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Valore in dogana: quando le royalties aumentano i dazi

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una corte tributaria regionale, stabilendo che per calcolare correttamente il valore in dogana, i giudici devono esaminare attentamente le clausole contrattuali per verificare se il pagamento delle royalties costituisce una ‘condizione di vendita’. Il caso riguardava una società di spedizioni, rappresentante indiretto di un importatore di beni di marca, a cui erano stati contestati maggiori dazi. La Corte ha ritenuto l’analisi precedente superficiale e ha rinviato il caso per una nuova valutazione delle prove contrattuali.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana e Royalties: La Cassazione Chiarisce i Criteri

L’importazione di merci comporta oneri fiscali, primo fra tutti il dazio doganale. Il calcolo di tale imposta dipende dal corretto accertamento del valore in dogana dei beni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale: quando le royalties, ovvero i corrispettivi pagati per l’uso di un marchio, devono essere incluse in tale valore, aumentandolo? La risposta non è scontata e richiede un’analisi attenta dei contratti.

Il Caso: Importazione di Beni di Lusso e Royalties Contestate

L’Agenzia delle Dogane contestava a una società di spedizioni, operante come rappresentante doganale indiretto, il mancato versamento di maggiori dazi su una serie di importazioni di prodotti di un noto marchio di moda, avvenute tra il 2010 e il 2012. Secondo l’Amministrazione finanziaria, nel valore in dogana dichiarato non erano state incluse le royalties che la società importatrice versava al titolare del marchio. Di conseguenza, l’Agenzia aveva emesso un avviso di rettifica e un atto di irrogazione sanzioni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società contribuente. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ritenuto che non vi fosse prova sufficiente per considerare il pagamento delle royalties una “condizione della vendita” dei beni importati. In altre parole, secondo i giudici d’appello, non era dimostrato che l’importatore fosse obbligato a pagare le royalties per poter acquistare la merce. Inoltre, la CTR aveva escluso la responsabilità solidale dello spedizioniere, affermando che non era provata la sua consapevolezza di tale presunto obbligo contrattuale.

L’Analisi della Cassazione sul valore in dogana

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due vizi.

Il Primo Motivo: L’Errata Interpretazione Contrattuale

La ricorrente sosteneva che la CTR avesse interpretato erroneamente le norme doganali e civili sull’interpretazione dei contratti. Secondo l’Agenzia, i giudici di merito si erano limitati a un’affermazione generica, senza esaminare puntualmente le clausole contrattuali che, a suo dire, dimostravano chiaramente il collegamento tra l’acquisto dei beni e il pagamento delle royalties. La Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato.

Il Secondo Motivo: La Decisione “Ultra Petita”

L’Agenzia ha inoltre lamentato la violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato (art. 112 c.p.c.). La CTR, infatti, si era pronunciata sulla responsabilità dello spedizioniere, un tema che, secondo la ricorrente, non era stato oggetto del ricorso introduttivo della società contribuente. Anche questo motivo è stato accolto, poiché la stessa controparte lo ha ammesso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che regolano l’inclusione delle royalties nel valore in dogana. La normativa europea (art. 32 del Codice Doganale Comunitario e artt. 157-160 delle Disposizioni di Applicazione) stabilisce che i corrispettivi e i diritti di licenza devono essere aggiunti al prezzo di transazione solo se soddisfano due condizioni: si riferiscono alle merci da valutare e costituiscono una “condizione della vendita”.

In sostanza, per aumentare la base imponibile, il pagamento della royalty non deve essere un accordo separato e slegato dalla compravendita, ma un elemento necessario per poter acquistare quei specifici prodotti. Questo avviene, tipicamente, quando l’acquirente/importatore non può acquistare i beni se non da fornitori legati al venditore/licenziante e se quest’ultimo (o una persona ad esso legata) ne chiede il pagamento.

L’errore della CTR, secondo la Cassazione, è stato quello di non aver condotto questa analisi in concreto. I giudici di merito si sono fermati a un’affermazione apodittica sull’assenza di prova, omettendo di esaminare le clausole contrattuali specifiche che l’Agenzia aveva prodotto e che avrebbero potuto dimostrare la sussistenza delle condizioni richieste dalla normativa. Questa omissione costituisce un’errata applicazione della legge, poiché ha impedito la corretta qualificazione giuridica del rapporto.

Accogliendo anche il secondo motivo, la Corte ha censurato la CTR per aver deciso su una questione (la responsabilità dello spedizioniere) che non le era stata sottoposta, cadendo nel vizio di extrapetizione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso dell’Agenzia delle Dogane. Ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il merito della controversia, questa volta analizzando in modo approfondito il contesto contrattuale per accertare se il pagamento delle royalties fosse una vera e propria condizione per la vendita dei beni importati. Questa decisione sottolinea l’importanza di un’analisi fattuale e documentale rigorosa nelle controversie doganali e serve da monito per gli operatori del settore: la struttura dei contratti di licenza e fornitura ha un impatto diretto e decisivo sulla determinazione del valore in dogana e, di conseguenza, sull’onere fiscale.

Quando le royalties pagate per un marchio devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento si riferisce alle merci importate e rappresenta una “condizione della vendita”, cioè quando l’acquirente è tenuto a pagarle, direttamente o indirettamente, per poter acquistare tali merci.

Cosa deve fare un giudice per determinare se le royalties sono una “condizione della vendita”?
Il giudice non può limitarsi ad affermazioni generiche sull’assenza di prova, ma deve esaminare puntualmente il contesto contrattuale e le clausole specifiche che legano il pagamento delle royalties all’acquisto dei beni. Deve verificare se l’importatore poteva acquistare la merce da fornitori non legati al licenziante senza pagare tali corrispettivi.

Può un giudice decidere sulla responsabilità di una parte se questa non è stata contestata nell’atto di appello?
No. Secondo il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, il giudice non può pronunciarsi su questioni o eccezioni che non sono state specificamente sollevate dalle parti negli atti processuali. Se lo fa, la sentenza è viziata da extrapetizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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