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Valore in dogana: quando includere le royalties?

La Corte di Cassazione ha stabilito che le royalties pagate da una società importatrice al titolare del marchio devono essere incluse nel valore in dogana se quest’ultimo esercita un controllo effettivo sull’importatore. L’ordinanza chiarisce che il concetto di ‘controllo’ è ampio e non richiede un’imposizione esplicita, ma può essere desunto da varie clausole contrattuali che limitano l’autonomia dell’importatore. La Corte ha quindi cassato la sentenza di merito che aveva escluso l’imponibilità delle royalties senza un’analisi approfondita del contratto di licenza.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana e Royalties: La Cassazione Chiarisce il Concetto di “Controllo”

La corretta determinazione del valore in dogana è un aspetto cruciale per tutte le aziende che operano nel settore dell’import-export. Una valutazione errata può comportare sanzioni e rettifiche onerose. Una delle questioni più complesse riguarda l’inclusione delle royalties, ovvero i corrispettivi pagati per l’uso di un marchio, nella base imponibile. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sul criterio del “controllo” esercitato dal titolare del marchio, delineando quando le royalties diventano parte integrante del valore doganale.

Il Caso: Una Disputa sulle Royalties per Prodotti di Marca

Una nota società europea, licenziataria per la produzione e distribuzione in Europa di prodotti di abbigliamento di un famoso marchio, è stata sottoposta a una verifica da parte dell’Autorità Doganale. L’accertamento ha rivelato che, nel calcolare il valore delle merci importate in Italia, la società non includeva le royalties che versava periodicamente alla casa madre statunitense, titolare del marchio.

Secondo l’Autorità, tali royalties costituivano una “condizione di vendita” e, pertanto, dovevano essere aggiunte al prezzo di transazione delle merci ai fini del calcolo dei dazi e dell’IVA. Di conseguenza, veniva notificato un avviso di rettifica per un importo significativo. La società ha impugnato l’atto, dando inizio a un contenzioso che, dopo due gradi di giudizio favorevoli all’azienda, è giunto all’esame della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Quando le Royalties Aumentano il Valore in Dogana?

La normativa doganale comunitaria (in particolare l’art. 32 del Regolamento CEE n. 2913/92) prevede che le royalties relative alle merci da valutare debbano essere aggiunte al prezzo pagato se il compratore è tenuto a pagarle, direttamente o indirettamente, come “condizione della vendita delle merci da valutare”.

La vera sfida interpretativa sta nel definire cosa costituisca una “condizione di vendita”. Non è sufficiente che esista un contratto di licenza separato da quello di compravendita; è necessario dimostrare un legame funzionale ed economico tale per cui, senza il pagamento delle royalties, la vendita delle merci non sarebbe avvenuta. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, ha individuato nel “controllo” esercitato dal licenziante (il titolare del marchio) sull’importatore (il licenziatario) l’elemento chiave per stabilire tale nesso.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Autorità Doganale, criticando la decisione della Commissione tributaria regionale. Secondo la Suprema Corte, il giudice di merito ha errato nel limitarsi a stwierdzić che non fosse stata provata un’esplicita richiesta di pagamento delle royalties come condizione per la vendita, senza procedere a un’analisi approfondita delle clausole del contratto di licenza.

La Corte ha ribadito che il concetto di “controllo” deve essere inteso in senso ampio, non solo formale ma anche sostanziale e di fatto. Un tale controllo sussiste quando il titolare del marchio è in grado di “esercitare, di diritto o di fatto, un potere di costrizione o di orientamento” sull’importatore. Per verificare la presenza di tale potere, il giudice deve esaminare il contratto e i rapporti commerciali nel loro complesso, ricercando indicatori quali:

* Il potere del licenziante di scegliere o imporre il produttore delle merci.
* L’esercizio di un controllo sulla produzione, sulla logistica e sulla consegna.
* La facoltà di approvare preventivamente materiali pubblicitari, etichette e imballaggi.
* L’obbligo per il licenziatario di presentare business plan annuali per l’approvazione.
* Restrizioni sulla vendita a determinati acquirenti o limitazioni sulle quantità producibili.

Nel caso di specie, il contratto conteneva diverse clausole di questo tipo, che il giudice di secondo grado aveva completamente ignorato. Questo esame omesso ha reso la sentenza carente sotto il profilo motivazionale e in violazione delle norme ermeneutiche e doganali. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza, rinviando la causa alla Commissione tributaria regionale per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende Importatrici

L’ordinanza in commento rappresenta un monito importante per tutte le aziende che importano merci sulla base di contratti di licenza di marchio. La decisione sottolinea che non è possibile fermarsi a una lettura formale degli accordi, ma è necessario valutare la sostanza dei rapporti commerciali. Se il titolare del marchio mantiene un’ingerenza significativa nelle attività produttive e distributive del licenziatario, è altamente probabile che le royalties debbano essere incluse nel valore in dogana.

Per le imprese, ciò significa la necessità di una due diligence doganale molto attenta, analizzando scrupolosamente i contratti di licenza per identificare clausole che possano essere interpretate come espressione di un “controllo” rilevante ai fini doganali. Una valutazione proattiva di questi aspetti è fondamentale per prevenire contenziosi e garantire la compliance con la normativa tributaria.

Le royalties pagate al titolare di un marchio devono sempre essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
No, non sempre. Secondo la sentenza, le royalties devono essere incluse solo se il loro pagamento costituisce una ‘condizione di vendita’ delle merci. Questo avviene quando il titolare del marchio esercita un controllo di fatto sull’importatore o sul produttore, tale da rendere la vendita delle merci inscindibile dal pagamento delle royalties stesse.

Cosa intende la Corte per ‘controllo’ del titolare del marchio sull’importatore?
Il controllo è inteso in un’accezione ampia, che va oltre gli obblighi formali e include qualsiasi potere di fatto che orienti o costringa le scelte dell’importatore. La sentenza elenca come indicatori di controllo la scelta del produttore, il monitoraggio della produzione, l’approvazione di materiale pubblicitario e la presentazione di business plan, dimostrando che l’ingerenza del licenziante nell’attività del licenziatario è decisiva.

Qual è stato l’errore della Commissione tributaria regionale secondo la Corte di Cassazione?
L’errore fondamentale è stato quello di non aver analizzato in modo approfondito le clausole del contratto di licenza per verificare la presenza di un potere di controllo da parte del titolare del marchio. Il giudice di merito si è fermato a una valutazione superficiale, senza esaminare gli elementi concreti che, secondo i principi giurisprudenziali, avrebbero potuto dimostrare che il pagamento delle royalties era una condizione sostanziale della vendita delle merci importate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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