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Valore in dogana: certificato d’origine vs fattura

Un’azienda importatrice ha ottenuto l’annullamento di un avviso di rettifica per dazi antidumping. La Cassazione ha confermato che, ai fini del corretto calcolo del valore in dogana, il certificato d’origine che attesta la provenienza da un produttore agevolato può prevalere su presunte irregolarità formali della fattura commerciale. La Corte ha valorizzato l’accertamento sostanziale dei fatti rispetto a quello puramente documentale.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore in Dogana: Quando il Certificato d’Origine Supera la Fattura

Determinare il corretto valore in dogana è un passaggio cruciale in ogni operazione di importazione, specialmente quando sono in gioco dazi antidumping. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la prevalenza della sostanza sulla forma. In particolare, un certificato di origine valido può essere decisivo per ottenere un dazio agevolato, anche in presenza di irregolarità formali nella fattura commerciale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Discrepanza sul Valore della Merce

Una società italiana importava un carico di piastrelle in ceramica dalla Cina. Al momento dello sdoganamento, presentava una dichiarazione di importazione e una fattura per un valore di circa 9.500 euro. L’Agenzia delle Dogane, tuttavia, nutriva dei dubbi e avviava una procedura di controllo tramite la mutua assistenza amministrativa con le autorità cinesi.

Da questa collaborazione emergeva documentazione diversa: una bolletta di esportazione e una fattura di vendita che indicavano un valore significativamente più alto, pari a circa 15.000 dollari. L’Agenzia contestava quindi l’autenticità della fattura presentata dall’importatore, emettendo un avviso di rettifica per maggiori dazi e una sanzione.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari davano ragione alla società importatrice. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in particolare, pur riconoscendo una potenziale carenza formale nella documentazione, riteneva che altri elementi provassero la buona fede e la correttezza dell’operato dell’azienda.

Il punto chiave era un certificato di origine cinese che attestava la produzione della merce da parte di una società specificamente inclusa in un regolamento europeo che concedeva un dazio antidumping agevolato. Secondo i giudici d’appello, questo documento era una prova sufficiente a dimostrare che le merci avevano diritto al trattamento di favore, rendendo secondaria l’eventuale irregolarità formale della fattura.

Il Valore in Dogana secondo la Cassazione: Prevale la Sostanza

L’Agenzia delle Dogane ricorreva in Cassazione, sostenendo che per ottenere il dazio ridotto fosse indispensabile una fattura con requisiti specifici, che nel caso di specie mancavano. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello.

Gli Ermellini hanno stabilito che i giudici di merito avevano agito correttamente, non fermandosi a un esame puramente formale, ma indagando la sostanza della questione. Il certificato di origine è il documento principe per attestare la provenienza della merce e, di conseguenza, per l’applicazione di regimi doganali specifici come i dazi antidumping agevolati. La Corte ha quindi affermato che l’accertamento sulla reale origine dei beni, provata dal certificato, era determinante e poteva superare le contestazioni formali sulla fattura.

L’Irrilevanza del Processo Penale ai Fini Tributari

Un altro aspetto interessante della vicenda riguardava un procedimento penale parallelo. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’autonomia del giudizio tributario rispetto a quello penale. Il giudice tributario ha il dovere di valutare autonomamente le prove, senza essere vincolato dall’esito del processo penale, anche se questo riguarda gli stessi fatti. La sentenza penale può costituire un elemento di prova, ma deve essere corroborata da altri riscontri e valutata liberamente dal collegio tributario.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando come la Corte di Giustizia Tributaria avesse correttamente adempiuto al suo dovere di accertare i fatti. Non si è limitata a prendere atto di una discrepanza documentale, ma ha verificato, tramite l’esame del certificato di origine, il requisito sostanziale richiesto dalla normativa europea per l’applicazione del dazio agevolato: la produzione della merce da parte di una delle aziende elencate nel regolamento. La Cassazione ha ricordato che, sebbene il certificato di origine non sia una “prova legale assoluta” e possa essere oggetto di controlli a posteriori, esso costituisce il titolo di legittimazione primario (“condicio sine qua non”) per beneficiare di un regime doganale specifico. Ritenere determinante questo certificato, a fronte di una contestata irregolarità formale della fattura, è stata un’applicazione corretta dei principi di diritto che governano la materia.

le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per gli importatori. In materia di valore in dogana e dazi speciali, la solidità della prova sull’origine della merce è fondamentale. Un certificato di origine valido e attendibile può rappresentare la migliore difesa contro contestazioni basate su vizi formali di altri documenti. Sebbene sia sempre consigliabile garantire la massima coerenza e regolarità di tutta la documentazione commerciale, la decisione della Cassazione conferma che l’accertamento sostanziale della realtà dei fatti prevale su un approccio rigidamente formalistico. Per le aziende, ciò significa porre la massima attenzione nell’ottenere e verificare i certificati di origine dai propri fornitori esteri, in quanto costituiscono la chiave di volta per l’accesso a trattamenti doganali favorevoli.

Un’irregolarità formale nella fattura commerciale può invalidare una dichiarazione doganale per dazi agevolati?
No, secondo questa ordinanza, un’irregolarità formale sulla fattura non invalida necessariamente la dichiarazione se esiste un’altra prova sostanziale, come un valido certificato di origine, che dimostra il diritto al beneficio del dazio agevolato.

Quale documento è più importante per ottenere un dazio antidumping ridotto: la fattura o il certificato di origine?
Il certificato di origine è considerato il documento fondamentale e il titolo di legittimazione esclusivo per esercitare il diritto a un regime doganale specifico, come un dazio antidumping agevolato. La sua validità può prevalere su vizi formali di altri documenti.

Una sentenza penale sullo stesso caso influenza automaticamente la decisione del giudice tributario?
No, il giudice tributario opera in piena autonomia e deve procedere a una valutazione indipendente delle prove. La sentenza penale, anche se irrevocabile, non ha autorità di cosa giudicata nel processo tributario e può essere considerata solo come uno degli elementi di prova, da valutare insieme a tutti gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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