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Valore in dogana: quando le royalties si includono

La Cassazione chiarisce che le royalties pagate dall’importatore al titolare del marchio devono essere incluse nel valore in dogana se il titolare esercita un controllo, anche di fatto, sulla produzione e vendita. Questo controllo, che va oltre la mera verifica di qualità, rende il pagamento delle royalties una ‘condizione di vendita’ e quindi parte della base imponibile per i dazi.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana: La Cassazione Stabilisce Quando Includere le Royalties

L’inclusione delle royalties nel valore in dogana delle merci importate è una questione complessa che ha importanti implicazioni fiscali per le imprese. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribaltando una decisione di merito e delineando i criteri per stabilire quando tali corrispettivi debbano essere considerati parte integrante della base imponibile per i dazi doganali.

I Fatti del Caso: Importazioni, Marchi e Dazi Doganali

Una nota società europea, operante nel settore della moda, importava prodotti fabbricati da terzi su licenza della casa madre, titolare di un celebre marchio. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, a seguito di una verifica, aveva emesso un avviso di rettifica, sostenendo che le royalties pagate dalla società importatrice (licenziataria) alla casa madre (licenziante) dovessero essere incluse nel valore delle merci importate. Secondo l’Agenzia, tale pagamento costituiva una “condizione di vendita” e, pertanto, doveva contribuire a formare la base imponibile per il calcolo dei dazi.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione alla società. Le commissioni tributarie avevano ritenuto che le clausole contrattuali e il codice di condotta imposti dalla licenziante esprimessero una generica esigenza di tutela del marchio. Secondo questa interpretazione, i controlli effettuati erano finalizzati unicamente a garantire la qualità dei prodotti, senza condizionare in modo coercitivo l’autonomia della licenziataria o dei produttori. Di conseguenza, le royalties non potevano essere considerate una condizione per la vendita delle merci.

Il Concetto di Controllo e il valore in dogana

La Corte di Cassazione ha radicalmente cambiato prospettiva, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Dogane. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del concetto di “controllo” esercitato dalla licenziante. Contrariamente a quanto stabilito dai giudici di merito, la Suprema Corte ha affermato che il controllo rilevante ai fini doganali non si limita a quello formale o coercitivo, ma si estende a un potere di “orientamento”, anche solo di fatto, sull’attività della licenziataria e dei produttori.

Per determinare se il pagamento delle royalties sia una condizione di vendita, è necessario analizzare l’intero complesso degli accordi negoziali. Se da questi emerge che la licenziante esercita un’influenza pervasiva sulla filiera, tale da poter garantire che l’importazione avvenga solo a fronte del versamento delle royalties, allora queste devono essere incluse nel valore in dogana. Questo vale anche se il venditore delle merci è un soggetto diverso dal beneficiario delle royalties (la licenziante).

Gli Indici del Controllo Rilevante

La Corte ha evidenziato come i giudici di merito abbiano omesso di valutare numerosi indici di controllo che l’Agenzia aveva sollevato, tra cui il potere della licenziante di:
– Fissare le caratteristiche dei prodotti (materiali, design, qualità).
– Controllare periodicamente il rispetto delle prescrizioni e del codice di condotta.
– Approvare preventivamente i negozi al dettaglio e le fiere.
– Effettuare ispezioni nei punti vendita.
– Autorizzare ogni forma di pubblicità e imballaggio.

Questi poteri, considerati nel loro insieme, vanno ben oltre un mero controllo di qualità e dimostrano un’ingerenza profonda nell’attività produttiva e commerciale, finalizzata a massimizzare il valore del marchio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha ravvisato un “vizio di sussunzione”, ovvero un errore nell’applicazione della normativa comunitaria (in particolare i Regolamenti CEE 2913/92 e 2454/93) ai fatti accertati. I giudici di merito hanno analizzato i contratti in modo atomistico e semplicistico, senza cogliere la realtà economica del rapporto. Hanno erroneamente concluso per l’autonomia delle parti, ignorando che il complesso delle clausole contrattuali dimostrava un potere di controllo e orientamento che rendeva il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile per la vendita dei beni.

La Corte ha sottolineato che l’analisi non deve fermarsi alla lettera del contratto di vendita, ma deve estendersi a tutti i documenti e accordi che regolano l’operazione. Se da tale esame emerge, anche implicitamente, che l’acquirente non potrebbe acquistare le merci senza pagare le royalties al licenziante, allora queste fanno parte del valore economico reale della transazione e devono essere tassate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per tutte le aziende che operano con contratti di licenza di marchio. La decisione chiarisce che la nozione di “controllo” ai fini doganali è molto ampia e non richiede necessariamente un vincolo di subordinazione formale. Le autorità doganali sono legittimate a esaminare l’intera architettura contrattuale per verificare se esista un potere di fatto che subordini la vendita al pagamento delle royalties.

Le imprese devono quindi prestare la massima attenzione nella redazione dei contratti di licenza e di fornitura, essendo consapevoli che un controllo pervasivo sulla produzione, distribuzione e marketing può portare all’inclusione delle royalties nel valore in dogana, con un conseguente aumento del carico daziario.

Quando le royalties pagate per un marchio devono essere incluse nel valore in dogana delle merci?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento costituisce una “condizione della vendita” delle merci importate. Ciò si verifica quando il titolare del marchio (licenziante) esercita un controllo, di diritto o di fatto, tale da poter garantire che l’importazione sia subordinata al versamento di tali corrispettivi, anche se il licenziante è un soggetto diverso dal venditore delle merci.

Un controllo sulla qualità del prodotto è sufficiente a escludere le royalties dal valore in dogana?
No. Un mero controllo di qualità non è l’elemento determinante. Se il licenziante esercita poteri più ampi che influenzano e orientano l’attività produttiva e commerciale (es. scelta dei materiali, design, canali di vendita, marketing), questi poteri configurano un controllo rilevante che va oltre la semplice tutela qualitativa e può rendere le royalties parte del valore imponibile.

Il pagamento delle royalties deve essere esplicitamente definito “condizione di vendita” nel contratto per essere incluso nel valore in dogana?
No, non è necessario. La condizione di vendita può essere anche implicita e desumersi dal tenore complessivo delle clausole contrattuali che regolano i rapporti tra licenziante, licenziatario e produttori. L’analisi deve mirare a stabilire se, nella realtà economica dell’operazione, l’acquirente possa acquistare le merci senza pagare le royalties.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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