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Valore in dogana royalties: la Cassazione decide

Un’ordinanza della Cassazione stabilisce che le royalties pagate per l’uso di un marchio devono essere incluse nel calcolo del valore in dogana se il licenziante esercita un controllo sull’importatore. La Corte ha cassato la decisione di merito che escludeva tale valore, sottolineando anche la responsabilità solidale degli spedizionieri doganali per l’errata dichiarazione.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana Royalties: Quando le Licenze Aumentano Dazi e IVA

La corretta determinazione del valore delle merci importate è un aspetto cruciale del commercio internazionale, poiché incide direttamente sull’ammontare dei dazi e dell’IVA da versare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione fondamentale: quando il valore in dogana royalties, ovvero i corrispettivi pagati per l’uso di un marchio, debba essere aggiunto al prezzo dei beni. La decisione chiarisce non solo i criteri per l’inclusione di tali costi, ma anche la responsabilità degli operatori coinvolti.

Il Contesto: Importazione di Merci e Pagamento delle Royalties

Il caso ha origine da una verifica fiscale condotta dall’Amministrazione Doganale nei confronti di una società europea, operante nel settore della moda, che importava in Italia prodotti di abbigliamento. Questa società, in qualità di licenziataria, pagava delle royalties alla propria casa madre statunitense, titolare del marchio. Secondo l’Amministrazione, tali royalties avrebbero dovuto essere incluse nel valore dichiarato in dogana, aumentando così la base imponibile per dazi e IVA. Di conseguenza, venivano emessi avvisi di rettifica sia nei confronti della società importatrice sia, in solido, verso i vari spedizionieri doganali che avevano curato le dichiarazioni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Inizialmente, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alle società, annullando gli atti impositivi. I giudici di merito avevano ritenuto che l’Amministrazione Doganale non avesse fornito prova sufficiente che il pagamento delle royalties costituisse una “condizione di vendita” delle merci importate. In altre parole, non era stato dimostrato che l’importatore fosse obbligato a pagare le royalties per poter acquistare e importare i prodotti.

L’Analisi della Cassazione sul Valore in Dogana Royalties

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione Doganale. La Suprema Corte ha fornito un’interpretazione dettagliata della normativa europea, chiarendo i presupposti per l’inclusione delle royalties nel valore doganale.

Il Concetto di “Condizione di Vendita”

Secondo la Cassazione, per stabilire se il pagamento delle royalties sia una “condizione di vendita”, non è necessario trovare una clausola contrattuale esplicita che lo affermi. È sufficiente analizzare la sostanza del rapporto tra le parti. La Corte, richiamando la giurisprudenza europea, ha specificato che la condizione sussiste quando il licenziante (la casa madre titolare del marchio) esercita un controllo, di fatto o di diritto, sul produttore o sull’acquirente (la società importatrice), tale da garantire che l’importazione delle merci sia subordinata al versamento delle royalties.

Il Potere di Controllo del Licenziante

Nel caso di specie, i giudici di legittimità hanno evidenziato come il contratto di licenza contenesse clausole che dimostravano un’ingerenza significativa della casa madre. Tra queste, il diritto di monitorare i prodotti, di approvare preventivamente qualsiasi materiale pubblicitario e di imporre standard qualitativi. Questi elementi, secondo la Corte, non si limitavano a un mero controllo sulla qualità, ma configuravano un potere di controllo esteso che rendeva il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile per la commercializzazione dei prodotti a marchio.

La Responsabilità dello Spedizioniere Doganale

L’ordinanza ha inoltre confermato un principio importante riguardo alla responsabilità solidale del rappresentante doganale indiretto (lo spedizioniere). La Corte ha affermato che lo spedizioniere risponde in solido con l’importatore per l’obbligazione doganale, non solo per il valore dichiarato, ma per l’intero valore accertato in sede di rettifica. Questo perché, in virtù della sua professionalità, ha un obbligo di diligenza qualificata che include la vigilanza sull’esattezza delle informazioni fornite dall’esportatore, al fine di evitare abusi e garantire la corretta applicazione dei tributi.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata perché i giudici di merito hanno condotto un’analisi superficiale, limitandosi a richiedere una prova diretta della “condizione di vendita” senza esaminare approfonditamente le clausole contrattuali e la natura del rapporto tra licenziante e licenziatario. La Suprema Corte ha stabilito che la presenza di un controllo pervasivo da parte del titolare del marchio è un indicatore decisivo per includere le royalties nel valore doganale. Inoltre, la responsabilità dello spedizioniere non può essere esclusa sulla base della semplice ignoranza degli accordi di licenza, essendo tenuto a un dovere di controllo e informazione nell’ambito della sua attività professionale.

Le Conclusioni

Questa pronuncia stabilisce un principio guida per tutte le aziende che operano con contratti di licenza di marchio. Il valore in dogana royalties non è un costo separato, ma una componente integrante del valore delle merci quando il licenziante mantiene un potere di controllo sulla produzione o sulla commercializzazione. Le imprese importatrici devono quindi valutare attentamente i loro accordi di licenza per dichiarare correttamente il valore in dogana. Allo stesso tempo, gli spedizionieri doganali sono chiamati a una maggiore diligenza, poiché la loro responsabilità solidale li espone a rischi significativi in caso di dichiarazioni inesatte.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse quando si riferiscono alle merci importate e il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita”. Ciò si verifica, secondo la Corte, quando il titolare del marchio (licenziante) esercita un controllo sul produttore o sull’importatore (licenziatario) tale da subordinare la vendita e l’importazione dei beni al versamento delle royalties stesse.

Cosa si intende per “condizione di vendita” ai fini del calcolo del valore doganale?
Non è necessaria una clausola esplicita, ma si deve guardare alla sostanza del rapporto. Si ha una “condizione di vendita” se, in mancanza del pagamento delle royalties, il venditore non sarebbe disposto a vendere le merci. Il controllo esercitato dal licenziante sull’attività del licenziatario (es. su produzione, qualità, marketing) è un forte indicatore di tale condizione.

Qual è la responsabilità dello spedizioniere doganale in caso di errata dichiarazione del valore delle merci?
Lo spedizioniere doganale che agisce come rappresentante indiretto è responsabile in solido con l’importatore per l’intero debito doganale accertato, inclusi maggiori dazi e IVA derivanti dalla rettifica. La sua responsabilità deriva dal dovere di diligenza professionale, che impone un attento controllo sull’esattezza delle informazioni dichiarate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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