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Valore in dogana royalties: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7865/2024, ha stabilito che le royalties pagate per l’uso di un marchio devono essere incluse nel valore imponibile della merce importata se il loro pagamento costituisce una ‘condizione della vendita’. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva escluso tale inclusione senza un’adeguata analisi delle clausole contrattuali, sottolineando l’importanza di verificare il legame tra l’acquisto dei beni e il pagamento dei diritti di licenza per determinare il corretto valore in dogana royalties. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana Royalties: La Cassazione Chiarisce la ‘Condizione della Vendita’

La determinazione del corretto valore in dogana royalties è una questione cruciale per le aziende che importano beni di marca. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 7865 del 22 marzo 2024, ha ribadito principi fondamentali su quando i corrispettivi per l’uso di un marchio debbano essere inclusi nella base imponibile per i dazi doganali. La decisione sottolinea l’importanza di un’attenta analisi dei contratti per stabilire se il pagamento delle royalties costituisca una ‘condizione della vendita’ della merce.

I Fatti del Caso: Royalties e Importazioni di Beni di Lusso

Il caso ha origine da un avviso di rettifica emesso dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una società di spedizioni, operante come rappresentante indiretto di una nota azienda importatrice di prodotti di moda. L’Agenzia contestava il mancato assoggettamento a dazio dei corrispettivi (le cosiddette royalties) che la società importatrice versava alla casa di moda titolare del marchio per poter utilizzare il brand sui prodotti importati. Secondo l’amministrazione finanziaria, tali somme dovevano essere aggiunte al valore di transazione delle merci.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione al contribuente. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), in particolare, aveva respinto l’appello dell’Agenzia sostenendo che non vi fosse prova sufficiente per due elementi chiave:

1. La sussistenza dei presupposti per la daziabilità delle royalties, specificamente che il loro pagamento fosse una ‘condizione della vendita’ delle merci importate.
2. La consapevolezza dello spedizioniere, in qualità di rappresentante indiretto, dell’esistenza di tale obbligo contrattuale, escludendone così la responsabilità solidale con l’importatore.

Insoddisfatta della decisione, l’Agenzia Fiscale ha presentato ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte: quando si include il valore in dogana royalties

La Suprema Corte ha accolto i motivi principali del ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un nuovo esame. L’analisi dei giudici si è concentrata su due vizi fondamentali della decisione impugnata.

Il Primo Motivo: La Mancata Analisi del Contratto

La Cassazione ha ritenuto fondata la censura relativa alla violazione delle norme europee (Codice Doganale Comunitario e relative disposizioni di attuazione) e del codice civile in materia di interpretazione del contratto. La Corte ha chiarito che, per determinare il valore in dogana royalties, è necessario aggiungere al prezzo di transazione i corrispettivi e i diritti di licenza se questi:

– Si riferiscono alle merci da valutare.
– Il compratore è tenuto a pagarli, direttamente o indirettamente.
– Il pagamento costituisce una ‘condizione della vendita’ delle merci.

La CTR, secondo la Cassazione, si è limitata ad affermazioni generiche e apodittiche sull’assenza di prova, senza esaminare puntualmente le clausole contrattuali che l’Agenzia aveva prodotto e che, a dire di quest’ultima, dimostravano proprio l’esistenza di tale ‘condizionamento’. La Corte ha affermato che la valutazione di questo nesso è un accertamento di fatto che il giudice di merito deve compiere, ma sulla base di una corretta applicazione delle norme giuridiche. L’omessa considerazione di tali clausole ha portato a una falsa applicazione della normativa.

Il Secondo Motivo: Il Vizio di Extrapetizione

La Corte ha accolto anche il secondo motivo di ricorso, con cui l’Agenzia lamentava che la CTR si fosse pronunciata sulla responsabilità dello spedizioniere (rappresentante indiretto) senza che tale questione fosse stata sollevata come specifico motivo di ricorso dalla società contribuente. Questo costituisce un vizio di extrapetizione (art. 112 c.p.c.), in quanto il giudice ha deciso oltre i limiti della domanda.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Cassazione risiede nell’aver ricondotto il dibattito al suo nucleo essenziale: l’interpretazione del contratto alla luce della normativa doganale. I giudici di legittimità hanno ribadito che la questione non è se le royalties siano state pagate, ma se il loro pagamento fosse contrattualmente indispensabile per poter acquistare le merci importate. La CTR lombarda non ha svolto questa indagine, limitandosi a una valutazione superficiale della prova. La Corte ha sottolineato che, in base alla normativa unionale, per costituire base imponibile, il pagamento delle royalties deve essere una condizione necessaria per l’acquisto dei prodotti. Se i beni sono prodotti da un terzo, deve esistere un ‘legame’ tra il produttore e il licenziante che detiene il marchio. La sentenza impugnata è stata cassata proprio per non aver verificato la sussistenza di queste condizioni sulla base della documentazione contrattuale in atti.

Le Conclusioni: Principi per il Calcolo del Valore in Dogana

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale per gli operatori del commercio internazionale: l’analisi dei contratti di licenza è determinante per il corretto calcolo del valore in dogana. Non è sufficiente negare genericamente il collegamento tra royalties e vendita; è necessario dimostrare, attraverso un’analisi puntuale dei patti, che l’acquirente avrebbe potuto acquistare le merci anche senza pagare i diritti di licenza. La decisione della Cassazione impone ai giudici di merito un esame più rigoroso e fattuale, vincolandoli a interpretare i contratti non in astratto, ma alla luce delle specifiche e cogenti norme doganali. Il caso ritorna ora alla Commissione Tributaria Regionale, che dovrà riesaminare le clausole contrattuali per stabilire se, nel caso specifico, il pagamento delle royalties fosse o meno una condicio sine qua non per l’importazione dei beni.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana della merce importata?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento si riferisce alle merci importate e costituisce una ‘condizione della vendita’, ovvero l’acquirente non potrebbe acquistare tali beni senza pagare anche i diritti di licenza al titolare del marchio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Commissione Tributaria Regionale?
La Corte ha annullato la decisione perché i giudici regionali non hanno esaminato in modo puntuale le clausole contrattuali prodotte dall’Agenzia Fiscale, limitandosi a un’affermazione generica sulla mancanza di prova. Questo ha comportato una falsa applicazione della normativa doganale sull’interpretazione del concetto di ‘condizione della vendita’. Inoltre, la Corte ha rilevato un vizio di extrapetizione, in quanto la sentenza si era pronunciata su un tema non sollevato dalla parte.

Qual è l’importanza dei contratti nella determinazione del valore doganale?
I contratti sono di importanza fondamentale perché è dalle loro clausole che si può desumere se esista il legame qualificato tra la vendita delle merci e il pagamento delle royalties. L’analisi contrattuale è l’elemento chiave per accertare se il pagamento del diritto di licenza sia un obbligo imprescindibile per l’acquirente per poter ottenere i beni importati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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