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Visto di conformità infedele: competenza e nullità

Un professionista ha contestato una cartella di pagamento per un visto di conformità infedele, sostenendo che fosse stata emessa da un ufficio territorialmente incompetente. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la competenza a sanzionare il professionista spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del suo domicilio fiscale, non a quella del contribuente. Di conseguenza, l’atto è stato dichiarato nullo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Annulla l’Atto per Incompetenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori su un aspetto procedurale cruciale in materia di visto di conformità infedele. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’atto con cui l’Amministrazione finanziaria contesta la responsabilità del professionista è nullo se emesso da un ufficio territorialmente incompetente. Questa decisione rappresenta una tutela significativa per i professionisti abilitati, chiarendo definitivamente i confini del potere impositivo del Fisco in queste delicate fattispecie.

I Fatti del Caso: Un Professionista di Fronte al Fisco

La vicenda ha origine dal controllo formale di una dichiarazione dei redditi Modello 730 per l’anno d’imposta 2014. Un professionista, in qualità di responsabile di un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), aveva apposto il proprio visto di conformità sulla dichiarazione di un contribuente. A seguito di una verifica, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto tale visto ‘infedele’, ovvero non corretto.

Di conseguenza, l’ufficio provinciale dell’Agenzia, competente per il domicilio fiscale del contribuente assistito, ha iscritto a ruolo e notificato una cartella di pagamento direttamente al professionista. La richiesta comprendeva l’imposta, le sanzioni e gli interessi che sarebbero stati altrimenti richiesti al contribuente.

Il professionista ha impugnato l’atto, sollevando una questione pregiudiziale determinante: l’incompetenza dell’ufficio che aveva proceduto. Secondo la sua difesa, la legge individuava un’autorità diversa e specifica per questo tipo di contestazioni.

La Questione di Competenza e il Visto di Conformità Infedele

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma, secondo il ricorrente, affida la competenza a contestare le violazioni e irrogare le sanzioni relative al visto di conformità infedele alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del trasgressore (cioè il professionista), non all’ufficio provinciale competente per il contribuente.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto questa tesi, considerandola una questione di ripartizione interna degli uffici finanziari, ininfluente sulla legittimità dell’atto. La Corte di Cassazione, tuttavia, è giunta a conclusioni diametralmente opposte.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Competenza

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso del professionista, annullando senza rinvio la sentenza impugnata e, di conseguenza, l’atto impositivo originario. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa della normativa e della sua ratio.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che la regola sulla competenza prevista dall’art. 39 non è una mera norma organizzativa interna, ma una disposizione di legge con valenza esterna, posta a garanzia del soggetto sanzionato. La sua violazione, pertanto, non costituisce una semplice irregolarità, ma un vizio di incompetenza che determina l’illegittimità dell’atto.

Le principali motivazioni sono:
1. Centralizzazione della Competenza: La scelta del legislatore di accentrare la competenza presso la direzione regionale del domicilio del professionista ha lo scopo di creare un unico interlocutore per il Fisco. Questo evita che il professionista debba difendersi in molteplici fori sparsi sul territorio nazionale, corrispondenti ai domicili fiscali dei suoi vari clienti.
2. Natura Punitiva della Responsabilità: La Corte ha riconosciuto che la responsabilità per il visto di conformità infedele ha una funzione anche punitiva. Questa natura sanzionatoria impone un rispetto ancora più stringente delle regole procedurali, inclusa quella sulla competenza dell’organo che irroga la sanzione.
3. Nullità dell’Atto: Poiché l’iscrizione a ruolo è stata effettuata da un ufficio (la direzione provinciale del luogo del contribuente) diverso da quello funzionalmente e territorialmente competente per legge (la direzione regionale del luogo del professionista), l’atto impositivo e la conseguente cartella di pagamento sono stati dichiarati nulli.

Le conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti che rilasciano visti di conformità. Innanzitutto, stabilisce un chiaro baluardo procedurale: l’Amministrazione Finanziaria non può scegliere discrezionalmente quale ufficio avviare il procedimento sanzionatorio. I professionisti che ricevono una contestazione per un visto infedele devono, come prima cosa, verificare la competenza dell’ufficio mittente. Un errore su questo punto da parte del Fisco può portare all’annullamento totale della pretesa, assorbendo ogni altra questione di merito. La decisione della Cassazione, infatti, ha reso superfluo esaminare gli altri motivi di ricorso, come l’applicazione di una sanzione più favorevole (lex mitior) o l’effettiva infedeltà del visto, poiché l’atto era viziato alla radice.

Qual è l’organo competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza esclusiva spetta alla direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il trasgressore), e non all’ufficio competente per il domicilio del contribuente assistito.

Cosa succede se l’atto sanzionatorio viene emesso da un ufficio dell’Agenzia delle Entrate incompetente?
L’atto emesso da un ufficio incompetente è illegittimo e, di conseguenza, nullo. La violazione delle norme sulla competenza non è una semplice irregolarità formale, ma un vizio che invalida l’intero provvedimento ab origine.

La responsabilità del professionista per il visto infedele ha natura risarcitoria o sanzionatoria?
La Corte chiarisce che la responsabilità prevista dall’art. 39, co. 1, lett. a), del d.lgs. n. 241/1997 ha una funzione anche punitiva. Questo rafforza l’importanza di applicare rigorosamente le regole procedurali previste per l’irrogazione delle sanzioni, inclusa quella sulla competenza territoriale e funzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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