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Vendita fabbricato da demolire: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19953/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia fiscale: la vendita di un fabbricato da demolire non può essere riqualificata come vendita di terreno edificabile ai fini dell’imposta di registro. La tassazione deve basarsi sulla natura giuridica dell’atto al momento della stipula, senza considerare elementi futuri o esterni come i permessi di costruire o le intenzioni dell’acquirente. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate, uniformando l’interpretazione per imposte dirette e indirette.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Vendita Fabbricato da Demolire: No alla Riqualificazione Fiscale

La Corte di Cassazione, con una recente e importante ordinanza, ha posto fine a un’annosa questione fiscale: la vendita di un fabbricato da demolire può essere considerata, ai fini fiscali, come una cessione di area edificabile? La risposta dei giudici è stata un netto no, stabilendo un principio di diritto che uniforma l’interpretazione per imposte dirette e indirette, offrendo maggiore certezza ai contribuenti.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava la vendita di un complesso immobiliare a uso industriale e abitativo. L’acquirente, una società immobiliare, aveva già ottenuto dal Comune un permesso per l’ampliamento, previa demolizione degli edifici esistenti, al fine di costruire nuove unità abitative. A seguito della compravendita, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento, rettificando il valore dell’immobile e riqualificando l’operazione. Secondo l’Ufficio, non si trattava della vendita di un fabbricato, bensì di un’area edificabile, data l’intenzione, già concretizzata dal permesso a costruire, di demolire e ricostruire. Questa riqualificazione comportava l’applicazione di un’aliquota dell’imposta di registro maggiore (dall’8% anziché il 7%) e il recupero di maggiori imposte.

La Riqualificazione nella vendita fabbricato da demolire

La tesi dell’amministrazione finanziaria si basava sull’interpretazione della sostanza economica dell’operazione. Poiché lo scopo finale dell’acquirente era quello di sfruttare il potenziale edificatorio del terreno sottostante, l’oggetto reale della vendita non era l’edificio in sé, destinato a essere demolito, ma il terreno su cui sorgeva. Elementi come il permesso a costruire, ottenuto prima dell’atto di vendita, e la successiva demolizione venivano considerati prove inconfutabili della reale volontà delle parti.

I contribuenti hanno impugnato l’atto impositivo, sostenendo che l’operazione dovesse essere tassata per quello che era giuridicamente: la vendita di un fabbricato esistente. La controversia è giunta fino alla Corte di Cassazione dopo decisioni contrastanti nei gradi di merito.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha affrontato la questione con un’analisi approfondita, richiamando la normativa nazionale (in particolare l’art. 20 del D.P.R. 131/1986 sull’imposta di registro), la giurisprudenza della Corte Costituzionale e i principi del diritto europeo.

I giudici hanno sottolineato come, a seguito delle recenti modifiche normative e delle sentenze costituzionali, l’imposta di registro debba essere applicata sulla base della natura intrinseca e degli effetti giuridici dell’atto presentato per la registrazione. Non è possibile fare riferimento a elementi ‘extratestuali’ (esterni all’atto) o a fatti successivi per riqualificare il negozio giuridico.

La Corte ha creato un parallelismo con la disciplina delle imposte dirette, dove è pacifico che la cessione di un edificio non generi una plusvalenza tassabile come cessione di area edificabile, anche se l’alienante o l’acquirente intendano demolirlo.

Il Principio di Diritto sulla vendita fabbricato da demolire

Sulla base di queste premesse, la Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: la vendita di un fabbricato da demolire non è, di per sé, riqualificabile come vendita di terreno edificabile ai sensi dell’art. 20 del D.P.R. 131/1986. La semplice menzione nell’atto di un titolo edilizio che autorizza la demolizione e la ricostruzione non è un elemento sufficiente a modificare la natura dell’oggetto della compravendita, che rimane un edificio e non un’area nuda.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione della legge. L’atto da registrare è la compravendita di un bene che, al momento della stipula, è un fabbricato. La sua futura trasformazione è un evento posteriore, dipendente dalla volontà dell’acquirente, e non può retroattivamente cambiarne la natura giuridica ai fini fiscali. Permettere all’amministrazione finanziaria di basare l’accertamento su intenzioni e atti collegati, ma esterni al negozio principale, significherebbe violare il principio di certezza del diritto. La Corte ha chiarito che l’unico strumento per contestare l’operazione sotto un profilo elusivo è l’applicazione della norma sull’abuso del diritto (art. 10-bis dello Statuto del Contribuente), che richiede però garanzie procedurali specifiche, non seguite in questo caso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una vittoria per la certezza giuridica nei rapporti tra Fisco e contribuente. Le implicazioni pratiche sono notevoli: gli operatori immobiliari possono ora procedere all’acquisto di immobili da riqualificare con la sicurezza che la transazione sarà tassata per la sua natura effettiva (cessione di fabbricato) e non sulla base di presunzioni legate a progetti futuri. Si consolida così un orientamento univoco che limita il potere di riqualificazione dell’Agenzia delle Entrate, ancorandolo strettamente al contenuto e agli effetti giuridici dell’atto registrato, in linea con i principi nazionali ed europei.

La vendita di un edificio destinato alla demolizione può essere tassata come vendita di un’area edificabile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la vendita di un fabbricato, anche se destinato alla demolizione, non può essere riqualificata come vendita di terreno edificabile ai fini dell’imposta di registro. La tassazione deve basarsi sulla natura del bene al momento della vendita.

Quali elementi può considerare l’Agenzia delle Entrate per determinare l’imposta su una compravendita?
Secondo la sentenza, l’imposta va applicata in relazione alla natura intrinseca e agli effetti giuridici dell’atto da registrare. Non si possono considerare elementi extratestuali, come il comportamento delle parti prima o dopo la stipula o atti collegati (es. permessi a costruire), per riqualificare l’operazione.

Questo principio vale sia per le imposte dirette che per quelle indirette?
Sì. La Corte ha affermato che la decisione si pone in linea con una ricostruzione uniforme della fattispecie sia ai fini delle imposte dirette (come le plusvalenze su terreni edificabili) che ai fini delle imposte indirette (come l’imposta di registro), garantendo coerenza nell’ordinamento fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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