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Valore doganale: royalties e sanzioni sproporzionate

Una multinazionale dell’abbigliamento sportivo e il suo spedizioniere contestavano un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Dogane che rettificava il valore doganale delle merci importate, includendo costi per royalties, commissioni e sviluppo, e irrogando sanzioni per oltre 7 milioni di euro. La Corte di Cassazione ha stabilito che i diritti di licenza vanno inclusi nel valore doganale se rappresentano una ‘condizione della vendita’, mentre le commissioni d’acquisto vanno escluse. Ha inoltre annullato le sanzioni, ritenendole sproporzionate e affermando il principio che il giudice deve disapplicare la norma interna per garantire la proporzionalità richiesta dal diritto UE. Infine, ha escluso la responsabilità dello spedizioniere per l’IVA all’importazione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Valore Doganale: La Cassazione su Royalties, Spedizionieri e Sanzioni

La corretta determinazione del valore doganale delle merci importate è un aspetto cruciale per le aziende che operano a livello internazionale. Un’errata dichiarazione può portare a pesanti sanzioni, come dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso ha coinvolto una nota multinazionale del settore abbigliamento, il suo spedizioniere e l’Agenzia delle Dogane, offrendo chiarimenti fondamentali su quali costi includere nel calcolo, sulla responsabilità degli intermediari e, soprattutto, sulla proporzionalità delle sanzioni.

I Fatti di Causa

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aveva notificato un avviso di accertamento a una società importatrice di abbigliamento sportivo e al suo spedizioniere. L’Agenzia contestava il mancato inserimento, nel valore doganale dichiarato, di una serie di costi:

* Diritti di licenza (royalties) pagati a una consociata per l’uso del marchio.
* Costi per design, sviluppo e legati ai macchinari di produzione.
* Commissioni d’acquisto.
* Costi di nolo e altri oneri.

Di conseguenza, l’Agenzia aveva ricalcolato i dazi e l’IVA dovuti e irrogato una sanzione complessiva di quasi 8 milioni di euro. Sia l’azienda importatrice che lo spedizioniere avevano impugnato l’atto, ma i loro ricorsi erano stati respinti nei primi due gradi di giudizio. La questione è quindi approdata in Cassazione.

La Decisione della Corte: Valore Doganale e Responsabilità

La Corte di Cassazione ha analizzato i diversi motivi di ricorso, accogliendone alcuni e rigettandone altri, e cassando la sentenza d’appello con rinvio per una nuova valutazione. Vediamo i punti salienti.

I Diritti di Licenza e la “Condizione della Vendita”

La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sull’inclusione delle royalties nel valore doganale. Il punto centrale è il concetto di “condizione della vendita delle merci”. Secondo la normativa europea, i diritti di licenza vanno aggiunti al prezzo della merce se l’acquirente è tenuto a pagarli, direttamente o indirettamente, come condizione per poter acquistare i beni.

Nel caso specifico, anche se le royalties erano pagate a un soggetto terzo (la società licenziante del gruppo) rispetto al venditore (il produttore asiatico), la Corte ha ravvisato l’esistenza di un legame e di un controllo del licenziante sul produttore. Questo controllo, che si manifestava nell’ispezione degli impianti, nella scelta delle tecniche produttive e nelle specifiche di prodotto, era tale da rendere il pagamento delle royalties un presupposto indispensabile per la vendita. In sostanza, il produttore non avrebbe venduto la merce se l’importatore non avesse pagato le royalties al titolare del marchio.

Le Commissioni d’Acquisto: Un Costo da Escludere

Su questo punto, la Corte ha dato ragione all’azienda. La normativa doganale (art. 32 del Codice Doganale Comunitario) prevede espressamente che le “commissioni d’acquisto” siano escluse dal calcolo del valore doganale. Queste sono definite come le somme versate dall’importatore a un proprio agente per il servizio di rappresentanza al momento dell’acquisto. La Corte ha chiarito che, avendo l’azienda prodotto un accordo di agenzia (Buying Agency Agreement), il costo relativo a tale servizio doveva essere escluso, accogliendo il ricorso della società.

La Responsabilità dello Spedizioniere

La sentenza ha affrontato anche il tema della responsabilità dello spedizioniere, che agiva come rappresentante indiretto. La Corte ha stabilito due principi distinti:

1. Responsabilità per i dazi: Lo spedizioniere, in quanto dichiarante in dogana, risponde in solido con l’importatore per il pagamento dei dazi, a meno che non dimostri di aver agito con la massima diligenza professionale.
2. Esclusione della responsabilità per l’IVA: Facendo riferimento a una recente sentenza della Corte di Giustizia UE (causa C-714/20), la Cassazione ha affermato che lo spedizioniere, quale rappresentante indiretto, non risponde del mancato pagamento dell’IVA all’importazione. La responsabilità per questo tributo ricade esclusivamente sull’importatore, in assenza di norme nazionali specifiche che prevedano la solidarietà.

Il Principio di Proporzionalità e le Sanzioni Doganali

Il punto più innovativo e dirompente della sentenza riguarda le sanzioni. L’azienda lamentava la sproporzione della sanzione irrogata, pari al 250% dei maggiori diritti accertati. La Cassazione ha accolto il motivo, basandosi sul principio di proporzionalità sancito dal diritto dell’Unione Europea.

La Corte ha enunciato un principio di diritto di fondamentale importanza: nel caso di tributi armonizzati (come i dazi doganali), il giudice nazionale, di fronte a un motivo di impugnazione sull’entità della sanzione, ha il dovere di assicurarne l’adeguatezza e la proporzionalità al caso concreto. Se la normativa nazionale, con i suoi minimi edittali rigidi, non consente di raggiungere questo risultato, il giudice deve disapplicarla per garantire la piena efficacia del diritto dell’Unione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una consolidata giurisprudenza europea e nazionale. Per quanto riguarda le royalties, la motivazione risiede nel controllo di fatto esercitato dal licenziante sul produttore, un controllo che trasforma il pagamento della licenza in un elemento essenziale della transazione commerciale. Sulla responsabilità dello spedizioniere, la Corte si è allineata all’interpretazione della Corte di Giustizia, distinguendo nettamente l’obbligazione daziaria da quella relativa all’IVA. La motivazione più forte, tuttavia, è quella sulle sanzioni. Richiamando il primato del diritto dell’Unione, la Cassazione ha affermato che la rigidità del sistema sanzionatorio nazionale non può prevalere su un principio fondamentale come la proporzionalità. Il giudice non è un mero applicatore della legge, ma un garante dei principi costituzionali e unionali, e ha il potere-dovere di intervenire per correggere esiti sanzionatori manifestamente eccessivi, anche disapplicando la norma interna.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti operativi per le imprese. In primo luogo, evidenzia la necessità di una attenta valutazione e strutturazione dei contratti di licenza e di agenzia per gestire correttamente la determinazione del valore doganale. In secondo luogo, e soprattutto, apre una via significativa per contestare le sanzioni doganali ritenute sproporzionate, armando i contribuenti e i loro difensori con il potente strumento del principio di proporzionalità di matrice europea. Il giudice tributario è chiamato a un ruolo attivo, non potendosi più limitare a una meccanica applicazione delle soglie sanzionatorie previste dalla legge, ma dovendo calibrare la sanzione alla gravità concreta della violazione.

Quando i diritti di licenza (royalties) devono essere inclusi nel valore doganale delle merci?
Devono essere inclusi quando il loro pagamento costituisce una “condizione della vendita” delle merci. Ciò si verifica quando il soggetto che percepisce le royalties (licenziante) esercita un controllo, di diritto o di fatto, sul produttore, tale per cui la vendita non avverrebbe senza il pagamento di tali diritti.

Una sanzione doganale può essere ridotta o annullata dal giudice se ritenuta sproporzionata?
Sì. La sentenza stabilisce che il giudice, in applicazione del principio di proporzionalità del diritto dell’Unione Europea, deve valutare l’adeguatezza della sanzione al caso concreto. Se la normativa nazionale non permette di irrogare una sanzione proporzionata, il giudice ha il potere e il dovere di disapplicare tale norma per garantire il rispetto dei principi unionali.

Lo spedizioniere che agisce come rappresentante indiretto è responsabile per il pagamento dell’IVA all’importazione?
No. Secondo la sentenza, che recepisce l’orientamento della Corte di Giustizia UE, solo l’importatore è il soggetto debitore dell’IVA all’importazione. La responsabilità dello spedizioniere, in assenza di specifiche norme nazionali sulla responsabilità solidale per l’IVA, è limitata ai dazi doganali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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