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Valore in dogana e royalties: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione affronta il tema dell’inclusione delle royalties nel valore in dogana. Una società importatrice pagava corrispettivi per l’uso di un marchio a una terza entità. L’Agenzia delle Dogane sosteneva che tali royalties dovessero aumentare la base imponibile per i dazi. La Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che, secondo il nuovo Codice Doganale dell’Unione, è sufficiente un potere di ‘orientamento’ del licenziante sulla produzione, anche indiretto, per considerare le royalties una ‘condizione di vendita’. Di conseguenza, ha rinviato il caso per una nuova valutazione basata su questi più ampi principi.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana e Royalties: La Cassazione detta le regole

L’inclusione delle royalties nel valore in dogana è una questione complessa che impatta direttamente sui costi di importazione per molte aziende. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, interpretando la normativa europea in modo estensivo e stabilendo principi guida per determinare quando i corrispettivi per l’uso di un marchio debbano essere inclusi nella base imponibile per il calcolo dei dazi. La decisione sposta l’equilibrio a favore di una visione più ampia del concetto di ‘controllo’ e ‘condizione di vendita’.

I Fatti del Caso: Importazione di Beni di Marca

Il caso ha origine dalla controversia tra l’Agenzia delle Dogane e due società: una che opera come importatore di abbigliamento e accessori di un noto marchio, e l’altra come suo rappresentante doganale. L’importatore acquistava la merce da produttori terzi situati in paesi extra-UE e la commercializzava in Italia in virtù di un contratto di sub-licenza con la società svizzera titolare dei diritti sul marchio. Per l’utilizzo del brand, l’importatore pagava delle royalties alla società licenziante.

L’Agenzia delle Dogane, a seguito di verifiche, ha contestato che il valore in dogana dichiarato non includesse tali royalties, ritenendole una componente essenziale della transazione. Di conseguenza, ha emesso avvisi di rettifica per rideterminare la base imponibile e recuperare i maggiori dazi dovuti. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alle società, escludendo che il pagamento delle royalties fosse una condizione di vendita della merce importata.

La Decisione della Corte di Cassazione e il valore in dogana

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Dogane, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa alla Commissione tributaria regionale per un nuovo esame. La Suprema Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse interpretato la normativa in modo troppo restrittivo, basandosi su principi superati dalla nuova disciplina del Codice Doganale dell’Unione (CDU).

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione evolutiva della normativa unionale. La Corte ha sottolineato come il CDU e il suo regolamento di esecuzione abbiano introdotto una nozione più ampia e generica di ‘controllo’ e ‘condizione di vendita’ rispetto alla legislazione precedente.

1. Nozione di ‘Controllo’: Secondo la nuova disciplina (art. 127 Reg. UE 2015/2447), una parte controlla l’altra quando è in grado, di diritto o di fatto, di ‘imporre orientamenti’. Questo concetto è più flessibile del precedente ‘controllo penetrante’ e non richiede che il potere del licenziante investa la totalità dell’attività del produttore. Anche un potere di indirizzo finalizzato a preservare la qualità e l’immagine del marchio può configurare un controllo rilevante ai fini doganali.

2. ‘Condizione di Vendita’: Il pagamento delle royalties costituisce una ‘condizione di vendita’ quando la transazione non avverrebbe senza di esso. La Corte chiarisce che tale condizione può essere implicita e non necessita di un legame diretto tra il venditore-produttore e il licenziante che percepisce le royalties. Il punto focale è verificare se, nell’economia complessiva dell’operazione, la vendita della merce sia subordinata al pagamento dei corrispettivi per il marchio.

3. Errata Interpretazione del Giudice di Merito: La Cassazione ha censurato la sentenza impugnata per non aver considerato che le facoltà riconosciute alla società licenziante (come il controllo sulla qualità e sugli standard produttivi) costituivano elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza di un potere di orientamento sul produttore. Il giudice d’appello si era erroneamente limitato a verificare l’assenza di un rapporto contrattuale diretto tra licenziante e produttore, un requisito non più indispensabile secondo la normativa vigente.

Le Conclusioni

La Corte ha concluso che il ricorso dell’Agenzia era fondato e ha rinviato la causa al giudice di merito. Quest’ultimo dovrà riesaminare i contratti di licenza e di vendita alla luce dei principi enunciati. In particolare, dovrà accertare se, nel contesto negoziale complessivo, il produttore-venditore sarebbe stato disposto a vendere la merce senza che l’acquirente-licenziatario pagasse le royalties al titolare del marchio. Dovrà inoltre valutare se sussistesse un potere di controllo, anche indiretto, del licenziante sull’intera filiera produttiva, non limitandosi a un mero controllo di qualità sul prodotto finito. Questa ordinanza stabilisce un importante precedente, rafforzando gli strumenti a disposizione dell’amministrazione finanziaria per includere le royalties nel valore in dogana e invitando le imprese a una maggiore attenzione nella strutturazione dei rapporti contrattuali internazionali.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse nel valore in dogana quando il loro pagamento costituisce una ‘condizione di vendita’ delle merci. Questo si verifica se il venditore non sarebbe disposto a vendere i beni senza che l’acquirente paghi tali corrispettivi al licenziante, anche se quest’ultimo è un soggetto terzo rispetto al contratto di vendita.

Che tipo di ‘controllo’ deve esercitare il licenziante sul produttore affinché le royalties siano considerate parte del valore in dogana?
Secondo la normativa attuale del Codice Doganale dell’Unione, non è necessario un controllo ‘penetrante’ o totale. È sufficiente che il licenziante eserciti, di diritto o di fatto, un potere di ‘orientamento’ sulla produzione. Questo può manifestarsi anche attraverso il controllo degli standard qualitativi e delle modalità produttive per tutelare l’immagine del marchio.

È necessario un legame contrattuale diretto tra il produttore della merce e il titolare del marchio (licenziante) per includere le royalties nel valore doganale?
No, la nuova disciplina doganale non richiede più un collegamento diretto tra il venditore e il terzo licenziante come condizione indispensabile. L’inclusione delle royalties è possibile anche in assenza di tale legame, purché il loro pagamento sia una condizione di vendita e sussista un controllo, anche indiretto, del licenziante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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