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Valore in dogana e royalties: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che le royalties pagate da una società licenziataria alla casa madre per l’uso di un marchio devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate, se il pagamento è una ‘condizione di vendita’. Ciò si verifica quando la casa madre esercita un controllo significativo sulla produzione e distribuzione del licenziatario. La Corte ha anche riaffermato la responsabilità solidale dello spedizioniere doganale (rappresentante indiretto) per l’esattezza della dichiarazione, annullando la decisione di merito che aveva escluso tali importi dal calcolo dei dazi.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in dogana: la Cassazione sui pagamenti di royalties

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale per le aziende che operano a livello internazionale: la corretta determinazione del valore in dogana delle merci importate. Specificamente, la Corte di Cassazione chiarisce quando i corrispettivi pagati a titolo di royalties, ovvero per l’uso di un marchio, debbano essere inclusi nella base imponibile per il calcolo dei dazi. La decisione ribalta i precedenti giudizi di merito, fornendo un’interpretazione rigorosa della normativa europea e sottolineando il ruolo centrale del controllo esercitato dalla casa madre sulla filiera produttiva.

I Fatti di Causa: Il Contenzioso sul Valore in Dogana

Il caso nasce da una verifica fiscale dell’Agenzia delle Dogane nei confronti di una società europea, licenziataria di un noto gruppo statunitense del settore moda. L’Agenzia contestava alla società di non aver incluso, nel valore dichiarato per le merci importate, le royalties che questa versava alla casa madre statunitense per l’utilizzo del marchio. Secondo l’Amministrazione finanziaria, tali pagamenti costituivano una ‘condizione di vendita’ e, pertanto, dovevano concorrere a formare il valore in dogana ai sensi dell’articolo 32 del Codice Doganale Comunitario.

Di conseguenza, l’Agenzia emetteva 28 avvisi di rettifica e 14 atti di irrogazione sanzioni nei confronti non solo della società importatrice, ma anche di diversi spedizionieri doganali che avevano agito come rappresentanti indiretti. Le società impugnavano gli atti, sostenendo che i rapporti con i produttori terzi fossero gestiti esclusivamente dalla licenziataria europea, senza alcun controllo sostanziale da parte della casa madre statunitense.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni delle società, escludendo che il pagamento delle royalties fosse una condizione per la vendita delle merci. L’Agenzia delle Dogane ricorreva quindi in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Dogane, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa a un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto fondati entrambi i motivi di ricorso presentati dall’Agenzia, sia quello relativo all’inclusione delle royalties nel valore in dogana, sia quello concernente la responsabilità solidale degli spedizionieri doganali.

Le Motivazioni: Analisi sul Valore in Dogana e Royalties

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa doganale europea e dei principi ermeneutici dei contratti.

Il Primo Motivo: Le Royalties come Condizione di Vendita

La Cassazione ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non valutare adeguatamente le clausole contrattuali che dimostravano un controllo pervasivo del licenziante (la casa madre USA) sulla licenziataria (la società europea) e sull’intera filiera produttiva. La normativa europea (art. 32 CDC e artt. 157 ss. del Regolamento di applicazione) prevede che le royalties siano aggiunte al prezzo di transazione se si riferiscono alle merci importate e se il loro pagamento costituisce una ‘condizione di vendita’.

Secondo la Corte, la ‘condizione di vendita’ non richiede una clausola esplicita, ma può essere desunta da un insieme di indicatori che dimostrano che il venditore non venderebbe la merce senza il pagamento della royalty. Nel caso specifico, le clausole contrattuali attribuivano alla casa madre poteri significativi, tra cui:

* Controllo sulla qualità dei prodotti finiti.
* Approvazione preventiva di ogni materiale pubblicitario e commerciale.
* Diritto di monitorare costantemente i prodotti.

Questi elementi, secondo la Cassazione, configurano quel ‘controllo’ sulla filiera produttiva e distributiva che la giurisprudenza, sia nazionale che europea, considera decisivo per subordinare la vendita delle merci al pagamento del corrispettivo per l’uso del marchio. I giudici di merito si erano invece limitati a una verifica formale, senza analizzare la sostanza economica dell’operazione.

Il Secondo Motivo: La Responsabilità del Rappresentante Doganale

La Corte ha inoltre riaffermato la responsabilità solidale dello spedizioniere doganale che agisce come rappresentante indiretto. Lo spedizioniere, in qualità di dichiarante, è responsabile per l’esattezza e la completezza della dichiarazione doganale. Questa responsabilità non è limitata a una mera verifica formale dei documenti, ma impone un obbligo di diligenza professionale qualificata (ex art. 1176, co. 2, c.c.).

Ciò significa che lo spedizioniere ha il dovere di informarsi e di controllare l’esattezza dei dati dichiarati, compresi quelli che incidono sulla determinazione del valore in dogana. La Commissione Regionale aveva erroneamente esonerato gli spedizionieri, affermando che l’Agenzia non avesse provato la loro effettiva conoscenza dell’obbligo di pagare le royalties. La Cassazione ha corretto questa impostazione, chiarendo che è onere del rappresentante indiretto assicurarsi, con la dovuta diligenza, della correttezza di tutti gli elementi dichiarati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha importanti implicazioni per le imprese importatrici e per gli operatori doganali. In primo luogo, stabilisce che la valutazione del legame tra royalties e merci importate deve basarsi su un’analisi sostanziale dei rapporti contrattuali, andando oltre il tenore letterale delle clausole. Le aziende che operano con contratti di licenza devono prestare massima attenzione alla strutturazione dei loro accordi, poiché poteri di controllo estesi in capo al licenziante possono facilmente condurre all’inclusione delle royalties nel valore in dogana.

In secondo luogo, la pronuncia rafforza la posizione di responsabilità degli spedizionieri doganali. Questi professionisti non possono limitarsi a un ruolo passivo di trasmissione dati, ma devono esercitare un controllo attivo e diligente per garantire l’accuratezza delle dichiarazioni, pena la loro responsabilità solidale per i maggiori dazi e le sanzioni.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando si riferiscono alle merci da valutare e il loro pagamento costituisce una ‘condizione di vendita’. Questo si verifica se il licenziante esercita un controllo sulla filiera produttiva e distributiva tale da poter garantire che l’importazione delle merci sia subordinata al versamento delle royalties stesse.

Cosa si intende per ‘controllo’ del licenziante che rende le royalties una condizione di vendita?
Per ‘controllo’ si intende un potere, di diritto o di fatto, che consente al licenziante di orientare le scelte del licenziatario. Esempi includono l’imposizione del produttore, il controllo sulla produzione e sulla logistica, la definizione dei prezzi, la limitazione dei fornitori o delle quantità producibili e l’approvazione dei materiali commerciali. Non è necessaria una clausola esplicita, ma un insieme di poteri che, nel complesso, dimostrano la subordinazione della vendita al pagamento dei diritti di licenza.

Qual è la responsabilità dello spedizioniere doganale (rappresentante indiretto) riguardo al valore in dogana?
Lo spedizioniere doganale, in qualità di rappresentante indiretto, è solidalmente responsabile con l’importatore per l’obbligazione doganale. Ha l’obbligo di agire con una diligenza professionale qualificata, che include un attento controllo sull’esattezza dei dati dichiarati. Non può essere esonerato semplicemente sostenendo di non essere a conoscenza di elementi come l’obbligo di pagare le royalties, poiché ha il dovere di informarsi e verificare tutti i fattori che incidono sulla corretta determinazione dei dazi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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