesso da un ufficio territorialmente incompetente è illegittimo e, di conseguenza, deve essere annullato. La violazione delle norme sulla competenza non è una semplice irregolarità, ma un vizio che invalida l’intero atto.

La responsabilità del professionista per visto infedele ha natura solo risarcitoria o anche punitiva?
La Corte di Cassazione ha ribadito che la responsabilità del professionista in questi casi ha anche una funzione punitiva. È proprio questa natura che giustifica l’applicazione della regola di competenza legata al domicilio del trasgressore, anziché a quello del contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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