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Valori OMI: non bastano per l’accertamento fiscale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21661/2025, ha stabilito che i Valori OMI non sono sufficienti da soli per fondare un avviso di accertamento per un maggior valore immobiliare. L’Agenzia delle Entrate deve fornire prove aggiuntive e concrete, come dati comparativi, per motivare la rettifica. Il ricorso di una contribuente, la cui valutazione immobiliare era stata aumentata basandosi unicamente sui valori OMI massimi, è stato accolto. La Corte ha cassato la sentenza precedente, sottolineando che le stime OMI sono solo presunzioni e non possono sostituire una stima puntuale e motivata.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valori OMI Insufficienti per l’Accertamento: La Cassazione Fissa i Limiti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per il contenzioso tributario immobiliare: l’utilizzo dei Valori OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) negli avvisi di accertamento. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: le quotazioni OMI, da sole, non costituiscono una prova sufficiente per giustificare la rettifica del valore di un immobile dichiarato in un atto di compravendita. Questa decisione rafforza le tutele per il contribuente, chiarendo gli oneri probatori a carico dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’impugnazione di un avviso di rettifica e liquidazione per l’imposta di registro, emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una contribuente. L’Ufficio aveva rideterminato in aumento il valore venale di due appartamenti oggetto di un atto di trasferimento, basando la propria valutazione esclusivamente sulle quotazioni OMI. In particolare, l’accertamento si fondava sull’applicazione dei valori massimi indicati dall’Osservatorio.

La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto solo parzialmente l’appello della contribuente, rideterminando il valore complessivo a una cifra intermedia tra quella dichiarata e quella accertata. Insoddisfatta della decisione, la contribuente ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione di legge per l’illegittimità di un atto impositivo fondato unicamente su presunzioni come i valori OMI.

La Decisione della Corte e l’Inadeguatezza dei Valori OMI

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno chiarito che l’Ufficio avrebbe dovuto motivare adeguatamente l’atto impositivo, non limitandosi a un generico richiamo ai Valori OMI, ma individuando concreti dati comparativi di riscontro. Nel caso specifico, tali dati erano totalmente assenti.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo direttamente nel merito, ha accolto il ricorso originario della contribuente, annullando di fatto l’accertamento dell’Agenzia. Questa decisione evidenzia come un accertamento basato su elementi privi, in sé, di “precisione e gravità” sia illegittimo.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Le quotazioni OMI, si legge nell’ordinanza, esprimono un intervallo di valore (minimo e massimo) per unità di superficie, riferite a unità immobiliari “ordinarie” e situate in un ambito territoriale omogeneo. Esse non costituiscono una fonte di prova tipica, ma piuttosto uno strumento di ausilio e indirizzo per l’esercizio della potestà di valutazione estimativa dell’Ufficio.

Di conseguenza, i Valori OMI sono considerati meri valori presuntivi e indiziari, inidonei da soli a fondare un accertamento di maggior valore. Essi devono essere necessariamente integrati da altri elementi probatori per essere considerati attendibili. Il valore venale di un immobile, infatti, può variare in funzione di molteplici parametri specifici (ubicazione esatta, superficie, stato di conservazione, caratteristiche intrinseche) che le stime OMI, per loro natura generiche, non possono cogliere. Esse forniscono indicazioni di “larga massima” e non possono sostituire una stima puntuale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame rafforza un principio cruciale a tutela del contribuente: l’onere della prova in un accertamento di valore spetta all’Amministrazione Finanziaria. Un avviso di rettifica non può reggersi solo su dati statistici e generali come i Valori OMI. L’Ufficio deve condurre un’istruttoria approfondita, cercando elementi specifici e comparabili (ad esempio, atti di compravendita recenti per immobili con caratteristiche simili nella stessa zona) per sostenere la propria pretesa.

Per i contribuenti, ciò significa che è sempre possibile e legittimo contestare un avviso di accertamento che si basi esclusivamente su tali valori. Questa ordinanza fornisce un ulteriore e solido appiglio per difendersi da rettifiche non adeguatamente motivate, costringendo gli uffici fiscali a un maggior rigore nell’attività di accertamento immobiliare.

Un avviso di accertamento fiscale può basarsi esclusivamente sui Valori OMI?
No, la Corte ha stabilito che i Valori OMI non sono sufficienti da soli a fondare un accertamento di maggior valore, in quanto rappresentano mere presunzioni e indicazioni di larga massima che devono essere integrate con altri elementi probatori.

Cosa deve fare l’Agenzia delle Entrate per giustificare una valutazione immobiliare superiore a quella dichiarata?
L’Agenzia delle Entrate deve integrare i Valori OMI con altri elementi probatori concreti e specifici, come dati comparativi di riscontro (es. compravendite di immobili simili), per fornire una motivazione adeguata e dotata di “precisione e gravità”.

Qual è la natura giuridica delle quotazioni OMI secondo la Cassazione?
Secondo la Cassazione, le quotazioni OMI non sono una fonte tipica di prova, ma uno strumento di ausilio e indirizzo. Sono considerate nozioni di fatto che rientrano nella comune esperienza, idonee a fornire solo indicazioni di valore di “larga massima”, ma non una stima puntuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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