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Valore in dogana e royalties: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 839/2024, ha stabilito che le royalties pagate per l’uso di un marchio devono essere incluse nel valore in dogana delle merci se il titolare del marchio esercita un controllo, anche solo indiretto o di mero ‘orientamento’, sul produttore. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tali costi, ritenendo la sua interpretazione del concetto di autonomia del produttore troppo restrittiva. Secondo i giudici, per determinare il corretto valore in dogana, è necessario verificare se il pagamento delle royalties costituisce una condizione di vendita, analizzando in concreto il potere del licenziante di influenzare le scelte produttive e commerciali, al di là dei meri controlli di qualità.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana: Quando le Royalties Aumentano i Dazi d’Importazione

L’importazione di merci brandizzate comporta spesso il pagamento di royalties al titolare del marchio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: quando questi costi devono essere inclusi nel valore in dogana, influenzando così l’importo dei dazi da versare? La questione ruota attorno al concetto di ‘controllo’ esercitato dal licenziante, che secondo la Suprema Corte va inteso in senso molto ampio, includendo anche un semplice potere di ‘orientamento’.

I Fatti del Caso

Una società, in qualità di rappresentante indiretto di un importatore, si è vista recapitare un avviso di rettifica dall’Amministrazione Doganale. L’oggetto del contendere era la mancata inclusione, nel valore dichiarato in dogana, delle royalties che la società licenziataria europea versava alla casa madre statunitense, titolare di un noto marchio di moda. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’azienda, sostenendo che i controlli della casa madre fossero semplici verifiche sulla qualità dei prodotti, senza condizionare l’autonomia del produttore o della licenziataria.

Il Concetto di Controllo e il Valore in Dogana

La normativa doganale europea stabilisce che i corrispettivi e i diritti di licenza (royalties) devono essere aggiunti al prezzo della merce per determinare il corretto valore in dogana, ma solo a tre condizioni: che non siano già inclusi nel prezzo, che si riferiscano alla merce importata e che il loro pagamento sia una ‘condizione della vendita’.

Il punto cruciale è proprio quest’ultima condizione. Per stabilire se il pagamento è una ‘condizione di vendita’, bisogna verificare se il titolare del marchio (licenziante) esercita un controllo sul produttore. La Cassazione, rifacendosi alla normativa comunitaria e a precedenti sentenze, ha specificato che il controllo non è solo un potere di costrizione diretta, ma anche la capacità, ‘di diritto o di fatto’, di esercitare un ‘potere di costrizione o di orientamento’ sulla controparte.

L’Analisi della Cassazione sul Valore in Dogana

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Doganale, criticando la decisione dei giudici di merito come ‘semplicistica’. Secondo la Corte, la Commissione Tributaria non ha correttamente interpretato l’ampio concetto di controllo. Non si è confrontata con le clausole contrattuali che, secondo l’Amministrazione, dimostravano un’ingerenza significativa del licenziante.

La Corte ha ricordato che esistono numerosi indicatori di controllo, tra cui:
* La scelta del produttore imposta all’acquirente.
* Il controllo di fatto sulla produzione o sulla logistica.
* L’imposizione di restrizioni sui potenziali acquirenti.
* La fissazione delle condizioni di prezzo.
* La scelta dei metodi di produzione o la fornitura dei modelli.

La presenza di questi elementi indica un potere di ‘orientamento’ che va oltre il mero controllo di qualità e rende il pagamento delle royalties una condizione imprescindibile per la vendita delle merci.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte si fonda su un’interpretazione economica e sostanziale del rapporto tra le parti. Il valore in dogana deve riflettere il reale valore economico della merce importata, includendo tutti i fattori che ne compongono il costo. Le royalties, quando il licenziante ha il potere di influenzare la produzione e la commercializzazione, diventano parte integrante di tale valore. I giudici di merito hanno commesso un ‘vizio di sussunzione’: hanno cioè applicato in modo errato la norma giuridica (la definizione ampia di controllo) ai fatti del caso (le clausole contrattuali), limitandosi a una valutazione formale dell’autonomia del produttore senza indagare il potere di orientamento di fatto esercitato dalla casa madre.

Le Conclusioni

La decisione stabilisce un principio di grande importanza pratica per tutte le aziende che importano merci su licenza. Non è sufficiente che il produttore sia formalmente un’entità autonoma. Se il contratto di licenza conferisce al titolare del marchio poteri che, di fatto, ne orientano le scelte strategiche, produttive o commerciali, le royalties pagate devono essere aggiunte al valore in dogana. Le imprese devono quindi analizzare con estrema attenzione i loro contratti di licenza per evitare accertamenti doganali, poiché un controllo anche solo indiretto è sufficiente a far scattare l’obbligo di inclusione delle royalties nella base imponibile per il calcolo dei dazi.

Le royalties pagate per l’uso di un marchio devono sempre essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
No, devono essere incluse solo quando il loro pagamento costituisce una ‘condizione di vendita’ delle merci. Questo avviene se il titolare del marchio esercita un controllo, anche indiretto, sul produttore o sulla transazione.

Cosa si intende per ‘controllo’ del titolare del marchio ai fini doganali?
Si intende un concetto molto ampio che va oltre la costrizione diretta. Include qualsiasi potere, esercitato di diritto o di fatto, in grado di ‘orientare’ le scelte e l’attività del produttore, come imporre i metodi di produzione, scegliere i fornitori, fissare i prezzi o limitare i potenziali acquirenti.

Qual è stato l’errore della Commissione Tributaria Regionale secondo la Cassazione?
L’errore è stato interpretare in modo troppo restrittivo il concetto di controllo. La Commissione ha considerato le clausole contrattuali solo come tutele per la qualità del marchio, senza valutare se, nel concreto, esse costituissero uno strumento per orientare e condizionare l’autonomia del produttore, rendendo di fatto obbligatorio il pagamento delle royalties per poter vendere le merci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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