LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valore in dogana e royalties: la guida completa

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per includere le royalties nel valore in dogana delle merci importate. Con la sentenza 32597/2024, si stabilisce che il pagamento è una ‘condizione di vendita’ quando il licenziante esercita un controllo, anche indiretto, sulla produzione o vendita, a prescindere da un legame diretto con il venditore. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva escluso tale inclusione, rinviando per una nuova valutazione basata su un’analisi sostanziale degli accordi contrattuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana e Royalties: La Cassazione Fissa i Paletti

L’inclusione delle royalties nel valore in dogana delle merci importate è una questione complessa e di grande rilevanza per le aziende che operano a livello internazionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 32597 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, delineando i criteri per determinare quando i corrispettivi per l’uso di un marchio debbano concorrere a formare la base imponibile per i dazi. L’analisi si concentra sul concetto di “condizione di vendita” e sul ruolo del controllo esercitato dal licenziante.

I Fatti di Causa: Una Controversia sul Valore delle Merci

Il caso nasce da una serie di avvisi di rettifica emessi dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di una società italiana importatrice di capi di abbigliamento e accessori di un noto marchio. Secondo l’Agenzia, l’importo delle royalties che la società italiana pagava a una consociata svizzera, titolare della sub-licenza del marchio, doveva essere aggiunto al valore dichiarato delle merci importate, con conseguente ricalcolo dei dazi e dell’IVA.

Le società coinvolte, l’importatrice e il suo rappresentante doganale, hanno impugnato tali atti, sostenendo che le royalties non costituissero una “condizione della vendita” delle merci.

Le Decisioni di Merito e il Ricorso in Cassazione

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alle società, escludendo la tassabilità delle royalties. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che non sussistesse un controllo penetrante da parte della licenziante sull’attività della licenziataria, in particolare sulla scelta dei produttori esteri. Inoltre, avevano dato peso al fatto che le royalties venissero calcolate sulle vendite nette, quindi in un momento successivo all’importazione.

L’Agenzia delle Dogane ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione e la falsa applicazione della normativa doganale dell’Unione Europea, in particolare del Codice Doganale dell’Unione (Reg. UE 952/2013).

L’Analisi della Cassazione sul valore in dogana e il concetto di “controllo”

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso dell’Agenzia, procedendo a una disamina approfondita dei principi che governano la determinazione del valore in dogana.

Il Quadro Normativo Europeo

Il valore di base per il calcolo dei dazi è il “valore di transazione”, ovvero il prezzo effettivamente pagato o da pagare per le merci. L’articolo 71 del Codice Doganale dell’Unione prevede che a tale prezzo debbano essere aggiunti, tra gli altri, “i corrispettivi e i diritti di licenza relativi alle merci da valutare, che il compratore […] è tenuto a pagare come condizione per la vendita”.

La “Condizione di Vendita”: Un Concetto Sostanziale

La Corte ha chiarito che la “condizione di vendita” non deve essere interpretata in senso restrittivo. Si realizza ogni volta che, in base all’assetto complessivo degli accordi, il venditore non venderebbe (o l’acquirente non potrebbe acquistare) i beni senza il pagamento delle royalties. Questa condizione può essere anche implicita e deve essere verificata dal giudice analizzando tutti i documenti contrattuali, non solo il contratto di vendita ma anche quello di licenza.

Il Ruolo del Controllo del Licenziante e l’impatto sul valore in dogana

Il punto cruciale della sentenza riguarda la nozione di “controllo”. La Cassazione, allineandosi alla giurisprudenza europea, ha affermato che con il nuovo Codice Doganale, non è più indispensabile un collegamento societario o contrattuale diretto tra il licenziante e il venditore estero. Ciò che rileva è se il licenziante eserciti un potere di controllo o di orientamento, anche di fatto, sul produttore o sull’importatore. Questo controllo può manifestarsi in vari modi:

* Imposizione di standard qualitativi e produttivi.
* Controllo sulla logistica e sulla distribuzione.
* Limitazioni sui potenziali acquirenti o sui canali di vendita.
* Clausole di risoluzione del contratto di licenza in caso di mancato pagamento delle royalties, che di fatto impedirebbero all’importatore di commercializzare i prodotti.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito abbiano errato nell’applicare la legge, compiendo un “vizio di sussunzione”. Hanno adottato una visione troppo formalistica, concentrandosi solo sull’assenza di un potere di scelta diretto del produttore e trascurando altri “indicatori” del controllo presenti nel contratto di sub-licenza. Ad esempio, la clausola che prevedeva la risoluzione del contratto in caso di mancato pagamento delle royalties e la conseguente cessazione immediata del diritto di commercializzare i prodotti era un elemento fondamentale. Questa clausola, di fatto, subordinava l’intera operazione commerciale al pagamento dei corrispettivi, rendendoli una condizione essenziale della vendita.
La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione non può limitarsi al mero controllo di qualità, ma deve estendersi a qualsiasi forma di orientamento che incida sul ciclo produttivo e commerciale, proteggendo il valore e l’immagine del marchio. Pertanto, ha cassato la sentenza impugnata.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli operatori economici. L’analisi per determinare se le royalties debbano essere incluse nel valore in dogana deve essere sostanziale e non formale. Non è sufficiente che il licenziante e il venditore siano soggetti distinti o che le royalties siano calcolate post-importazione. È necessario esaminare la totalità degli accordi commerciali per verificare se, di fatto, il licenziante esercita un controllo che rende il pagamento delle royalties un presupposto indispensabile per l’importazione e la vendita delle merci. La causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria regionale, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Quando le royalties pagate per un marchio devono essere incluse nel valore in dogana delle merci?
Le royalties devono essere incluse quando il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita” per le merci importate. Ciò significa che, senza tale pagamento, la vendita non avrebbe luogo.

Cosa si intende per “condizione di vendita” in questo contesto?
Si intende una situazione in cui il venditore non sarebbe disposto a vendere le merci, o l’acquirente non potrebbe acquistarle, senza che le royalties vengano pagate. Questa condizione può essere esplicita negli accordi o implicita e desumibile dall’intero assetto contrattuale.

È necessario che il licenziante (chi riceve le royalties) sia anche il venditore delle merci per includere le royalties nel valore doganale?
No. Secondo la normativa europea e l’interpretazione della Corte, non è necessario un legame diretto. È sufficiente che il licenziante eserciti un controllo, anche di fatto e indiretto, sul produttore o sull’acquirente, tale da poter garantire che l’importazione sia subordinata al pagamento delle royalties.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati