LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Valore in dogana e royalties: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha stabilito che le royalties pagate a un terzo licenziante devono essere incluse nel valore in dogana, se quest’ultimo esercita un controllo, anche indiretto, sul produttore. La sentenza di merito è stata annullata perché non ha adeguatamente valutato le clausole del contratto di licenza che dimostravano un’ingerenza ben oltre il mero controllo qualità, rendendo di fatto il pagamento delle royalties una condizione essenziale per la vendita dei beni importati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in dogana: quando le royalties sono una condizione di vendita?

La determinazione del corretto valore in dogana è un aspetto cruciale per le aziende che importano merci. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: le royalties pagate a una casa madre titolare del marchio, anche se non è il venditore diretto, devono essere incluse nel valore imponibile se questa esercita un controllo sulla produzione. Questo principio ha implicazioni significative per tutte le imprese che operano con contratti di licenza internazionali.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un accertamento dell’Amministrazione Doganale nei confronti di una società di spedizioni, coobbligata in solido con una società importatrice europea, licenziataria di un noto marchio di abbigliamento statunitense. L’Agenzia contestava la mancata inclusione, nel valore dichiarato in dogana, delle royalties che la società importatrice versava alla casa madre americana, titolare del marchio.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al contribuente, sostenendo che non vi fossero prove di un controllo, diretto o indiretto, da parte della casa madre sui produttori extracomunitari. Secondo le corti di merito, l’intervento del licenziante si limitava a un controllo sulla qualità dei prodotti, finalizzato a tutelare il prestigio del marchio, senza condizionare l’autonomia del licenziatario o dei produttori terzi.

La Decisione della Corte di Cassazione e il corretto calcolo del valore in dogana

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Doganale, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la corte territoriale abbia commesso un errore di diritto, non esaminando nel dettaglio le clausole del contratto di licenza e interpretando in modo restrittivo il concetto di “controllo”.

L’importanza del controllo indiretto per il valore in dogana

Il punto centrale della decisione è la nozione di “legame” e “controllo” tra il licenziante e il produttore/venditore. Secondo la normativa comunitaria e l’interpretazione della Corte di Giustizia UE, affinché le royalties costituiscano una “condizione di vendita”, non è necessario che il venditore le richieda direttamente. È sufficiente che a farlo sia una “persona ad esso legata”.

Questo legame non è solo quello societario, ma include qualsiasi rapporto di influenza, di fatto o di diritto, in cui un soggetto è in grado di esercitare un potere di costrizione o di orientamento su un altro. La Corte ha sottolineato che un insieme di elementi, che vanno oltre il semplice controllo di qualità, può dimostrare l’esistenza di tale potere.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che i giudici di merito hanno errato nel liquidare l’ingerenza del licenziante come un mero “controllo qualitativo a fini cautelari”. Al contrario, avrebbero dovuto analizzare se, nel complesso, le clausole contrattuali e gli accordi di fornitura delineassero un quadro di controllo sostanziale.

La Cassazione ha evidenziato come diversi indicatori, già individuati dalla prassi comunitaria (Commento n. 11 del Comitato del codice doganale), potessero dimostrare un’ingerenza significativa del licenziante. Tra questi, il potere di approvare i produttori, di imporre il design degli articoli, di controllare l’adeguatezza della programmazione e degli acquisti di materiali, e persino di inibire qualsiasi forma di commercializzazione senza approvazione preventiva.

Nel caso specifico, dal ricorso emergevano clausole contrattuali precise, come l’obbligo per il licenziatario di consegnare campioni di prodotto finito per approvazione, il diritto di ispezione del licenziante, l’autorizzazione preventiva su pubblicità e imballaggi e la presentazione annuale di un business plan. Questi elementi, secondo la Corte, non erano stati adeguatamente ponderati e, se considerati nel loro insieme, potevano ben configurare quel controllo indiretto che rende il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile della vendita e, di conseguenza, parte integrante del valore in dogana.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato a livello europeo e nazionale: per determinare il valore in dogana, è necessario guardare alla sostanza economica e contrattuale delle operazioni. Un controllo esercitato dal titolare di un marchio non deve essere diretto o formale per essere rilevante. Anche un potere di orientamento e di influenza fattuale, che si manifesta attraverso una serie di clausole contrattuali che limitano l’autonomia del produttore e del licenziatario, è sufficiente a stabilire il nesso che rende le royalties un costo da includere nella base imponibile. Le aziende importatrici devono quindi esaminare con attenzione i propri contratti di licenza per evitare accertamenti e sanzioni, valutando l’impatto complessivo delle clausole sul processo produttivo e commerciale.

Quando le royalties pagate a un terzo devono essere incluse nel valore in dogana delle merci?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita”. Questo si verifica se il venditore, o una persona ad esso “legata” (come il licenziante che esercita un controllo), richiede tale pagamento per consentire la vendita e l’importazione delle merci.

Cosa si intende per “controllo” del licenziante sul produttore ai fini doganali?
Per “controllo” si intende la capacità del licenziante di esercitare, di diritto o di fatto, un potere di costrizione o di orientamento sul produttore. Non è necessario un controllo societario diretto; è sufficiente un’influenza sostanziale che si manifesta attraverso clausole contrattuali che incidono sulla produzione, sul design, sulla scelta dei materiali o sulla commercializzazione dei beni.

È sufficiente un controllo sulla qualità del prodotto per escludere le royalties dal valore in dogana?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se l’ingerenza del licenziante va oltre i semplici “controlli di qualità” e si estende ad altri aspetti del processo produttivo e commerciale (come l’approvazione dei fornitori, il design, i business plan), allora si configura un controllo rilevante che rende le royalties parte integrante del valore in dogana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati