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Valore in dogana: royalties escluse se non condizionali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’Agenzia Fiscale che chiedeva di includere le royalties nel valore in dogana di merci importate. La decisione si fonda sul principio di autosufficienza del ricorso: l’Agenzia non ha fornito una rappresentazione completa delle clausole contrattuali, impedendo alla Corte di valutare se il pagamento delle royalties fosse una reale condizione della vendita. Di conseguenza, è stata confermata l’esclusione delle royalties dal calcolo dei dazi.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in dogana e royalties: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

La determinazione del valore in dogana è un aspetto cruciale per tutte le aziende che operano nel settore dell’import-export. Da questo valore dipendono infatti i dazi e l’IVA da versare. Una delle questioni più dibattute riguarda l’inclusione o meno delle royalties pagate per l’utilizzo di un marchio. Con la sentenza n. 16321 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, non tanto sul merito della questione, quanto sui requisiti procedurali che l’Amministrazione Finanziaria deve rispettare per contestare l’esclusione di tali costi.

I Fatti di Causa: una controversia sul marchio

Il caso vedeva contrapposta un’Agenzia Fiscale a due società: una, licenziataria di un noto marchio di abbigliamento, e l’altra, suo rappresentante doganale. L’Agenzia aveva emesso avvisi di rettifica per recuperare maggiori dazi e IVA, sostenendo che le royalties pagate dalla società licenziataria per l’uso del marchio avrebbero dovuto essere incluse nel valore in dogana dei capi di abbigliamento importati.

Le società si sono opposte, vincendo sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano infatti ritenuto insussistenti i presupposti per includere le royalties nella base imponibile, poiché non erano considerate una condizione essenziale per la vendita della merce importata.

L’analisi della Corte sul calcolo del valore in dogana

L’Agenzia Fiscale ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme europee sul Codice Doganale dell’Unione. Secondo la normativa, le royalties devono essere aggiunte al prezzo di transazione se il compratore è tenuto a pagarle, direttamente o indirettamente, come “condizione della vendita” delle merci da valutare.

Tuttavia, la Corte Suprema non è entrata nel merito della questione. Ha invece dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio procedurale fondamentale: la mancanza di “autosufficienza”.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che, per decidere se le royalties fossero una condizione della vendita, sarebbe stato necessario un esame approfondito e completo del contratto di licenza. L’Agenzia, nel suo ricorso, si è limitata a citare in modo parcellizzato e decontestualizzato solo alcune clausole, omettendo di allegare o trascrivere integralmente il testo contrattuale.

Questo comportamento ha violato il principio di autosufficienza del ricorso, secondo cui l’atto di impugnazione deve contenere tutti gli elementi necessari a consentire alla Corte di decidere senza dover consultare altri documenti. La Cassazione non può, infatti, riesaminare i fatti o interpretare ex novo i contratti; il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito.

L’Agenzia, non avendo fornito un quadro completo, ha di fatto chiesto alla Corte una nuova valutazione del merito, attività che esula dalle sue competenze. La semplice invocazione di presunte violazioni di legge non è sufficiente se non supportata da una chiara e completa esposizione degli elementi fattuali e contrattuali su cui si fonda la doglianza. La Corte ha sottolineato che un’analisi corretta avrebbe richiesto un’interpretazione sistematica di tutte le clausole contrattuali, e non solo di quelle isolate indicate dall’Agenzia.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi intende contestare in Cassazione l’interpretazione di un contratto deve farlo nel rispetto rigoroso del principio di autosufficienza. Non basta affermare che un contratto è stato interpretato male; è necessario mettere la Corte nelle condizioni di comprenderlo appieno, riportando in modo esaustivo le clausole rilevanti e spiegando perché l’interpretazione dei giudici di merito sarebbe errata.

Per le imprese, questa decisione sottolinea l’importanza di redigere contratti di licenza chiari e dettagliati, che definiscano in modo inequivocabile la natura delle royalties e il loro eventuale collegamento con le operazioni di compravendita dei beni. In caso di contenzioso, la capacità di presentare un quadro probatorio completo sin dai primi gradi di giudizio è essenziale per difendere le proprie ragioni.

Le royalties pagate per un marchio devono sempre essere incluse nel valore in dogana della merce importata?
No, secondo la normativa europea, le royalties devono essere incluse nel valore imponibile solo se il loro pagamento costituisce una condizione per la vendita delle merci importate. È necessario dimostrare un nesso diretto e obbligatorio tra l’acquisto dei beni e il pagamento dei corrispettivi per la licenza.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’Agenzia Fiscale in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. L’Agenzia Fiscale non ha riportato in modo completo e integrale le clausole del contratto di licenza su cui basava la sua pretesa, ma solo estratti parziali. Ciò ha impedito alla Corte di valutare la correttezza della decisione dei giudici di merito senza dover effettuare un’indagine sui fatti, compito che non le compete.

Cosa insegna questa sentenza alle imprese e all’Amministrazione Finanziaria?
Insegna che un ricorso per cassazione deve essere redatto in modo estremamente rigoroso. Per l’Amministrazione Finanziaria, significa che non può limitarsi a contestare genericamente l’esclusione delle royalties, ma deve fondare il proprio ricorso su una rappresentazione completa e fedele degli accordi contrattuali. Per le imprese, rafforza l’importanza di una chiara redazione dei contratti per prevenire ambiguità sul rapporto tra royalties e compravendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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