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Valore in dogana e royalties: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che per includere le royalties nel calcolo del valore in dogana è necessaria un’analisi approfondita dei contratti. La sentenza impugnata è stata cassata perché il giudice non ha verificato se il pagamento delle royalties costituisse una reale ‘condizione di vendita’ per le merci importate, esaminando il potere di controllo del licenziante sul produttore. Il semplice controllo qualità non è sufficiente.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Royalties e Valore in Dogana: La Cassazione detta le regole per l’inclusione

Determinare il corretto valore in dogana delle merci è un’operazione cruciale per ogni azienda che opera con l’estero, poiché da esso dipende l’ammontare dei dazi da versare. Una delle questioni più complesse riguarda l’inclusione delle royalties, ovvero i corrispettivi pagati per l’uso di un marchio. Con la recente sentenza n. 32871/2024, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, chiarendo che non basta un legame generico tra i contratti per giustificare l’aumento della base imponibile. È necessaria, invece, un’analisi dettagliata per dimostrare che il pagamento delle royalties sia una vera e propria “condizione di vendita”.

I Fatti del Caso

Una società importatrice aveva richiesto all’Agenzia delle Dogane il rimborso dei dazi versati per gli anni 2015 e 2016, sostenendo che fossero stati calcolati erroneamente. L’Agenzia, infatti, aveva incluso nel valore delle merci importate anche le royalties che la società pagava al titolare del marchio. Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano respinto le ragioni dell’azienda, ritenendo che i diversi contratti (di licenza, di produzione e di vendita) costituissero un “accordo unico”. Secondo la Commissione Tributaria Regionale, il produttore estero non avrebbe potuto spedire la merce senza l’autorizzazione del licenziante, autorizzazione che era implicitamente subordinata alla garanzia del pagamento delle royalties. Di conseguenza, tale pagamento era considerato una condizione essenziale della vendita.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Gli Ermellini hanno ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse viziata da un’analisi superficiale e generica. La Commissione Tributaria, infatti, si era limitata a presumere l’esistenza di un collegamento tra i contratti senza però esaminare nel dettaglio le specifiche clausole contrattuali. L’affermazione che il pagamento delle royalties fosse una “condizione di vendita” non era supportata da prove concrete tratte dai documenti, rendendo la motivazione insufficiente e illegittima.

Le Motivazioni

La Corte ha ricostruito in modo meticoloso il quadro normativo e giurisprudenziale europeo sul valore in dogana. Il principio generale è che il valore tassabile è il “valore di transazione”, ovvero il prezzo effettivamente pagato per le merci. Le royalties possono essere aggiunte a tale prezzo solo se ricorrono tre condizioni cumulative:

1. Riferibilità: Devono essere relative alle merci importate.
2. Obbligatorietà: L’acquirente deve essere tenuto a pagarle.
3. Condizionalità: Il pagamento deve costituire una “condizione della vendita” delle merci.

Il Concetto Chiave: “Condizione di Vendita”

Il punto cruciale della controversia risiede in quest’ultima condizione. Si ha una “condizione di vendita” quando il venditore non sarebbe disposto a vendere i beni se l’acquirente non pagasse le royalties. Questo legame deve essere reale e dimostrabile. Quando, come nel caso di specie, il beneficiario delle royalties (il licenziante) è un soggetto diverso dal venditore (il produttore), la situazione si complica. In questi scenari, è necessario verificare se il licenziante esercita un “potere di controllo” sul produttore, tale da poter di fatto impedire la vendita in caso di mancato pagamento.

Il “Potere di Controllo” del Licenziante

La Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha specificato che il “potere di controllo” non deve essere inteso in senso restrittivo. Può essere un controllo di fatto, non necessariamente di diritto, e non deve riguardare l’intera attività del produttore. È sufficiente un “potere di orientamento” sulla specifica operazione, che può manifestarsi in vari modi: la scelta del produttore, il controllo sulla logistica, l’imposizione di restrizioni sulla vendita a terzi.

Tuttavia, un mero controllo sulla qualità dei prodotti, finalizzato a proteggere l’immagine del marchio, non è di per sé sufficiente a integrare la nozione di controllo rilevante ai fini doganali. È necessario che questo potere si traduca in una concreta capacità di influenzare il perfezionamento della vendita.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli operatori del settore e per gli organi di accertamento. Non è possibile includere automaticamente le royalties nel valore in dogana basandosi su presunzioni o su una visione generica dei rapporti commerciali. È indispensabile un esame capillare e rigoroso di tutti i contratti coinvolti (licenza, fornitura, vendita) per accertare, senza ombra di dubbio, se la vendita delle merci sia inscindibilmente legata al pagamento dei diritti di licenza.

Per le imprese, ciò significa che in sede di contenzioso è fondamentale fornire una documentazione contrattuale chiara e completa, da cui emerga l’eventuale indipendenza tra l’obbligo di pagare le royalties e l’obbligo di pagare il prezzo dei beni al fornitore. Per l’Amministrazione finanziaria, invece, la sentenza ribadisce l’onere di motivare adeguatamente le proprie pretese, fondandole su elementi concreti desunti dai contratti e non su mere congetture.

Quando le royalties devono essere incluse nel valore in dogana delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse solo se soddisfano tre condizioni cumulative: sono relative alle merci valutate, l’acquirente è obbligato a pagarle, e il loro pagamento costituisce una “condizione di vendita”, cioè il venditore non venderebbe la merce senza tale pagamento.

Cosa si intende per “condizione di vendita” ai fini doganali?
Significa che la vendita delle merci è subordinata al pagamento delle royalties. Se il beneficiario delle royalties è un terzo rispetto al venditore, occorre dimostrare che questo terzo esercita un potere di controllo sul venditore o sulla transazione, tale da poter garantire che la vendita avvenga solo a fronte del pagamento dei diritti di licenza.

Il controllo sulla qualità del prodotto è sufficiente a dimostrare che le royalties sono una condizione di vendita?
No. La Corte ha chiarito che un mero controllo sulla qualità, finalizzato a tutelare l’immagine del marchio, non è di per sé sufficiente. È necessario un controllo più incisivo sull’attività produttiva o distributiva, che di fatto condizioni la possibilità stessa della vendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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