LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valore in dogana e royalties: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che escludeva le royalties dal calcolo del valore in dogana. La Corte ha chiarito che, per determinare se le royalties debbano essere incluse, è fondamentale verificare se il titolare del marchio eserciti un controllo effettivo sulla produzione e vendita dei beni importati dal licenziatario. Il caso è stato rinviato alla commissione tributaria regionale per una nuova valutazione basata su questi principi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana e Royalties: La Cassazione chiarisce il concetto di ‘controllo’

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia doganale: il pagamento di royalties da parte di un importatore deve essere incluso nel valore in dogana della merce se il titolare del marchio esercita un controllo significativo sull’intera filiera produttiva e distributiva. Questa decisione ribalta un precedente verdetto e offre importanti chiarimenti per le aziende che operano con contratti di licenza internazionale.

I Fatti del Caso: La Controversia tra l’Agenzia Doganale e l’Importatore

Il caso ha origine da una verifica fiscale condotta dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di una società europea, licenziataria di un noto marchio di abbigliamento, per le importazioni effettuate in un determinato periodo. L’Agenzia ha contestato che nel valore dichiarato delle merci importate non fossero state incluse le royalties che la società licenziataria versava alla casa madre statunitense, titolare del marchio.

Secondo l’Amministrazione finanziaria, tali royalties costituivano una condizione implicita per la vendita e l’importazione dei prodotti e, pertanto, dovevano concorrere a formare la base imponibile per il calcolo dei dazi doganali, conformemente alla normativa comunitaria.

La Decisione dei Giudici di Merito

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società importatrice, annullando l’atto di accertamento. Successivamente, anche la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, ha confermato la decisione di primo grado, rigettando le pretese dell’Agenzia. I giudici di merito hanno ritenuto che non fosse stata fornita la prova che il pagamento delle royalties costituisse una condizione di vendita per le merci importate. In altre parole, non era stato dimostrato che l’importatore fosse obbligato a pagare le royalties per poter acquistare e importare i beni.

Il Ricorso in Cassazione e il valore in dogana

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la decisione regionale dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione delle norme europee sul valore in dogana (in particolare gli artt. 157, 159 e 160 del Regolamento CEE n. 2454/93). La ricorrente ha argomentato che i giudici di merito avevano interpretato erroneamente i contratti di licenza, non cogliendo che i poteri di controllo esercitati dalla casa madre sull’intera filiera produttiva e distributiva erano così pervasivi da rendere il pagamento delle royalties una condizione di fatto per la vendita.

L’analisi della Corte sul controllo del licenziante

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno spiegato che, per determinare il valore in dogana, è necessario considerare tutti i fattori economicamente rilevanti che compongono il valore reale della merce. I diritti di licenza (royalties) devono essere aggiunti al prezzo di transazione quando si verificano tre condizioni cumulative:

1. Non sono già inclusi nel prezzo pagato.
2. Si riferiscono alle merci da valutare.
3. Il loro pagamento è una “condizione di vendita” delle merci.

Il punto cruciale, chiarisce la Corte, è definire cosa si intenda per “condizione di vendita”. Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, la Cassazione afferma che tale condizione sussiste quando il venditore (o una persona ad esso legata, come la casa madre licenziante) non sarebbe disposto a vendere la merce se l’acquirente non pagasse anche le royalties. Questo si traduce nella necessità di verificare se il licenziante esercita un “controllo” sull’acquirente o sulla produzione, tale da subordinare l’importazione al versamento delle royalties.

Le motivazioni

La Corte ha censurato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale per non aver condotto un’analisi approfondita delle clausole contrattuali alla luce di questi principi. I giudici di merito si erano limitati a una valutazione superficiale, senza esaminare nel dettaglio gli indicatori di controllo previsti dalla prassi doganale comunitaria. Tali indicatori includono, ad esempio, il potere del licenziante di scegliere o limitare i fornitori, di imporre metodi di produzione, di controllare la logistica, di fissare i prezzi di rivendita e di approvare materiali e campagne pubblicitarie. Nel caso di specie, dal ricorso emergevano clausole che attribuivano alla casa madre poteri significativi, come il diritto di monitorare i prodotti e di approvare preventivamente qualsiasi materiale commerciale o etichetta. La sentenza impugnata ha ignorato questi elementi, omettendo di valutare se, nel complesso, configurassero un controllo tale da rendere il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile della vendita.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà analizzare dettagliatamente i contratti di licenza per accertare se il livello di ingerenza e controllo esercitato dalla casa madre fosse tale da soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa europea per includere le royalties nel valore in dogana dei beni importati. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi sostanziale e non meramente formale dei rapporti contrattuali nelle operazioni di commercio internazionale.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento si riferisce alle merci importate e costituisce una “condizione di vendita”, ovvero quando il venditore (o un soggetto ad esso collegato, come il licenziante) non venderebbe le merci se l’acquirente non pagasse anche le royalties.

Cosa si intende per “controllo” del licenziante sul licenziatario ai fini doganali?
Per controllo si intende un potere, di diritto o di fatto, che il licenziante esercita sull’acquirente o sul processo produttivo, tale da poter garantire che l’importazione delle merci sia subordinata al pagamento delle royalties. Questo controllo può manifestarsi nella scelta dei fornitori, nell’imposizione di standard produttivi, nel controllo sulla logistica e sulla commercializzazione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici di merito non hanno analizzato in modo approfondito le clausole del contratto di licenza per verificare se il titolare del marchio esercitasse un controllo effettivo sull’importatore. La valutazione era stata superficiale e non aveva tenuto conto dei numerosi indicatori che potevano dimostrare come il pagamento delle royalties fosse una condizione sostanziale per la vendita dei prodotti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati