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Valore probatorio relazione OLAF: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4099/2024, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Dogane, stabilendo che una relazione OLAF generica ha un valore probatorio limitato e non è sufficiente a provare la diversa origine delle merci per l’applicazione di dazi antidumping. La Corte ha chiarito che tale relazione non gode di fede privilegiata riguardo al contenuto delle sue conclusioni e non inverte automaticamente l’onere della prova, che rimane a carico dell’amministrazione finanziaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Probatorio Relazione OLAF: Limiti e Onere della Prova

L’ordinanza n. 4099 del 14 febbraio 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul valore probatorio della relazione OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode) nei contenziosi doganali. La Suprema Corte ha stabilito che una relazione generica, priva di elementi specifici e verificabili, non è sufficiente a dimostrare la diversa origine delle merci e non inverte l’onere della prova a carico del contribuente. Questo principio è fondamentale per le imprese che operano nel commercio internazionale e si trovano a fronteggiare accertamenti basati su indagini europee.

I Fatti del Caso: Origine Contesa e Dazi Antidumping

Una società importatrice di tubi e profilati di acciaio aveva dichiarato la merce come di origine indiana. A seguito di un’indagine condotta dall’OLAF, l’Agenzia delle Dogane contestava tale origine, sostenendo che i prodotti fossero in realtà di provenienza cinese e non avessero subito in India una trasformazione sostanziale tale da conferire loro una nuova origine. Di conseguenza, l’Agenzia notificava un avviso di accertamento, applicando un dazio antidumping del 71%.

La società impugnava l’atto, vincendo sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito, in particolare la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, avevano ritenuto che la relazione OLAF prodotta dall’Agenzia fosse troppo generica e autoreferenziale, non specificando le fonti di prova, i processi di lavorazione analizzati e le analisi comparative che avevano portato alle sue conclusioni. La relazione, pertanto, era stata giudicata priva di un adeguato valore probatorio.

La Decisione della Corte: il Valore Probatorio della Relazione OLAF Sotto Esame

L’Agenzia delle Dogane ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la relazione OLAF avesse natura di atto pubblico fidefacente e che, una volta prodotta, dovesse essere il contribuente a fornire la prova contraria. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito e delineando con precisione i limiti dell’efficacia probatoria di tali documenti.

La Corte ha chiarito che il carattere fidefacente di un atto, ai sensi dell’art. 2700 del codice civile, è circoscritto. Esso copre solo i fatti che il pubblico ufficiale attesta essere stati compiuti da lui o avvenuti in sua presenza, ma non si estende alla veridicità sostanziale delle informazioni raccolte o alle conclusioni valutative che ne derivano. In altre parole, la relazione OLAF non prova in modo incontestabile che le merci siano cinesi, ma solo che gli investigatori OLAF hanno raccolto certi dati e sono giunti a determinate conclusioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su argomentazioni giuridiche solide e allineate con la giurisprudenza europea.

L’Insufficienza di un Report Generico

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra una relazione OLAF specifica e una generica. La Corte ha osservato che solo una relazione dettagliata, che indichi con precisione i fatti costitutivi della pretesa tributaria, può essere considerata un elemento di prova idoneo. Nel caso di specie, la relazione si limitava a menzionare indagini statistiche e valutazioni generali, senza fornire dettagli concreti sulle analisi chimiche, sui processi di trasformazione e sulle prove documentali esaminate. Di conseguenza, è stata ritenuta inidonea a sostenere da sola la pretesa dell’Agenzia.

L’Onere della Prova nel Contenzioso Doganale

Corollario di quanto sopra è la regola sull’onere della prova. La Cassazione ha ribadito che, in linea con il diritto dell’Unione Europea (richiamando le sentenze della Corte di Giustizia UE Veloserviss e Aqua Pro), una relazione OLAF generica non è sufficiente a invertire l’onere della prova. Spetta all’autorità doganale, che avanza la pretesa, fornire elementi di prova sufficienti, specifici e concreti per dimostrare il fondamento delle proprie accuse. Non è il contribuente a dover dimostrare l’origine indiana, ma l’amministrazione a dover provare, con elementi certi, quella cinese.

Le Conclusioni: Implicazioni per le Imprese e l’Amministrazione

Questa ordinanza rappresenta un punto di riferimento cruciale per le aziende importatrici. Essa sancisce che non è possibile fondare un accertamento doganale unicamente su rapporti investigativi generici, anche se provenienti da un’autorevole istituzione come l’OLAF. Le imprese hanno il diritto di vedere la pretesa fiscale supportata da prove concrete e verificabili.

Per le amministrazioni fiscali e doganali, la sentenza costituisce un monito a non fare eccessivo affidamento sul principio di autorità, ma a costruire le proprie contestazioni su un solido impianto probatorio. Le relazioni OLAF restano uno strumento investigativo importante, ma il loro esito deve essere tradotto in elementi di prova specifici e puntuali da utilizzare nel processo tributario, nel pieno rispetto del diritto di difesa del contribuente.

Una relazione dell’OLAF ha lo stesso valore di un atto pubblico fidefacente?
No. Secondo la Cassazione, la fede privilegiata di un atto pubblico, ai sensi dell’art. 2700 c.c., riguarda solo i fatti compiuti dal pubblico ufficiale o avvenuti in sua presenza, non la veridicità sostanziale dei documenti esaminati o delle conclusioni valutative contenute nella relazione.

Se una relazione OLAF è generica, su chi ricade l’onere della prova in un contenzioso doganale?
L’onere della prova rimane a carico dell’Autorità Doganale. Una relazione OLAF generica, che non fornisce elementi specifici e verificabili, non è sufficiente a invertire l’onere della prova e a costringere il contribuente a dimostrare il contrario di quanto affermato nel rapporto.

Cosa deve contenere una relazione OLAF per essere considerata una prova sufficiente?
La relazione deve essere specifica e non generica. Deve indicare chiaramente le fonti di prova, i processi di trasformazione analizzati, le analisi comparative effettuate e tutti gli elementi concreti che hanno portato a determinate conclusioni, in modo da provare i fatti costitutivi della pretesa tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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